Una giornata di studi utile alla riflessione

di g.p.

Si è svolta il 5 maggio alla Scuola di Scienze umanistiche dell’Università di Torino, nell’ambito del dottorato in lettere, una giornata di studi sulla traduzione letteraria che aveva come titolo una bella resa di Roberto Fertonani di un verso goethiano: «quando con meraviglia la mia canzone in altra lingua intesi» (so war mir’s als ich wundersam / mein Lied in fremder Sprache vernahm). Interessanti gli argomenti: Anna Boccuti ha trattato delle difficoltà di tradurre l’umorismo argentino che ha parodicamente a che fare con una consolidata tradizione di letteratura sui gauchos; Vittoria Martinetto ha offerto un appassionato ricordo di Angelo Morino appoggiandosi al suo testo Le mani sporche (cfr. “tradurre” n. 2/2012); Massimo Bonifazio, sull’esplicita base del suo articolo per il n. 10/2016 di “tradurre”, ha presentato un panorama della produzione editoriale di traduzioni italiane di poesia tedesca; Antonella Amatuzzi e Paola Cifarelli hanno illustrato a iosa la lora ardua impresa di rendere il lessico rabelaisiano (cfr. “tradurre” n. 6/2014); Teresa Prudente ha esposto più che altro la storia delle edizioni di un testo parzialmente scespiriano spurio e contestato, The Two Noble Kinsmen (da lei reso con I due nobili congiunti), con grande sfoggio di non indispensabili termini inglesi (authorship per «paternità», scholar per «studioso», guidelines per «direttive», «norme», «indicazioni di massima» o, sì, anche «linee guida») rinunciando così al suo ruolo di traduttrice e di docente; e infine la nostra Aurelia Martelli ha informato sinteticamente sulla letteratura per bambini e ragazzi e in particolare per young adult (guai a chiamarli adolescenti!), illustrandone bravamente le caratteristiche come normale sfida al traduttore e sfiorando la vexata quaestio della lingua delle traduzioni, ma rinunciando all’occasione per informare che su questo argomento proprio “tradurre” ha pubblicato sul n. 8/2015 un pionieristico tentativo di indagine comparata e diacronica di Eleonora Gallitelli, Francesco Laurenti e Tim Parks.

Molte informazioni preziose quindi e begli approfondimenti critici. Ma un dubbio. Serve davvero ai giovani che si avvicinano alla traduzione essere sommersi da esempi di impervie scalate su testi limite quali quelli delle graphic novel argentine, dell’inarrivabile Rabelais, dell’intimidente Shakespeare o dell’immancabilmente evocato Joyce? Per fortuna Martelli ha tenuto ben saldi i piedi per terra, onorando così questa rivista di cui è una delle fondatrici.