Categoria: Archivio

La recensione / 8 – Un giocoso bignami di traduzione

di Roberta Sapino | A proposito di: The Illustrated Survival Guide. Translators, testi a cura di Giacomo Benelli, Ivan Canu e Benedetta Lelli, traduzione in inglese di Katherine Clifton, illustrazioni di Daniele Morganti, Mantova, Corraini, 2020, pp. 71, € 12,00

Una ben graziosa guida di sopravvivenza per aspiranti traduttori – editoriali, soprattutto – o professionisti alle primissime armi, che ne affianca altre due, simili, dedicate ai mestieri dell’illustratore, dell’editor e dell’editore (The Illustrators Survival Guide, 2019 e The Illustrated Survival Guide. Editors and Publishers, 2020), e che nasce dalla collaborazione tra Mimaster Illustrazione e la fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Per compilarla, gli autori/curatori hanno consultato una trentina di professionisti del rango di Gina Maneri, Leonardo Marcello Pignataro e Claudia Zonghetti: le loro parole hanno fornito i materiali per i vari capitoli, e di tanto in tanto sono citate in riquadri che propongono testimonianze dirette su casi concreti.

La recensione / 9 – I sommersi e i salvati, un libro «tedesco»

di Bruno Maida | A proposito di: Martina Mengoni, I sommersi e i salvati di Primo Levi. Storia di un libro (Francoforte 1959-Torino 1986), Macerata, Quodlibet, 2021, pp. 320, € 23,00

I sommersi e i salvati ha una data di nascita. È il 1959, quando Primo Levi, a un anno dall’uscita dell’edizione einaudiana di Se questo è un uomo, riceve le prime proposte di traduzione per il suo libro. Una di queste arriva dalle edizioni tedesche Fischer e Levi inizia uno scambio di lettere sia con l’editore sia con il traduttore, Heinz Riedt, una figura particolarmente interessante perché studioso di Goldoni e attivo durante la guerra nella Resistenza italiana. Da quell’incontro, prende l’avvio un dialogo epistolare che si allarga a molti lettori tedeschi della sua opera e che mette Levi «di fronte al desiderio irresistibile, assillante, certamente vitale, di essere letto dai cittadini di lingua tedesca, e di entrare in contatto con loro» (p. 9).

Le segnalazioni

di Anna Battaglia | A proposito di: Alberto Bramati, Le trappole del francese. Una grammatica per i traduttori dal francese all’italiano, Milano, Edizioni Libreria Cortina, 2019, pp. 423, € 29,00

Il testo affronta la traduzione (della lettera e non solo del senso) nella convinzione che solo l’analisi sintattica delle lingue coinvolte, possa produrre una traduzione corretta. I dizionari bilingui e le grammatiche contrastive sono in genere insoddisfacenti di fronte ai punti di conflitto che insorgono nella pratica traduttiva: l’opera vuole colmare questo vuoto. Il primo capitolo tratta de I quattro problemi del traduttore della lettera: problemi di tipo lessicale, grammaticale, retorico e melodico ritmico. Il secondo, Elementi di sintassi, illustra la terminologia che sarà usata, talvolta discordante con le abituali designazioni e categorie sintattiche. Gli otto capitoli che seguono esaminano otto tra i punti di conflitto più frequenti, secondo l’autore, nella traduzione dal francese all’italiano: il pronome clitico indefinito on; il pronome clitico en; il pronome relativo dont; il gruppo c’est; il vocabolo bien; il participe présent; la dislocation; la phrase clivée

La citazione – Anni e anni nei tormenti letterari ed espressivi

Con tutto che Elena [d’Amico, moglie di Antonio Giolitti] traduce con scrupolo e pulizia, mi pare le manchi di avere passato anni e anni nei tormenti letterari ed espressivi – sola condizione per affrontare un Proust con speranza di successo. Qui si tratta veramente di “mestiere”, di tour de main e di quell’indefinibile senso delle parole che si acquista solamente attraverso i molti e molti insuccessi ed esperimenti e contatti retorici di una vita “letterata”

Ad Antonio Giolitti, 24 febbraio 1947, citata in Luisa Mangoni, Pensare i libri. La casa editrice Einaudi dagli anni trenta agli anni sessanta, Torino, Bollati Boringhieri, 1999, p. 447

Reminiscenze e borbottii / 14

Reminiscenze e borbottii / 14 Il vecchio lettore | Dedicato con affetto all’amica carissima Angela Albanese. Un suo conterraneo, con ascendenze uguali alle sue, Giuseppe Gangale, amico e sodale di Piero Gobetti, circa un secolo fa, il 27 dicembre 1924, inorridito dalle nefandezze mussoliniane, denunciava sdegnato sul settimanale protestante da lui diretto, «Conscientia», «il dissidio che lacera l’epoca nostra tra fede religiosa, che vaga dispersa battendo, come rondine cieca, il capo dalle muraglie del tomismo alle muraglie cinesi d’Oriente, e pensiero filosofico che inaridisce in manganello [leggi: Gentile], o ombreggia la spaventosa tranquillità di Croce traducente, nell’incalzar della bufera presente, la favola de “lu cuntu de li cunti”». Una decina di giorni dopo Mussolini avrebbe dato l’annuncio ufficiale della stretta dittatoriale; qualche mese dopo, per fortuna, Croce si sarebbe in parte riscattato col Manifesto degli intellettuali.

Mordere il mallo della noce

EMILIO CASTELLANI, TRADUTTORE DEL TEATRO DI BRECHT (E NON SOLO)

di Aldo Agosti |

Il nome di Emilio Castellani (1911-1985) non è ignoto nella repubblica delle lettere: molti, quasi tutti forse, lo assoceranno alla traduzione in italiano di alcuni fra i più noti autori di lingua tedesca dell’Otto e Novecento; per non citare che i più celebri: Goethe, Thomas Mann, Arthur Schnitzler, Franz Kafka, e soprattutto Bertolt Brecht. A delineare mirabilmente in poche righe il senso più profondo del suo percorso intellettuale vale ancora il ritratto che cinque mesi dopo la sua morte gli dedicò Claudio Magris:

Castellani appartiene a

Le opere di Emilio Castellani mediatore letterario e teatrale

Le traduzioni, escluse quelle da Brecht

a cura di Aldo Agosti |

N.B. Le traduzioni da Brecht so no comprese in un secondo elenco, qui sotto, di tutte le opere di Brecht pubblicate da Einaudi a cura di Castellani, Renata Mertens, Cesare Cases e Roberto Fertonani

Lenin, Milano, Treves, 1938 (da Essad Bey, Lenin, 1937)

Ricordo di Enrico Ganni

di Isabella Amico di Meane | 

Caro Enrico, mi è stato chiesto di ricordarti con uno scritto. Non sto qui a dirti che ho accettato su due piedi, non tanto perché farlo è un onore, ma per poterti ringraziare, nel ricordarti, per avermi accompagnato per un tratto di vita – con la tua schietta umanità, con quel tuo modo di essere ironico e garbato, piacevolmente unkompliziert.

Con te sono ‘cresciuta’. Ho avuto infatti la fortuna di incontrarti a più riprese lungo il mio percorso formativo e professionale, e di conoscerti in varie vesti: prima in quella di professore universitario, poi di docente di revisione editoriale, infine di editor, attento revisore di alcune delle mie traduzioni.

Che ti dice la patria? / 4 (e fine)

TIRIAMO LE FILA

di Gianfranco Petrillo | Non era Hemingway che contava, per Vittorini, quando pubblicò sul «Politecnico» Per chi suonano le campane, in quell’annuncio di autunno dopo la primavera della Liberazione: era la Spagna come primo campo della lotta tra oppressione e libertà che per un decennio aveva insanguinato l’Europa. In giugno era uscito, ovviamente da Bompiani, il suo romanzo Uomini e no, scritto negli ultimi mesi della lotta di liberazione con l’ambizione di rappresentare la Resistenza urbana, alla quale l’autore aveva partecipato, come riflessione sui valori assoluti del bene e del male, dell’agire e non agire. Nel romanzo è infilato a forza un inverosimile partigiano spagnolo che si chiama

Due lingue inaudite

FRANCO ANTONICELLI DA LE AVVENTURE DI TOPOLINO A SE QUESTO È UN UOMO

di Domenico Scarpa |

Tra i poeti segnalati al Saint-Vincent 1948 e accolti nel volume I poeti scelti di quell’anno c’è Franco Antonicelli. Con qualche civetteria la sua nota biografica (p. 20) non fa cenno né al suo lavoro editoriale né al suo impegno politico attivo:

Franco Antonicelli è nato il 15 novembre 1902 a Voghera. Risiede a Torino.
Non ha mai pubblicato poesie né ha mai preso parte a nessun concorso letterario.
Laureato in lettere e in legge. Collabora a diversi giornali con articoli di letteratura e politici.

Questa dell’ottobre 1949 (finito di stampare dell’antologia Mondadori) è realmente la prima apparizione pubblica di Antonicelli come poeta in versi,