Categoria: Pratiche

I traduttori / Un traduttore sul bordo

di Vincenzo Barca |

Scrivo da un bordo.

Bordo dell’età: ho compiuto 68 anni e ho mal di schiena. Dicono che si possa esercitare il mestiere finché i neuroni ce la fanno a gestire la necessaria catasta di dati. Narra la leggenda di un traduttore ormai decrepito che, dal divano dal quale più non si muoveva, continuava a dettare ai suoi discepoli il testo che scaturiva dalla sua mente superallenata. Ma non vorrei ridurmi così. E non ho discepoli.

Bordo della lontananza:

Le scuole / L’editoria è un lavoro artigianale

di Leonardo G. Luccone |

Quando ho iniziato a tradurre, internet, almeno in Italia, era agli albori. Era il 1995 e potevo accedere alla rete solo dall’università, e per quanto Mosaic, l’unico motore di ricerca, mi spalancasse torrenti di conoscenza inaspettati, non trovavo quasi nulla di ciò che stavo cercando; mi imbattevo in tutt’altro. Volevo chiarirmi l’uso di una certa espressione in un certo contesto e finivo ad ammirare la collezione di chitarre elettriche di un riccone nello sprofondo dell’Alabama.

I traduttori / Da lettore spensierato a traduttore in nuce

di Laura Bortot |

La mia “storia” inizia con un dato concreto e in qualche modo bizzarro, capriccioso: la volontà irremovibile di non tradurre.

In effetti, se mi guardo indietro in cerca di episodi, incontri o esperienze che mi abbiano “avvicinata” all’idea e alla pratica della traduzione, mi imbatto in un ricordo del liceo.

I traduttori / La reticella dorata

COME SONO DIVENTATA TRADUTTRICE

di Yasmina Melaouah |

Forse si traduce sempre per lenire un esilio. E allora un po’ in esilio occorre esserci stati. Essersi sentiti spaesati e aver avuto voglia segretamente di tornare a casa. A una casa. In mezzo, insomma, ci sono sempre lontananze e nostalgie, vaghe ferite e desiderio di ripararle.

In mezzo quindi, anzi prima, ci sono i libri, c’è la letteratura, che con l’esilio e la lontananza e la tensione al ritorno tesse le sue storie.

I traduttori / Come sono diventata una traduttrice letteraria

di Antonietta Pastore |

Quando sono andata a vivere in Giappone, nel lontano 1977, insieme al mio ex marito giapponese, conoscevo molto poco la lingua del paese, l’avevo soltanto studiata da sola su un paio di testi. Quel poco che avevo appreso, però, mi è stato prezioso per cominciare a comunicare con le persone intorno a me, innanzi tutto con i miei suoceri, che ci hanno ospitati in casa loro per sei mesi. Le conversazioni in cucina con mia suocera, che si sforzava di capire le mie frasi zoppicanti e aveva la pazienza

Gli allievi / Miseria e splendori dei corsi di Lingua e traduzione inglese

ALL’UNIVERSITÀ DI TORINO.

di Mattia Venturi | Quello che mi è stato chiesto è di riportare la mia esperienza di studente all’interno dell’università. E non è facile, per un neofita della materia come me, mettersi a parlare di traduzione a chi di traduzione si occupa per mestiere. Per due motivi: il primo è che il mio sguardo rischia di essere ingenuo. Il secondo è che non ho potuto esimermi dal riportare un’esperienza soggettiva. Quella che segue è la trascrizione dei fatti per come li ho vissuti e per come ho deciso di trascriverli. Anche se avessi provato a essere il più asettico possibile, non credo che la mia si sarebbe potuta definire una testimonianza oggettiva. Pertanto mi sono permesso di riportare fatti e avvenimenti, selezionando tra ore e ore di lezione (settantadue per l’esattezza) quelli che per me

 

Gli allievi / Imparare a tradurre all’Università degli studi di Milano

di Patricia Badji |

L’Università degli studi di Milano non ha un vero e proprio percorso formativo dedicato alla traduzione editoriale. O meglio, prevede un curriculum che permette agli studenti di laurearsi in studi traduttologici, ma la scelta degli esami qualificanti è molto libera. Sta agli studenti, dunque, cercare di comporre il proprio curriculum formativo nel modo più adeguato possibile. L’unico requisito è la reiterazione dell’esame di Teoria e tecnica della traduzione inglese. Il corso è

Gli allievi / Studiare traduzione all’università: il corso di Forlì

di Olga Alessandra Barbato, Valeria Cassino, Martina Santarelli, Marco Troia |

Correva l’anno accademico 2014/2015 quando abbiamo cominciato la magistrale in Traduzione specializzata presso la Scuola di lingue e letterature, traduzione e interpretazione dell’Università di Bologna, polo di Forlì. Di quel corso di laurea non resta che un lontano ricordo: oggi si cela infatti sotto le sembianze di Specialized translation, che ha consolidato la vocazione internazionale della facoltà rendendola ancor più accessibile a studenti di tutto il mondo. Ora la maggior parte delle lezioni è infatti in inglese, mentre quelle di traduzione editoriale sono rimaste invariate e si tengono ancora oggi in italiano.

Tornando ai nostri tempi, durante il primo anno

Gli allievi / UN INTeressante equivoco

di Alice Della Seta |

Nel biennio 2014/2016 ho frequentato il corso di laurea magistrale in Traduzione e interpretariato all’Università degli studi internazionali di Roma (UNINT), dove è possibile scegliere tra due curriculum: Traduzione o Interpretazione. Per buona o cattiva sorte, ho deciso di intraprendere il primo. Spinta dall’interesse per la traduzione editoriale, ignoravo che di moduli in questo ambito ne avrei trovati solo due. A dirla tutta, questo articolo sarebbe ancora più corto del previsto se, per un caso fortuito, al secondo anno non avessero rimpiazzato all’ultimo momento il modulo di traduzione tecnico-scientifica con un secondo modulo di traduzione editoriale.