Categoria: Studi e ricerche

Massimo Mila da Siddarta a Siddhartha

LA FORTUNA DI TRADURRE IL LIBRO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

di Franca Ortu | Pochi sono quelli che si sono accorti, in tutti questi anni, che a tradurre Siddhartha, il libro giusto di cui parliamo, non è stato né un germanista, né un traduttore professionista, ma nientemeno che un musicologo, un’eminente personalità intellettuale del Novecento italiano: Massimo Mila.

La riforma intraducibile

L’UNIVERSITÀ ITALIANA, IL 3+2 E IL MISTERO DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

di Bruno Maida |

Il paese dei dottori, titolava «La Stampa» il 4 novembre 1999 il breve editoriale di Luigi La Spina nel quale il giornalista commentava ironicamente il decreto n. 509 relativo al Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei. Il giorno prima Ortensio Zecchino e Luigi Berlinguer, rispettivamente ministro dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica e ministro dell’Istruzione, avevano portato il decreto in Consiglio dei ministri, dove era stato approvato. Il provvedimento introduceva in Italia due livelli di corsi di laurea, ossia il sistema che da quel momento sarebbe stato chiamato «3+2».

I corsi di traduzione editoriale esistenti in Italia

DAL MONDO ACCADEMICO AI CORSI ON-LINE

di Damiano Latella |

Da diversi anni, in Italia come nel resto dell’Europa, si assiste a un moltiplicarsi dell’offerta formativa per aspiranti traduttori editoriali. Orientarsi tra le molte proposte è diventato sempre più complesso. Dalla nostra ricerca, come vedremo, emerge un panorama in continua evoluzione, con nuovi corsi che nascono ogni anno e altri che non vengono più rinnovati anche dopo un periodo di attività relativamente lungo.

Bollire il latte (o il bambino?)

PICCOLA GUIDA AI MANUALI DI TRADUZIONE

di Norman Gobetti |

In un’intervista pubblicata in questo stesso numero di «tradurre», alla domanda di quale fosse il metodo di insegnamento seguito nei pionieristici laboratori di traduzione da lei tenuti negli anni ottanta, Barbara Lanati risponde: «Era come se ci fosse una grande piscina, e poi ci dovevamo buttare tutti e cercare di arrivare dall’altra parte» (Lanati 2018). Per secoli, e fino a non molto tempo fa, era così che si imparava a tradurre: buttandosi in acqua e nuotando.

All’incirca in quello stesso periodo il linguista Antonio Bonino, autore di quello che è stato forse il primo manuale di traduzione mai pubblicato in Italia,

La prima scuola che insegnò a tradurre letteratura

LA «SCUOLA DI MAGDA OLIVETTI»

di Giulia Baselica |

In una minuscola porzione ritagliata nei 22.500 metri quadrati dell’enorme padiglione quadrangolare torinese che porta il nome di Palazzo del Lavoro, ripartita in otto locali – cinque aule di piccole dimensioni, un’aula magna, due uffici – il 31 agosto 1992 aveva inizio il primo semestre di lezioni della prima scuola italiana di traduzione letteraria.

L’idea e la realizzazione della Setl (Scuola europea di traduzione letteraria) si deve a una traduttrice letteraria con una formazione scientifica in fisica teorica e appartenente a una delle più illustri dinastie della storia dell’imprenditoria italiana: Magda Olivetti.

Falsi amici

di Domenico Scarpa | A un anno dalla fine dell’ultima guerra Einaudi cominciò a stampare la prima traduzione integrale della Recherche. Il primo volume, Du côté de chez Swann, uscì nell’aprile 1946 con il titolo La strada di Swann. La versione era di Natalia Ginzburg, che firmava anche una Prefazione: poche pagine, scritte per presentare al lettore italiano Marcel Proust e l’impresa editoriale che lo riguardava.

«Quel mare di locuzioni tempestose»

VITA E TRADUZIONI DI GIGLIOLA VENTURI

di Aldo Agosti |

«Insomma, traduttori, perché fate questo ingrato mestiere?», ci si chiede. Per quanto mi riguarda, le ragioni sono molteplici: [ per] far partecipe di un bene a me accessibile chi, altrimenti, non riuscirebbe a fruirne. Perché mi piace […]. Mi piace specialmente cimentarmi con testi difficili, per vedere se sono capace – come quegli acrobati che da un trampolino vertiginoso si tuffano in una vasca di due metri di diametro uscendo dall’acqua col sorriso sulle labbra, agili, rilassati, eleganti – per vedere se sono capace di tuffarmi in quel mare di locuzioni tempestose che è un testo straniero ed uscirne con la stessa aisance, sì che solo gli specialisti si rendono conto della tensione, della concentrazione, della precisione, dell’equilibrio che ogni parola, ogni frase richiede per passare da una lingua all’altra senza sbavature, senza spruzzi, senza che l’acrobata linguistico vada a spaccarsi la testa sul duro cemento degli errori, o a slogarsi le giunture sul più morbido terreno dello stile originale da rendere».

Questo inno al mestiere del traduttore appariva su «Tuttolibri» del 26 aprile 1986,

«Conoscere tutti i tormenti e raramente le gioie»

BRUNO ARZENI E L’ARS MINOR DEL TRADURRE

di Romano Ruffini |

La grande germanista Lavinia Mazzucchetti, nell’introdurre la traduzione della tetralogia di Thomas Mann Joseph und seine Brüder (Giuseppe e i suoi fratell), di Bruno Arzeni, con cui aveva collaborato per anni, così scriveva: «Ora che la grande “nemica”, da lui così stoicamente attesa, lo ha strappato al lavoro, sentiamo il dovere personale di onorarne la memoria e di esprimere qui il rammarico per la insostituibile perdita, interpretando anche la viva gratitudine dell’editore e di Thomas Mann stesso, il quale da tempo aveva misurato i meriti del suo tanto modesto mediatore».

L’autonomia materiale e intellettuale della “vedova del martire”

ADA PROSPERO MARCHESINI GOBETTI ANGLISTA E AMERICANISTA

di Ersilia Alessandrone Perona |

La pubblicazione della prima biografia di Ada Prospero Marchesini Gobetti (1902-1968), apparsa negli Stati Uniti per opera di Jomarie Alano, ha richiamato l’attenzione sull’attività di traduttrice dall’inglese di una donna nota soprattutto per il suo sodalizio con Piero Gobetti, icona dell’antifascismo, e per la sua azione di combattente antifascista e di educatrice (Alano 2016). Ricostruendone nella sua interezza l’esperienza, l’autrice colloca il lavoro grazie al quale Ada acquisì un suo profilo professionale a partire dagli anni trenta (per quanto defilato, come per la maggior parte delle traduttrici e traduttori nel periodo fra le due guerre) nel percorso di resistenza che secondo la studiosa americana connotò tutta la sua vita.

«Ma quanti sono questi irlandesi?»

LA LETTERATURA IRLANDESE IN ITALIA A INIZIO NOVECENTO E I SUOI MEDIATORI

di Antonio Bibbò |

Non deve sembrar vero, a Carlo Linati, quando nel maggio 1921 Silvio D’Amico gli comunica che la grandissima attrice Eleonora Duse aveva espresso il desiderio di leggere i drammi di John Millington Synge, da lui tradotti qualche anno addietro. Stando alla testimonianza di Linati, la diva si sarebbe innamorata del personaggio di Maurya di Riders to the Sea: «Mi confessò