Categoria: Quinte di copertina

Il fuoco che arde sotto la terra

di Margherita Carbonaro

autrice di Regīna Ezera, Il pozzo, Milano, Iperborea, 2019 (da Aka, inizialmente pubblicato sulla rivista «Zvaigzne» – 1971, n.11 e 1972, n. 4 – e successivamente in volume: Riga, 1972) |

Quando lessi per la prima volta Aka ho provato subito il desiderio di tradurlo. Volevo trasferire dal lettone in italiano il suono di quella voce pacata, apparentemente distante eppure vicinissima non solo ai suoi personaggi ma anche agli oggetti e ai fenomeni del mondo naturale. Una difficoltà che ho dovuto affrontare durante il lavoro di traduzione è stata la presenza di tanti termini legati all’epoca e al luogo, cioè la Lettonia sovietica tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta, quel mondo in cui circolano automobili Pobeda («vittoria» in russo), dove

Una valigia di coraggio

di Hilary Basso

autrice di Michelle Steinbeck, Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena, Latina, Tunué, 2019 (da Mein Vater war ein Mann an Land und im Wasser ein Wahlfisch, Basilea, Lenos Verlag, 2016)

Dovevo capirlo già dal titolo (strano, e lungo per giunta, ma geniale) che l’impresa in cui mi stavo imbarcando non mi avrebbe fatto dormire la notte. Da quando, leggendo il romanzo per la prima volta senza armarmi di bisturi del mestiere, il mio orizzonte d’attesa veniva continuamente spostato, abbattuto. Lo stile che parla da sé, le parole pregne di significato che giocano

Le “mie” montagne russe

di Matteo Lefèvre |

autore di Nicanor Parra, L’ultimo spegne la luce, Milano, Bompiani, 2019 (El último apaga la luz, Barcelona, Lumen, 2017)

Il cileno Nicanor Parra è senza dubbio uno dei poeti di lingua spagnola più originali e longevi della scena novecentesca e di questo primo scorcio del nuovo millennio. L’ultimo spegne la luce è una corposa antologia italiana della sua opera che ha inaugurato la nuova collana di poesia internazionale di Bompiani, «CapoVersi».

Ciò che dell’opera del poeta colpisce da sempre generazioni di lettori e critici è la straordinaria originalità della sua scrittura, che lo ha portato a ideare e perseguire il genere dell’«antipoesia», cioè una poesia prosaica, lontanissima dalle atmosfere, dai motivi e dallo stile della lirica più nota e celebrata nel mondo ispanico. Da qui la suggestio

Una koiné giovane

di Giulio Sanseverino e Marina Di Leo, autori di David Lopez, Il feudo, Palermo, Sellerio, 2019 (da David Lopez, Fief, Seuil, Parigi 2017) |

Accedere al feudo dalle pagine di Il feudo significa ritrovarsi in una piccola città tra periferia e campagna, né adulti né ragazzini, né «fighetti delle case bene, ma neppure feccia dei quartieri bassi», a fumare canne, bere, giocare a carte, prendersi in giro; per la gioia di annoiarsi, senza mai annoiarsi davvero. E soprattutto significa addentrarsi in una lingua ritmica, sfuggente e proteiforme, qual è il parlato giovanile.

Questo non è per te

di Sara Reggiani e Leonardo Taiuti, autori di Mark Z. Danielewski, Casa di foglie, Roma, 66thand2nd, 2019 (traduzione di House of Leaves, Pantheon Books, New York, 2000)

È sempre complicato tradurre un testo a più mani: si rischia di perdere il filo del discorso, di mescolare i registri e di finire per produrre un patchwork di voci che poco ha a che vedere con l’opera originale. Per questo di solito, quando ci affidano una traduzione condivisa (capita spesso, siamo marito e moglie, e ci revisioniamo a vicenda), ci muoviamo sempre con estrema cautela, pur conoscendo alla perfezione le debolezze e i «tic» l’uno dell’altra. Con Casa di foglie, però, ci siamo trovati di fronte sfide completamente nuove: il libro è un mondo a sé, un piccolo universo popolato di entità vive, pulsanti, che si muovono (e con loro si muove anche il lettore, costretto a girare fisicamente il libro, capovolgerlo, osservarlo allo specchio