Categoria: Numero 6 (primavera 2014)

Numero 6 (primavera 2014)

Macro e microadattamenti del testo drammatico

RIFLESSIONI SULLA TRADUZIONE DEL DIALOGO di Paola Ciccolella | Per la sua doppia destinazione – lettura e rappresentazione scenica – il testo drammatico pone alcuni problemi di traduzione strettamente legati alle sue peculiarità. Il testo drammatico infatti è soggetto non solo alle interpretazioni dei lettori, ma anche alle molteplici possibilità interpretative realizzabili sulla scena. Inoltre, come è noto, il testo drammatico comunica su due livelli, o meglio su due assi della comunicazione: uno interno alla finzione, sul quale viaggiano i messaggi dei personaggi veicolati attraverso il dialogo teatrale, e uno esterno, che mette in contatto il testo, costituito essenzialmente dal dialogo, con il suo destinatario alla stessa maniera degli altri testi. Una sorta di doppio dispositivo di ricezione.

La questione della Questione del sergente Grischa

di Natascia Barrale | Negli anni trenta i lettori italiani mostravano di apprezzare i toni nuovi e realistici dei romanzi stranieri giunti in traduzione sugli scaffali delle librerie. In cima alle classifiche di vendita, tra gli altri, vi erano i romanzi di guerra tedeschi, che raccontavano il primo conflitto mondiale visto con gli occhi del nemico perdente.Mondadori da qualche tempo stava cavalcando l’onda del successo delle narrative straniere e, nello stesso anno in cui si dedicò in prevalenza ai capolavori ottocenteschi con la collana «Biblioteca romantica», cominciò a sfruttare la nuova moda

La posizione delle parole e le intenzioni dell’autore

PROLEGOMENI A UN’ESPERIENZA DI TRADUZIONE TEATRALE
di Valerio Fissore | Come l’attore, il traduttore ha il compito di permettere al lettore della traduzione un’interpretazione tendenzialmente identica a quella provocata e permessa dall’originale. La sua più pregevole creatività consisterà nel negarsi di intervenire come autore.

Camilleri nel mondo

di Elena Sanna | Ma come fanno i traduttori stranieri a rendere l’impasto lingua/dialetti di Gadda o il “padano” sui generis di Dario Fo, autori che pure godono all’estero di larga rinomanza? Se lo chiedono spesso quei traduttori italiani che si trovano alle prese con problemi analoghi offerti da autori di altre lingue: si pensi anche solo a Céline o a Ellroy.

Adottare una nomenclatura

di Isabella Vaj | L’estate scorsa ho seguito un corso sulla legatura dei manoscritti mamelucchi. Il corso era tenuto in inglese. Ancora una volta ho dovuto constatare l’inadeguatezza del mio italiano: capivo esattamente di cosa stessero parlando le docenti, ma non avrei avuto il lessico preciso con cui riferire le mie nuove acquisizioni.

La recensione / 2 – La lealtà del traduttore responsabile

di Franco Nasi | A proposito di Tradurre è un’intenzione, a cura di Nicoletta Dacrema, Marcos y Marcos, Milano 2013, pp. 270, € 18,00

In un utile passo de Le project d’une critique “productive”, apparso postumo nella raccolta Pour une critique des traductions: John Donne (Paris, Gallimard, 1995; disponibile anche in italiano nella versione di Gisella Maiello: Traduzione e critica produttiva , Salerno, Oedipus, 2000), Antoine Berman

La recensione / 4 – Il rewriting di Karl Kraus

di Barbara Ivančić | A proposito di

Irene Fantappiè, Karl Kraus e Shakespeare. Recitare, citare, tradurre. Macerata, Quodlibet, 2012, pp. 270, € 24,00

Molto è stato scritto sul genio di Karl Kraus e sulla sua penna polemica e sferzante, capace di smascherare i risvolti più meschini e ipocriti dell’umanità. Irene Fantappiè ha studiato e analizzato i tratti di quella penna, introducendoci nell’officina della scrittura krausiana. L’immagine dell’officina qui è più che mai calzante,