La citazione

Goethe versus Lutero

 

 

Martin Lutero

Il Giobbe ci ha fatto tanto penare che Magister Filippo, Aurogallo e io talvolta non siamo riusciti a concludere nemmeno tre righe in quattro giorni. Mio caro, ora che il tedesco è reso definitivamente in tedesco, ciascuno può leggerlo e far da maestro; può scorrere con gli occhi tre o quattro pagine senza incespicare una sola volta, e non si rende affatto conto dei macigni e dei ceppi che erano sparsi là dove ora si passa come su un’ asse piallata. Noi, invece, abbiamo dovuto sudare e angustiarci per rimuoverli dal cammino, questi macigni e questi ceppi, sì che avanzare diventasse agevole. … infatti quando mi sono messo a parlare e tradurre in tedesco, ho voluto parlar tedesco, non greco o latino … Non si deve chiedere alla lettera della lingua latina come parlar tedesco, secondo quanto fanno questi asini; lo si deve chiedere piuttosto alla madre di famiglia, ai ragazzi sulla strada, all’uomo semplice al mercato … Allora sì, comprenderanno e noteranno che con loro si parla tedesco.

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Im Hiob arbeiteten wir also, M. Philipps, Aurogallus und ich, dass wir in vier Tagen zuweilen kaum drei Zeilen kunnten fertigen. Lieber, nun es verdeutsch und bereit ist, kann’s ein jeder lesen und meistern; lauft einer itzt mit den Augen durch drei, vier Blätter und stosst nicht einmal an, wird aber nicht gewahr, welche Wacken und Klötze da gelegen sind, da er itzt über hin gehet wie über ein gehoffelt Brett, da wir haben müssen schwitzen und uns ängsten, ehe denn wir solche Wacken und Klötze aus dem Wege räumeten, auf dass man künnte so fein daher gehen. … Denn ich habe Deutsch, nicht Lateinisch noch Griechisch reden wollen, da ich Deutsch zu reden im Dolmetschen fürgenommen hatte. … Denn man muss nicht die Buchstaben in der lateinischen Sprachen fragen, wie man soll Deutsch reden, wie diese Esel tun, sondern man muss die Mutter im Hause, die Kinder auf der Gassen, den gemeinen Mann auf dem Markt drumb fragen und denselbigen auf das Maul sehen, wie sie reden, und darnach dolmetschen; so verstehen sie es denn und merken, dass man Deutsch mit ihnen redet.

Lettera del tradurre (1530), traduzione di Emilio Bonfatti, Marsilio, Venezia 1998, pp. 53-54.
Ein Sendbrieff D.M. Luthers vom Dolmetzschenn und Fürbit der Heiligenn, in Doctor Martin Luthers Werke, Kritische Ausgabe, Weimar, 1883-…, Bd. 30, II, pp. 632-646.


Johann Wolfgang Goethe

… si vorrebbe rendere la traduzione identica all’originale, in modo che l’una non sussista come surrogato dell’altro. Inizialmente questo genere incontrò molte resistenze; perché il traduttore che segua rigidamente l’originale più o meno deve rinunciare all’originalità del suo popolo, creando così una terza entità alla quale il gusto del pubblico deve abituarsi a poco a poco. … veniamo dunque condotti, anzi sospinti verso il testo originale, e così da ultimo si chiude il cerchio in cui si compie l’accostamento di estraneo e familiare, di noto e ignoto.

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… man die Uebersetzung dem Original identisch machen möchte, so daβ eins nicht anstatt des andern, sondern an der Stelle des andern gelten solle. Diese Art erlitt anfangs den gröβten Widerstand; denn der Uebersetzer der sich fest an sein Original anschlieβt, giebt mehr oder weniger die Originalität seiner Nation auf, und so entsteht ein Drittes, wozu der Geschmack der Menge sich erst heran bilden muβ. … hiedurch werden wir an den Grundtext hinangeführt, ja getrieben und so ist denn zuletzt der ganze Zirkel abgeschlossen, in welchem sich di Annäherung des Fremden und Einheimischen, des Bekannten und Unbekannten bewegt.

Per una migliore comprensione (1819), in Johann Wolfgang Goethe, Tutte le poesie, edizione diretta da Roberto Fertonani con la collaborazione di Enrico Ganni, vol. III, Divan occidentale-orientale, traduzione di Enrico Ganni, Mondadori, Milano 1997, pp. 535-537.
Besserem Verständniss, in Idem, West-östlichen Divan, Teil I, herausgegeben von Hendrik Birus, Deutscher Klassiker Verlag, Frankfurt am Main 1994, pp. 281-283.