IL SATANICO SEDUTTORE
Una traduzione, anzitutto, non nasce nel gorgo d’una improvvisa e irrefrenabile vertigine lirica, non si sviluppa in un clima di prepotenza esercitata sugli originali, non si risolve nell’impazienza e nella concitazione: ma si nutre degli umori di un ozio paziente; di una coesistenza diffidente e a volte irritata; di una sfida in destrezza e malizia; di unio struggimento segreto, più intellettuale che sentimentale; di lunghe e spesso inconsapevoli ossessioni di cadenza, di parole, di movimenti sintattici, di pause misteriose. Tutto il bagaglio di nozioni storico-critiche si incentra, in tale fase conoscitiva, su talune idee fisse, su grumi linguistici, su gangli gnoseologici, su musicali ampiezze di battuta, perni della tecnica compositiva, senza che venga meno l’astuta schermaglia, senza rinunciare alle finte, ai bluff, ai trabocchetti. Una mossa sbagliata può bloccare, spesso irreparabilmente, questo paziente lavoro, in cui l’occasione favorevole, il caso, o la fortuna (machiavellicamente intesa), possiedono un breve margine, e solo in quanto il traduttore sa avvalersene al punto giusto, in un preciso momento; il poeta deve deporre ogni sospetto nei confronti del diabolico seduttore. Il momento delle verifiche critiche è il più delicato: l’animus del traduttore non deve trasparire dietro la distaccata e composta maschera dello studioso, del filologo che traccia i suoi lucidi segni, che delinea i suoi arcani itinerari, che accumula le sue annotazioni, che compila le sue ultime schede. La traduzione nasce a questo punto, partendo da un colpo di mano, improvviso; va avanti, dapprima sommariamente, in grandi scorci, in ampi segni esatti, costruttivi, poggiando sulle essenziali linee direttrici della interpretazione critica; poi si articola nel paziente assedio di ogni singola composizione; per completarsi nelle piccole scaramucce, ove l’intuizione rapida, il fiuto, resi più desti da una scienza sottile, possono, insieme alla fortuna, al caso, entrare in gioco con un notevole peso risolutivo,
Luigi De Nardis, Avvertenza, in Charles Baudelaire, I fiori del male. I relitti. Supplemento ai Fiori del male, a cura di Luigi De Nardis, saggio introduttivo di Erich Auerbach, Feltrinelli, Milano 1964 (testo a fronte), pp. VIII-IX (I edizione: Neri Pozza, Venezia, 1961)