Vincenzo Monti contro Antoine Berman
… e quando si traduce non è più la lingua del tradotto, a cui si debbano i primi riguardi, ma quella del traduttore. Resta dunque a vedersi se torni meglio il sacrificare affatto lo spirito della lingua in cui si traduce per salvare inviolato quello del testo, o se metta più conto il conciliarli ambedue con qualche lor piccolo sacrificio, onde l’uno non trionfi alle spese dell’altro.
Sulla difficoltà di ben tradurre la protasi dell’Iliade (1807), in Vincenzo Monti, Iliade di Omero, introduzione e commento di Michele Mari, 2 voll., Bur Classici, Milano 20083, vol. I, p. 55.