di Edoardo Esposito |
Nel 1927, lasciata Genova, Montale chiudeva il faticoso periodo del suo precariato giovanile e, assunto a Firenze dall’editore Bemporad, poteva finalmente contare su un magro ma sicuro compenso mensile. L’impiego, tuttavia, non procura soddisfazione («Lavoro stupidamente», scrive all’amico Sergio Solmi il 25 marzo), e soprattutto non si configura come sufficientemente stabile; così, dopo poco più di un anno, saputo che stava per diventare vacante il posto di direttore del Gabinetto Vieusseux, è lì che il poeta avanza la sua candidatura. Racconta Giulio Nascimbeni: