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La Traductologie e L’Harmattan

PROFILO DI UNA COLLANA DEDICATA ALLA TEORIA E ALLA PRATICA DELLA TRADUZIONE

di  Giulia Baselica /

Alla traduttologia la casa editrice parigina L’Harmattan dedica una intera collana ouverte à toutes les approches théoriques et métodologiques, appliquées à tous types de textes traduits; «aperta a tutti gli approcci teorici e metodologici, applicati a tutti i tipi di testi tradotti» (traduzione mia) – si legge nella presentazione della collana riportata su ogni volume – e volta a pubblicare titoli che trattano temi inerenti alla traduzione e all’interpretazione in una prospettiva multilingue, interculturale e intersemiotica.

La traduttologia in Italia prima della traduttologia

ANGELA ALBANESE PUBBLICA LE RIFLESSIONI DI OLTRE QUARANTA AUTORI DEL NOVECENTO, CON UN’INTRODUZIONE DI FRANCO NASI

| “tradurre” presenta in anteprima uno dei brani che compariranno in L’artefice aggiunto, a cura di Albanese e Nasi, in uscita presso l’editore Longo di Ravenna. Si tratta di un testo di Giuseppe Antonio Borgese, anno 1930, con la scheda introduttiva di Albanese

Il teatro della traduzione

ATTORI E PERSONAGGI SULLA SCENA DEL TRADURRE di Giovanni Greco | La scena della traduzione è come la scena del crimine: porta con sé una teatralità ricorrente e ancestrale, nella quale si distinguono attori, personaggi, costumi, luci e fondali che interagiscono ambiguamente davanti a uno spettatore/lettore e che di volta in volta configurano quella messa in scena come unica e irripetibile, come necessaria e impossibile, come viva eppure morta e, soprattutto, con l’urgenza di una decodifica, cioè del disvelamento del colpevole e delle colpe.

Metodo Stanislavskij con dizionari

È DI SCENA LA TRADUZIONE di Giulia Baselica | Proprio come il teatro, probabilmente anche la traduzione potrebbe essere definita un’«arte che si prefigge di rappresentare davanti a un pubblico, secondo determinate convenzioni, una serie di avvenimenti» (De Mauro 2000, ad vocem teatro). Obiettivo di entrambe le forme d’arte è rappresentare, cioè «mostrare alla vista una scena, un aspetto della realtà riproducendola mediante figure o segni sensibili» (Treccani), mentre, tanto sulla scena teatrale quanto sulla pagina tradotta, ciò che costituisce l’oggetto della rappresentazione – nel suo duplice significato di complesso di percezioni, concetti, fantasie, valutazioni che si offre alla coscienza, nonché di quanto viene rappresentato, in una dimensione, quindi, interiore ed esteriore a un tempo – sono gli avvenimenti.

Di che cosa parliamo quando parliamo di approccio scientifico alla traduzione

RISPOSTA A BRUNO OSIMO di Aurelia Martelli | Ormai un anno fa, l’articolo di Giulia Baselica circa le traduzioni di classici russi svolte da Paolo Nori si guadagnò, sulla lista di traduttori QWERTY, aspre rampogne da parte di un esperto come Bruno Osimo, che a loro volte suscitarono clamorose reazioni fra gli addetti ai lavori. «tradurre» invitò quindi Osimo a spiegare meglio e più distesamente la sua posizione teorica, il che lui ha fatto con un ampio articolo uscito nel numero 4, la primavera scorsa. A questo punto il dibattito era aperto.