La recensione / 5 – Ma che combinazione, queste parole!

di Carla Marello

dizionario_delle_collocazioniPaola Tiberii, Dizionario delle collocazioni. Le combinazioni delle parole in italiano, con DVD-Rom per Windows e Mac, Zanichelli, Bologna 2012, pp. 640,  € 25

L’inverno del 2012 ha fatto fioccare sul paesaggio lessicografico italiano ben due dizionari di collocazioni: uno è quello su cui verte questa recensione e l’altro è il Dizionario combinatorio italiano di Vincenzo Lo Cascio, uscito in una versione corposa con versione elettronica e in una versione “compatta” presso Benjamins ItalNed Foundation, University of Amsterdam (39 euro: ne segnaliamo la puntuale recensione in «IJL International Journal of Lexicography» del marzo 2013 fatta da  Stephen James Coffey). C’è da chiedersi perché il dizionario della Tiberii sia il primo a osare la parola «collocazioni» nel titolo, mentre i precedenti consimili prodotti  di Francesco Urzì (Dizionario delle combinazioni lessicali, Convivium, Luxembourg 2009) e Domenico Russo (MdD. Modi di dire. Lessico italiano delle collocazioni. Aracne, Roma 2010) l’avevano al massimo nel sottotitolo e Lo Cascio, appunto, preferisce usare il meno tecnico aggettivo «combinatorio».

In realtà sia l’opera della Tiberii sia le altre citate si somigliano nel dare le parole che si combinano con una data e nel darne molte, non solo quelle da cui scaturiscono combinazioni ristrette. Il Dizionario dichiara 6000 voci, da «abbagliare» a «zuppa»,  e 200 000 combinazioni: una media di 33 combinazioni per voce, anche se si va dalle 10-15 combinazioni alle centinaia di una voce dedicata a una parola polisemica. Ad esempio, «canale» nella prima accezione di «corso d’acqua» ha solo cinque combinazioni, ma per «canale» inteso come «mezzo» ne vanta ben 47 più le due “costruzioni” «canale di comunicazione» e «canale di informazione». Le costruzioni sono combinazioni con preposizioni fra i due elementi nominali, come ad esempio «incontro al buio», «incontro di lavoro».

Nella sua presentazione Tiberii definisce  le collocazioni come «espressioni formate da due o più parole che per uso e consuetudine lessicale formano una unità fraseologica non fissa ma riconoscibile».  Prosegue precisando che «spesso non vi è alcun nesso logico che leghi i termini tra loro, né le corrette combinazioni possono essere desunte da un ragionamento o da una regola» e fornisce poi alcuni esempi di questo legame particolare, facendo notare come non si possa sostituire uno dei due elementi della collocazione con un sinonimo e ottenere ugualmente una collocazione. «Lanciare» e «tirare» sono sinonimi nella combinazione sintagmatica libera «lanciare/tirare un sasso», ma non nel caso della combinazione «lanciare un appello», che è appunto una collocazione ristretta. E con «maledizione» oltre a «lanciare» si può usare «tirare»? No, neppure, ci avverte il dizionario alla voce «maledizione»: possiamo «gettare», «invocare», «lanciare», «pronunciare», «scagliare» una maledizione, ma non tirarla. Quanto alla maledizione come soggetto sceglie verbi come «si abbatte su», «cade su», «grava su», «perseguita», «pesa», «scende» su qualcuno o qualcosa.

Poiché il Dizionario delle collocazioni è corredato da un DVD-Rom con assistente linguistico incorporato, non è nemmeno necessario digitare la parola che si vuol combinare con un’altra per consultare la voce relativa: basta scrivere nella finestra della composizione assistita, cliccare sulla parola e appare la voce sullo schermo. Tuttavia a volte la deriva sinonimica porta a dare combinazioni che funzionano più con la parola sinonimica che con la parola a lemma. Esaminiamo ad esempio «grazie»: gli aggettivi dati si possono tutti combinare con «grazie», ma «esprimere», «meritare», «porgere», «ricevere», «rivolgere», «tributare» si combinano più con «ringraziamento» che con «grazie», come si può facilmente verificare usando la rete come corpus.

Le combinazioni Verbo+complemento e quelle Soggetto+verbo sono le più utili, ma anche le più problematiche: ad esempio 22 verbi di cui «novità» è complemento sono tanti. Fra questi vi è «conoscere» e fra i 6 verbi di cui «novità» è soggetto c’è «attende». La riconoscibilità invocata nella definizione di collocazione con questi due verbi non scatta immediatamente. Facendo ricerche in rete si notano molte attestazioni di «si attendono novità» e di «conoscere le ultime novità»: questo fa riflettere sul fatto che il verbo può essere al passivo e che la collocazione potrebbe avere varianti con più di due elementi lessicali. Anzi Tiberii meritoriamente in qualche caso nella sezione Verbo + complemento mette combinazioni  di più parole, come, alla voce «decadenza», «attraversare un periodo di  d.», «entrare in una fase di d.», «rifiorire dopo un periodo di d.».

Particolarmente interessanti le collocazioni Verbo+Verbo, da considerarsi nel loro insieme attraverso la ricerca avanzata campo etichette:  sono 57 verbi che presentano combinazioni tipo «tendere a ingrassare», «lasciarsi coinvolgere», «trovarsi ad affrontare». Si tratta di modalità e di fasi dell’azione espressa dal verbo che di solito non consideriamo collocazioni, perché applicabili a molti verbi, ma non si può negare che le combinazioni mostrate siano più “riconoscibili” di altre perché più frequenti.

La consultazione dell’opera cartacea parte dalle basi delle collocazioni binarie, anche perché la base mantiene di solito il suo significato originario, mentre il collocatore può assumere un altro significato rispetto al significato di partenza. Il collocatore rappresenta la parte meno prevedibile della collocazione e quindi si suppone che la ricerca non parta dal collocatore. Nella versione elettronica però la ricerca avanzata permette la ricerca a partire dal collocatore. Ad esempio, se cerco «spasmodico» vedo che è aggettivo combinato con «terrore» e «desiderio», mentre «spasmodica» è collocato con «attenzione», «attesa», «caccia»,  «frenesia», «pressione», «necessità», «ricerca», «sete», «tentazione», «voglia»Scorrendo la lista alfabetica dei 5334 collocatori notiamo che sono molti i “monogami” («asciugamano» è l’unica base di «zuppo»; «tunnel» è solo sotto «tunnel» con «tunnel sotterraneo»; «papa» è in realtà «papà» nella «festa del papà»; «prona» si combina solo con «posizione»), ma ci sono molti  avverbi, verbi e aggettivi “promiscui”: «pienamente» ha 159 partner fra verbi e aggettivi; «noto» va con 57  nomi maschili.

L’apprendista traduttore troverà in questo Dizionario di collocazioni il distillato di una mole di letture e di ricerca in corpora. Il traduttore esperto vi troverà un aiuto nei momenti d’incertezza causati dal dover tradurre una collocazione della lingua straniera: l’imprevedibiltà di una combinazione nella lingua di partenza avrà un corrispondente altrettanto marcato nella lingua d’arrivo? Tradotta la base della collocazione, si può impostare la ricerca della parola tradotta nel Dizionario di collocazioni e vedere se c’è un collocatore che corrisponde a quello della lingua di partenza.

La padronanza delle collocazioni non è quasi mai raggiunta da uno straniero, e d’altra parte  continua a crescere anche nei parlanti nativi con l’età e a mutare con il mutare della norma.