di Maria Concetta Marzullo
A proposito di: Traduzioni, riscritture, ibridazioni. Prosa e teatro fra Italia, Spagna e Portogallo, a cura di Michela Graziani e Salomé Vuelta García, Firenze, Olschki, 2016, pp. 142. € 19,00
Il volume racchiude i nove interventi della seconda giornata di studi del seminario permanente Relazioni linguistiche e letterarie tra Italia e mondo iberico in età moderna. In tale contesto, il 23 ottobre 2015 presso l’Università di Firenze, l’intento degli addetti ai lavori è quello di analizzare e approfondire i generi del teatro e della prosa da un punto di vista storico-culturale e linguistico-letterario. L’indagine si svolge su un duplice binario: da un lato le traduzioni e le riscritture dei testi e dall’altro la loro circolazione tra l’Italia e la penisola iberica, grazie anche alla mediazione delle ambascerie, in una forbice temporale che va principalmente dal XV al XVII secolo.
Parte di grande rilievo all’interno del volume è quella dedicata alla circolazione nella Spagna del Siglo de oro della novellistica italiana, legata soprattutto ai nomi di Bandello, Boccaccio, Masuccio, Straparola e Giraldi Cinzio, ma spesso a scapito di altri autori. Come spiega Daniel Fernández Rodríguez nel suo contributo, la letteratura del Siglo de oro è strettamente legata alla produzione dei novellieri, anche se non tutti hanno ricevuto la dovuta attenzione. Il suo intento, infatti, è proprio quello di mettere in luce la ricezione in Spagna delle Novelle di Agnolo Firenzuola anche attraverso l’antologia del Sansovino Cento novelle scelte dai più nobili scrittori, molto popolare nella penisola. La forte presenza della tradizione novellistica italiana in Spagna viene affrontata anche nel contributo di Isabel Muguruza Roca, che opera un confronto tra le Novelle del Bandello e le Novelas ejemplares di Cervantes, che diventano appunto “l’esempio” di una tradizione novellistica nazionale e non più di imitazione. L’impronta dell’opera bandelliana si registra anche nella produzione teatrale spagnola, in particolare nel teatro di Lope de Vega, come spiegato da Maria Grazia Profeti. Complici di questi percorsi di influenza, come spesso accaduto anche in altri casi, sono edizioni figlie di traduzioni intermedie, nel caso del Bandello dalla lingua francese. Anche il contributo di Lorenzo Bianconi, Sara Elisa Stangalino, Antonio Vinciguerra e Salomé Vuelta García si sofferma sulle commistioni fra tradizioni teatrali, compiendo uno studio comparato di due commedie: Lo cierto por lo dudoso di Lope de Vega e L’ingelosite speranze di Raffaele Tauro. In tale contesto viene posto l’accento sull’influenza del primo sullo scrittore napoletano, rimarcando anche l’utilizzo e la funzione del dialetto. Il fitto rapporto di scambio e di diffusione di testi tra l’Italia e la penisola iberica emerge anche nel contributo di Davide Conrieri, che mette in luce la forte permanenza delle produzioni editoriali italiane nell’Europa del XVII secolo. In particolare, l’autore si sofferma sulla diffusione in Spagna di un’opera di Fulvio Frugoni, autore che in patria, già da quasi un secolo, era caduto nell’oblio. Trattasi del Retrato Crítico de la Corte y del Cortesano. Compuesto en idioma italiano por el M.R.P. Fr. Francisco Fulvio Frugoni. Y traducido en español por D. Francisco Mariano Cagigal.
Nella traduzione di Cagigal non mancano aggiunte atte anche a “localizzare” il testo e a intensificarne, come spiega Conrieri, l’indole spagnola. Tuttavia, il traduttore non tradisce lo stile del Frugoni, rispettandone i termini cronologico-letterari.
Oltre all’attenzione per il contesto spagnolo, nel volume non mancano i contributi dedicati invece alla produzione artistico-letteraria e agli scambi di natura politica, culturale e religiosa con la corte lusitana. La prima riflessione è quella di Ana Paula Avelar, che indaga sulla riscrittura della storia portoghese del Cinquecento anche attraverso la circolazione italiana di testi e autori portoghesi fino ad allora non molto conosciuti. Che la circolazione libraria, a stampa o manoscritta, rappresentasse una fonte rilevante dei commerci europei e uno strumento di scambio di idee lo conferma anche Mariagrazia Russo nel suo contributo. L’autrice mette in risalto aspetti stilistici e informazioni relative alla circolazione della Ropica Pnefma di João de Barros nei circuiti culturali romani, vincolata anche dalla censura, in un’Europa combattuta tra Riforma e Controriforma. L’influenza religiosa sugli scambi e le produzioni culturali è al centro del contributo di Michela Graziani, che approfondisce l’impatto delle teorie cabalistiche mirandoliane affrontate nel Tratado da Ciência Cabala ou notícia da arte cabalística da Francisco Manuel de Melo. Nel suo trattato l’autore contesta la società portoghese seicentesca, timorosa di tutto ciò che non fosse ortodosso. Sicuramente, tale mentalità, unita a quella che in precedenza era stata definita política do sigilo, ovvero il divieto di rendere noto tutto ciò che riguardasse i progressi dei portoghesi sulle attività transoceaniche, ha sicuramente rallentato la diffusione della produzione artistica lusitana. Come spiega Giulia Lanciani, le informazioni sulle imprese portoghesi giungevano attraverso traduzioni non autorizzate grazie all’ausilio di marinai imbarcati sui mercantili. Solo la volontà di rinsaldare i rapporti con la Santa Sede, al fine di sostenere l’affermazione della nazione a livello internazionale, porta alla nascita delle ambascerie. Caso esemplare è quello del re Dom Manuel che ha l’intento mostrare al papa non solo la ricchezza economica del Portogallo ma anche la valenza culturale del suo paese. Come si evince dal contributo della Lanciani: «È tutto un incrociarsi di uomini che vanno dall’uno all’altro paese, in un fitto intreccio di missioni individuali e collettive e di reciproci scambi, non solo più mercantili ma anche intellettuali», e in questo crocevia di relazioni, di commistioni letterarie e di influenze questo volume rappresenta un’ottima bussola per orientarsi.