di Marina Invernizzi
Nel 2009 la Rete era ben diversa da come la conosciamo oggi. I social non esistevano o quasi (il mio profilo personale su Facebook contava 36 contatti), i blog cominciavano a produrre le prime “star del web” – qualcuno ricorderà personaggi come Cavoletto di Bruxelles – , ma molte di queste non compravano nemmeno un dominio e scrivevano i loro articoli su spazi i cui indirizzi finivano con blogspot.com… Un’epoca in cui per molti la formazione a distanza era ancora quella per corrispondenza (sì, proprio via posta ordinaria) o, al massimo, in autoapprendimento, con materiali inviati via mail o caricati sui primi timidi tentativi di piattaforme didattiche. Ricordo di aver acquistato in quegli anni un corso online per insegnanti di italiano a stranieri e di essere rimasta scioccata dal fatto che gli organizzatori scrivessero ovunque, a mo’ di minaccia, che non era previsto alcun contatto con il docente, né durante né dopo la frequentazione del corso. Come se la formazione a distanza fosse di serie B e per questo non meritevole di un’assistenza da parte di chi il corso lo aveva progettato.
È questo il contesto virtuale in cui la scuola di Langue&Parole è nata.
Da tempo seguivamo esperimenti di e-learning di varie realtà straniere, per esempio i webinar, ovvero videoconferenze in diretta, del Poynter Institute, e da lì ci è venuta l’idea: perché non provare a offrire un’esperienza di apprendimento che fosse uguale, per interazione con i docenti, a quella dei corsi in aula? Se noi potevamo seguire dal nostro ufficio milanese corsi di giornalismo in diretta tenuti a New York, perché non provare a lanciare qualcosa di simile nel campo della traduzione e dell’editoria italiane?
Per poter metter in atto quest’idea iniziale, è stato fondamentale:
– andare “in diretta”, appunto, con lezioni di gruppo in tempo reale, di modo che gli studenti potessero fare domande “a caldo” e ottenere risposte immediate; in un primo momento senza poter registrare, perché le piattaforme come Adobe Connect non lo permettevano ancora. Oggi è di moda un ritorno ai videocorsi, ma noi restiamo dell’idea che solo la diretta possa davvero ricreare quell’atmosfera tipica dell’“aula” e abbattere anche nella distanza le barriere tra insegnante e studente.
– creare un sistema di esercizi e lezioni individuali, un percorso personalizzato che andasse di pari passo con quello della classe. Per gli studenti, ricevere delle correzioni sui propri esercizi è in alcuni casi fondamentale: un conto è teorizzare un concetto e vederlo messo in pratica da altri, un conto è dover risolvere il problema da soli, e ricevere in cambio un giudizio non filtrato da parte dei propri tutor. Alcuni studenti ci chiedono anche di riguardare le prove di traduzione reali che hanno sostenuto per editori e agenzie, perché davanti a un “no” non giustificato spesso non sanno darsi delle spiegazioni. Noi siamo qui perché ci si possa mettere alla prova e sbagliare (e quindi rettificare) senza spiacevoli conseguenze. Non diamo voti: da noi arrivano solo giudizi lunghi, spassionati e professionali. Selezioni all’ingresso? Nemmeno: chiediamo agli studenti però di autovalutare il proprio livello di conoscenza della lingua di partenza, che deve essere ottimo (se qualcuno bara su questo, ce ne accorgiamo al primo testo, ma anche in questo caso il corso può essere l’occasione per capire che con quella lingua è meglio non lavorare). Sull’italiano, invece, lavoriamo insieme, perché ogni testo richiede un approccio e competenze lessicali, sintattiche, stilistiche diverse.
Un modello, quello sopra descritto, che ci ha premiati fin dagli esordi e che ancora oggi applichiamo alla maggior parte dei nostri laboratori. Quello che abbiamo aggiunto nel tempo, e che ci ha finalmente caratterizzati come vera e propria scuola, è stata l’area privata sul nostro sito, un luogo unico in cui carichiamo tutti i materiali e dove, soprattutto, gli studenti possono interagire anche tra di loro, oltre che con i docenti, come in un gruppo chiuso di Facebook.
Il primo laboratorio a entrare nel catalogo è stato proprio il Corso per traduttori editoriali, ancora oggi il nostro cavallo di battaglia.
Anche in questo caso abbiamo cercato fin dalla prima edizione di distinguerci dai corsi di traduzione letteraria offerti all’epoca sul mercato, puntando su tre aspetti per noi fondamentali:
- l’editoria non è fatta solo di letteratura… e nemmeno solo di libri! Per questo la rosa di testi che proponiamo passa dalla narrativa alla manualistica, fino ai periodici e alle pubblicazioni aziendali.
- Il traduttore editoriale è un ibrido tra un traduttore tecnico e un traduttore puramente letterario: dal primo eredita la tecnica affilata di ricerca terminologica, dal secondo la cura dello stile. Anche se, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, riteniamo siano entrambe abilità che ogni traduttore dovrebbe avere e tenere in costante allenamento.
- Anche il traduttore editoriale deve saper usare dei software specifici. Negli ultimi anni abbiamo aggiunto corsi di InDesign e Photoshop, perché saper usare questi strumenti è diventato ormai indispensabile per lavorare in una certa fetta editoriale (in particolare ogniqualvolta i testi coinvolgono delle immagini… cioè molto spesso).
Negli anni, poi, si sono aggiunti i corsi monotematici di taglio editoriale, pensati per traduttori già con un minimo di esperienza, ma aperti anche ai principianti, come il Laboratorio di traduzione per bambini e ragazzi (arrivato alla nona edizione, con docenti di lunghissima esperienza come Lodovica Cima e Maria Bastanzetti), o il Laboratorio di traduzione letteraria (qui sì ci dedichiamo solo alla narrativa, in particolare nordamericana, con traduttrici del calibro di Silvia Pareschi, Monica Pareschi e Gioia Guerzoni), o di taglio tecnico, come i più recenti Tradurre in campo legale e Tradurre in medicina e farmacologia.
Un grosso spartiacque nel nostro catalogo ha poi seguito le evoluzioni di Langue&Parole come agenzia e service editoriale: la traduzione resta un servizio molto importante per noi, ma non è più il solo. Siamo diventati una redazione completa, che lavora per editori terzi e per la casa editrice per bambini e ragazzi di cui siamo soci, Pelledoca editore. Era diventato quindi necessario che anche i corsi seguissero questa evoluzione, e così è nato il filone «Editoria e scrittura professionale», in cui coinvolgiamo come docenti editor, redattori, grafici, ma anche copywriter, webwriter, blogger, social media manager e altri “artigiani delle parole” (non a caso l’unico evento che – per ora – teniamo dal vivo si chiama così, con l’intento di dar voce a tutti i professionisti della scrittura e fare in modo che si ispirino l’un l’altro). Un altro prodotto di questa evoluzione è la «Scuola del libro per bambini e ragazzi», dedicata espressamente a questa nicchia editoriale che come professionisti abbiamo tanto a cuore.
Molti traduttori ci scrivono per ringraziarci di queste proposte collaterali alla traduzione: alcuni hanno aggiunto nuovi servizi dopo aver frequentato un corso lontano dal settore principale, altri hanno semplicemente “allargato le vedute”, che per noi è già un grandissimo risultato. Dopo un’iniziale reticenza, persino le principali associazioni di categoria oggi ci riconoscono patrocini per quasi tutta la formazione, anche non strettamente legata alla traduzione, proprio perché si è capito quanto sia stimolante per un freelance, in un momento storico così difficile, acquisire nuove competenze e non rinchiudersi nel proprio recinto.
Oggi il catalogo conta circa 30 titoli, che vengono ripetuti con cadenza annuale, dando a volte spazio a nuove idee e nuove proposte che seguono le tendenze del mercato (come il nuovo corso dedicato esclusivamente al tono di voce o quello sulla SEO – Search Engine Optimization -, argomenti “caldi” in questi ultimi mesi tra chi si occupa di testi).
Per il futuro prevediamo di continuare ad aggiungere novità al filone della traduzione sia tecnica sia editoriale, perché restano ancora tante nicchie da esplorare in entrambi i campi, ma anche di ampliare il catalogo dei corsi “redazionali” e di scrittura… anche creativa, perché no.
L’online sarà ancora il nostro “centro di gravità”, ma sicuramente avrete sempre più possibilità di vederci dal vivo, in forme anche diverse dal corso puro e semplice… ma anche su questo è presto per svelare di più.