SITUAZIONE, OSTACOLI, PROSPETTIVE
di Paolo Magagnin
Che nel panorama italiano la presenza dell’editoria in lingua cinese – prodotta non solo nella Repubblica popolare cinese, ma anche a Hong Kong, a Taiwan e nelle altre regioni della sinosfera estesa, nonché nelle aree di emigrazione cinese – sia tuttora estremamente ridotta è un fatto segnalato e deplorato da tempo da accademici e traduttori, e talvolta persino dagli editori stessi. In Italia, infatti, la traduzione editoriale dal cinese continua a rappresentare un fenomeno limitato, pur avendo registrato cauti picchi di interesse sia in corrispondenza di alcuni eventi simbolici dal punto di vista culturale (il premio Nobel per la letteratura conferito all’autore sino-francese Gao Xingjian nel 2000 e, in misura ancora maggiore, quello vinto da Mo Yan nel 2012), sia a seguito delle cicliche prese di coscienza della rilevanza politica ed economica della Cina nel contesto globale. Un confronto con quanto accade nel mercato francese e in quello angloamericano fa apparire la situazione nostrana ancor più desolante. Se prendiamo in esame la produzione del 2017 – l’anno più recente che permetta un raffronto diretto – ed escludiamo le opere di autori di origine cinese che scrivono in altre lingue, a fronte degli 82 titoli pubblicati in Francia (Observatoire de l’Économie du Livre 2018) e dei 52 del mercato anglofono (Wang 2017), i sei titoli pubblicati in Italia (Tuttocina s.d.) sono un ben magro bottino. Il 2018 sembra aver portato qualche miglioramento, ma, in attesa di dati definitivi, si può tranquillamente affermare che il divario tra il mercato editoriale italiano e quelli di riferimento immediato rimane considerevole. Negli ultimi anni, tuttavia, alcuni segnali lasciano presagire, se non una vera e propria inversione di tendenza, di certo interessanti margini di sviluppo sia sul piano della quantità dei titoli pubblicati sia su quello delle scelte editoriali.
Lungi dal pretendere di fornire un quadro esauriente della produzione editoriale cinese disponibile in lingua italiana o un panorama completo delle sue attuali articolazioni, quindi, questo breve contributo si concentrerà su alcuni fenomeni recenti – grosso modo da un decennio a questa parte, con un particolare accento sugli ultimi anni – e sul contributo che questi possono offrire allo sviluppo del segmento in Italia.
Medi e piccoli editori alla riscossa
Se un numero ristretto di grandi editori fa tradurre con una certa regolarità i romanzi di pochi nomi di spicco della narrativa contemporanea cinese, o per lo meno di quella più conosciuta all’estero – per non fare che due esempi, le opere di Yu Hua, edite da Einaudi prima e Feltrinelli poi, e quelle di Mo Yan pubblicate da Einaudi – e altri si lanciano nella pubblicazione una tantum di un titolo cinese, altrove si nota l’interesse per autori meno frequentati e più meritevoli di attenzione o ci si sforza di varare politiche editoriali di più ampio respiro. Il primo fenomeno da segnalare è proprio l’emergere di alcune piccole e medie case editrici che, in modo più o meno sistematico e programmato, hanno introdotto nel proprio catalogo una serie di titoli cinesi.
Una delle case più attive è la romana Atmosphere Libri con le collane «Asiasphere» e «Asiasphere Files», dedicate rispettivamente alla narrativa e alla saggistica dell’Asia orientale e del Sudest asiatico. «Asiasphere», forte di una direzione e di un comitato scientifico composto da docenti universitari e traduttori di area nipponistica, sinologica e coreanistica, conta già un catalogo relativamente ampio di titoli cinesi di nuova pubblicazione, nonché di ritraduzioni di testi di ormai difficile reperibilità. La presenza in catalogo di classici della letteratura premoderna (fino al 1911) e di età repubblicana (1912-1949) costituisce, benché ancora piuttosto ridotta, un elemento piuttosto originale nel panorama editoriale italiano contemporaneo, che in generale riserva scarsa attenzione alla produzione letteraria cinese di questi periodi, preferendo rivolgersi alla più recente contemporaneità. Tra questi si segnalano una raccolta di racconti di Feng Menglong, autore vissuto a cavallo tra XVI e XVII secolo (Feng 2018), e la nuova traduzione di Famiglia, forse l’opera più rappresentativa di Ba Jin, scrittore nato nel 1904 e grande protagonista della scena letteraria cinese moderna (Ba 2018). La narrativa contemporanea, d’altro canto, costituisce anche la maggior parte dei titoli della casa, tra cui si contano opere di autori di riferimento degli anni ottanta e novanta come La vita felice del ciarliero Zhang Damin di Liu Heng (Liu 2018a) e la ritraduzione di La storia di Qiu Ju di Chen Yuanbin (Chen 2019), da cui fu tratto l’omonimo film di Zhang Yimou del 1992, ma anche romanzi più recenti come La vita da sogno di Champa il tibetano di Chan Koonchung (Chan 2016). Raccolte come quelle di Yan Lianke (Yan 2017) e Lao Ma (Lao 2018) rientrano invece nella narrativa breve, formato solitamente sottovalutato dagli editori italiani nonostante il grande successo di cui questo ha goduto e continua a godere in Cina.
Orientalia, piccola casa editrice romana nata dall’esperienza libraria di due sinologi, affianca la promozione della letteratura estremo-orientale alla creazione di materiali didattici per l’apprendimento della lingua cinese e alla pubblicazione di narrativa sinofona. Tra i titoli di recente edizione vanno menzionati l’audace esperimento di traduzione/adattamento in italiano e catanese del romanzo Rosa rosa amore mio di Wang Zhenhe, autore tra i più rappresentativi della letteratura contemporanea di Taiwan (Wang 2014), e la nuova traduzione de La casa dell’oppio di Su Tong (Su 2018a). Accanto alla produzione letteraria in lingua cinese, inoltre, Orientalia ha recentemente pubblicato Cinarriamo. Racconti sino-italiani, che raccoglie giovani autori di origine cinese che scrivono in italiano (Autori vari 2019a), dando così voce a una forma di espressione culturale e artistica che nel nostro paese è ancora in fase embrionale.
Dopo aver pubblicato in passato alcune opere isolate di autori cinesi, la milanese Nottetempo ha recentemente intrapreso la pubblicazione di una serie di opere di Yan Lianke, ovvero i romanzi Il sogno del Villaggio dei Ding (Yan 2011) e il recente I quattro libri (Yan 2018), nonché la raccolta di saggi Pensando a mio padre (Yan 2013), che saranno seguiti a breve da altri titoli dello stesso autore. Sempre per Nottetempo è uscito un interessante esperimento di avvicinamento letterario tra Italia e Cina che raggruppa, a coppie, racconti di autori contemporanei italiani e cinesi sui temi del cibo e dell’eros, dal titolo Gli insaziabili (Autori vari 2019b); la raccolta è stata pubblicata anche in Cina contemporaneamente all’edizione italiana. Anche la romana Elliot Edizioni si è recentemente avvicinata alla produzione letteraria cinese, pubblicando Lanterna e il distretto dei ciliegi di Jia Pingwa (Jia 2017), autore tra i più quotati dell’odierno panorama letterario cinese, e la raccolta Racconti fantastici di Su Tong (Su 2018b).
Accanto a questi casi pionieristici, a partire dalla fine degli anni duemila Metropoli d’Asia, anch’essa di Milano, ha selezionato un catalogo di opere rappresentative della letteratura urbana (e non solo) della macroarea asiatica, con particolare attenzione al mondo sinofono e cercando di mantenere un certo grado di continuità editoriale. Dopo diverse opere di Zhu Wen, Han Han e, più recentemente, della scrittrice sino-britannica Xiaolu Guo (che tuttavia scrive in inglese), sono apparsi tre romanzi riconducibili – benché solo lontanamente – ai generi del giallo e del noir, ovvero Oggetti smarriti di Liu Zhenyun (Liu 2016), E adesso? e il fortemente sperimentale Svegliami alle nove domattina (A 2016 e A 2017), entrambi di A Yi. Merito dell’editore è anche quello di aver presentato al pubblico anche opere in lingua cinese prodotte a Hong Kong e a Singapore, rispettivamente con l’intricato Duplice delitto a Hong Kong di Chan Ho Kei (Chan 2012) e L’atelier di Yeng Pway Ngon (Yeng 2013).
Va infine segnalato, tra gli editori di dimensione maggiori rispetto a quelli fin qui citati, il caso di Sellerio: con la pubblicazione de I maestri di tuina di Bi Feiyu (Bi 2012), la casa palermitana ha dato il via alla pubblicazione di alcuni titoli cinesi piuttosto originali, inquadrandoli in un progetto editoriale e commerciale sistematico la cui portata travalica i confini nazionali. La traduzione italiana del noir storico Intrigo a Shanghai del semisconosciuto Xiao Bai (Xiao 2013), infatti, ha promosso la traduzione del romanzo prima in inglese e poi in francese, invertendo così – esempio decisamente raro – la generale tendenza degli editori italiani ad accodarsi ai mercati esteri nella definizione del proprio catalogo. Lo stesso è avvenuto con A modo nostro dell’altrettanto misconosciuto Chen He (Chen 2018a): si tratta di un’opera che esplora i risvolti della vita dei cinesi d’Europa e dalla vocazione fortemente transnazionale, di cui la casa editrice ha acquistato i diritti mondiali e che a breve sarà tradotto anche in Francia. Oltre a questi titoli, tutti riconducibili alla contemporaneità, Sellerio ha recentemente avviato un progetto a medio-lungo termine che prevede la pubblicazione di classici selezionati della letteratura cinese moderna, a partire da colui che ne è generalmente riconosciuto il padre, ovvero Lu Xun (1881-1936), della cui produzione narrativa – interamente costituita da racconti – è in corso la traduzione integrale.
«Andare incontro al mondo». Le sovvenzioni cinesi all’editoria
Un fattore che svolge – o può svolgere – un ruolo fondamentale nella diffusione della produzione editoriale cinese è l’eccezionale impegno che da alcuni anni il governo cinese, attraverso reti e organismi appositi, dedica alle politiche di promozione della propria letteratura all’estero, esemplificate dallo slogan zouxiang shijie (lett. «andare incontro al mondo»). Come per altre iniziative, programmate e coordinate dall’alto in modo estremamente attento e sistematico, si tratta anche in questo caso di una forma di soft power, di politica di potenza morbida, culturale, tesa a divulgare quanto più possibile le forme di espressione artistica che il governo ritiene utili alla costruzione di un’immagine positiva della nazione all’estero. Questa politica si concretizza in sovvenzioni alla traduzione e alla pubblicazione a cui gli editori esteri, attraverso canali specifici e secondo determinate condizioni, possono accedere. Parallelamente, reti e gruppi legati al governo e sostenuti dall’establishment accademico – uno su tutti, il Chinese Culture Translation & Studies Support Network (http://cctss.org) – hanno intrapreso una massiccia campagna di comunicazione, i cui scopi sono sostanzialmente quelli di creare una vetrina selezionata di titoli potenzialmente interessanti per gli editori esteri, agevolare la vendita dei diritti, organizzare incontri di ricerca e promozione sui temi della traduzione e della diffusione dell’editoria nazionale, creare progetti congiunti e così via. Negli ultimi anni, inoltre, gruppi statali direttamente riconducibili al governo cinese, come la People’s Literature Publishing House (http://www.rw-cn.com) – parte del China Publishing Group (http://cn.cnpubg.com), primo gruppo editoriale cinese – hanno preso direttamente contatti con editori stranieri proponendo liste di titoli e attivando canali di finanziamento.
In numerosi Paesi le case editrici hanno sfruttato a proprio vantaggio queste risorse, aumentando così la visibilità della produzione editoriale cinese in traduzione. L’Italia, invece, sembra muoversi con maggiore cautela: questo non solo per remore di ordine etico, ma anche per via di considerazioni legate a politiche editoriali e di budget. Le perplessità di fronte a selezioni di titoli “rappresentativi” condotte a livello ufficiale sono più che giustificabili, tanto più che i criteri che le ispirano esulano sovente dal valore artistico delle opere in questione per privilegiare considerazioni di ordine commerciale, quando non strettamente ideologico. A fronte delle pressioni talvolta esercitate per la scelta di un’opera invece di un’altra, inoltre, non è detto che i titoli proposti rientrino nei piani editoriali dell’editore italiano o incontrino il gusto del lettore che quest’ultimo si prefigge. Alcuni ostacoli si presentano anche sul piano strettamente finanziario: gli accordi per la pubblicazione di un dato titolo, infatti, prevedono il pagamento preventivo di una certa somma da parte della controparte straniera a titolo di garanzia, mentre l’erogazione del finanziamento è subordinata all’approvazione del progetto da parte cinese.
Anche in ragione di questi fattori, numerosi tentativi di collaborazione si sono comprensibilmente conclusi in un nulla di fatto. Altre esperienze, invece, hanno avuto maggiore successo: è il caso della rivista «Caratteri», edita dalla Foreign Languages Press in collaborazione con il «People’s Literature Magazine», con una direzione editoriale composta da specialisti cinesi e italiani. Nonostante la contenuta visibilità sul piano commerciale, la rivista costituisce un progetto originale di pubblicazione bilingue di racconti e poesie cinesi contemporanei in originale e in traduzione, scelti tramite la negoziazione tra parte cinese e italiana, al fine di offrire ai lettori stranieri un quadro più ampio delle ultime tendenze artistiche della Cina popolare. Il progetto di cooperazione sino-estera alla base di «Caratteri» è condiviso da altre riviste bilingui che utilizzano lo stesso formato ma contenuti localizzati in base alle scelte di ciascun comitato editoriale: «Pathlight» per l’inglese (legata al collettivo di sinologi e traduttori anglofoni Paper Republic https://paper-republic.org), «Leuchtspur» per il tedesco ecc. Tra le iniziative della rivista rientrano anche regolari concorsi di traduzione che assicurano la pubblicazione delle versioni italiane risultate vincitrici, permettendo così a giovani talenti di muovere i primi passi nel mondo della traduzione dal cinese.
Dall’infanzia alla fantascienza: i generi e le forme della crescita
I segni dello sviluppo della produzione letteraria sinofona emergono anche in forme letterarie e generi specifici che, spesso sostenuti da attente politiche e campagne di promozione all’estero come quelle succitate, attirano in misura crescente l’attenzione dell’editoria italiana. Per esempio, quello della letteratura per l’infanzia è un segmento che, in Cina come in Italia, continua a non subire battute d’arresto nonostante la generale crisi del settore dell’editoria (Magagnin 2018). In particolare, gli ultimi anni hanno visto l’Italia rivolgersi con maggiore attenzione alla letteratura per l’infanzia cinese, pur se in ritardo di parecchi anni rispetto al mercato francese e angloamericano. A conferma di questo fenomeno, nel 2018 la 55° edizione della Bologna Children’s Book Fair, la Fiera internazionale di Bologna del libro per ragazzi, ha avuto come paese ospite d’onore proprio la Cina, permettendo agli operatori del settore di conoscere meglio le articolazioni di una forma letteraria di grande successo e dalle enormi potenzialità. Un momento significativo in questa presa di coscienza da parte degli editori italiani era stata la pubblicazione, da parte della fiorentina Giunti, di Girasole di Cao Wenxuan (Cao 2015), il più celebrato autore cinese di letteratura per l’infanzia, vincitore nel 2016 del prestigioso premio Andersen e oggetto da tempo di un’intensa campagna di promozione da parte del governo cinese. Alla traduzione di Girasole ha fatto seguito quella del titolo più rappresentativo di Cao, La scuola dal tetto di paglia (Cao 2018). Accanto alla narrativa va segnalata anche la recente pubblicazione di numerosi albi illustrati, quali L’erba magica di Tu Youyou. La scienziata che sconfisse la malaria (Xu, Coppini 2018), che si inserisce nel fortunato filone della divulgazione scientifica, e soprattutto gli albi del celebratissimo scrittore e illustratore taiwanese Jimmy Liao, l’ultimo dei quali è Leggere o non leggere (Liao 2019). L’uscita di Sanmao. Avventure di un piccolo eroe vagabondo (Zhang 2018) è un caso originale di pubblicazione di una raccolta di strisce mute originariamente apparse in un quotidiano shanghaiese tra il 1947 e il 1948. Infine, la recente presentazione al pubblico del volume Xi Jinping racconta (Xi 2019), che raccoglie brani di discorsi e saggi del presidente della Repubblica popolare cinese rivolti ai lettori più giovani, rappresenta un caso editoriale decisamente originale in Italia, nonché un’ulteriore riprova del peso crescente assunto dalla politica cinese e del suo potere di infiltrazione in ambito editoriale.
Il genere che, da alcuni anni a questa parte, sta riscuotendo un successo di portata fino a qualche tempo fa insospettabile è la fantascienza. Non a caso anche questa è oggetto, dentro e fuori i confini cinesi, di una sistematica politica di promozione da parte degli organismi statali: essi, probabilmente, vedono nella diffusione all’estero della sci-fi, genere già ampiamente affermato a livello internazionale, un mezzo per permettere a una parte della produzione letteraria nazionale di fare breccia in mercati e contesti culturali altrimenti difficili da penetrare. In Italia come in altri paesi, a scatenare il boom del genere è la pluripremiata Trilogia dei tre corpi di Liu Cixin, pubblicata in Italia a partire dal 2017 (Liu 2017; Liu 2018a; Liu 2018b). In quell’anno è uscito per i tipi di Future Fiction anche Nebula, raccolta bilingue di racconti di alcuni dei maggiori autori contemporanei del genere, tra cui lo stesso Liu Cixin (Autori Vari 2017), a cui fanno seguito Sinosfera (Autori vari 2018) e le raccolte degli autori Chen Qiufan (Chen 2018b) e Xia Jia (Xia 2019), che confermano il ruolo pionieristico della piccola casa romana nella promozione e nella diffusione del genere, sostenuta da un’intensa attività di intermediazione editoriale e di ricerca di nuovi testi e autori.
Va infine ricordato il posto occupato, nel panorama editoriale italiano, dalle varie articolazioni della crime fiction prodotta nella sinosfera estesa. Solitamente il giallo «viaggia bene in traduzione» (Seago, Lei 2014, 315) e, come nel già citato caso della fantascienza, potrebbe permettere alla letteratura cinese di inserirsi nel sistema letterario italiano, superando certi ostacoli alla ricezione, proprio grazie a due delle caratteristiche del genere, ovvero l’attenzione per l’estraneo e l’esotico e l’impiego di stilemi narrativi in una certa misura riconoscibili e condivisi. In effetti, gli ultimi anni hanno registrato un aumento dell’attenzione di alcuni editori verso questa forma letteraria che in Italia e in generale in Occidente, ancor più che in Cina, può contare su solide basi commerciali e di pubblico. E ciò può accadere benché la crime fiction cinese presenti sostanziali differenze, in termini di ritmo narrativo e costruzione della suspense, rispetto a quella a cui è abituato il pubblico italiano. Va fatto notare che in molti casi l’etichetta stessa di “giallo” o “noir” ha generato malintesi, spesso alimentati da operatori cinesi ansiosi di promuovere un dato titolo sfruttando la popolarità del genere al di fuori dei confini nazionali, ma questo ha indirettamente aiutato la diffusione di alcuni romanzi o autori (in questo senso è emblematico il caso di A Yi). In Italia, inoltre, la strada – almeno sul piano teorico – è stata spianata dal grande successo della serie di Qiu Xiaolong, giallista sino-americano che scrive in inglese ma spesso e volentieri è identificato come scrittore cinese tout court. La Sellerio si è dimostrata attenta all’espansione del catalogo poliziesco, per tradizione e politica editoriale, con la pubblicazione dei già citati Xiao Bai e Chen He, romanzi peraltro solo parzialmente riconducibili al noir, impegnandosi recentemente nella traduzione di un nuovo titolo dello hongkonghese Chan Ho-kei (Chan 2017). La Marsilio, la stessa casa editrice di Qiu, ha dato alle stampe L’ombra nel pozzo del taiwanese Chi Wei-jan (Chi 2018) dopo aver intrapreso la pubblicazione di una delle opere più rappresentative del maggiore autore di thriller cinese, ovvero Il fatale talento del signor Rong di Mai Jia (Mai 2016). Infine, la presa di coscienza delle potenzialità del poliziesco, in un’ottica di mediazione editoriale rivolta all’estero, sembra aver trovato espressione anche nelle liste di titoli sostenuti dai gruppi editoriali legati al governo cinese, come dimostrato dalla recente promozione della serie procedurale di He Jiahong, già integralmente tradotta in francese e di cui in Italia è al momento disponibile un solo volume (He 2007).
Ostacoli e prospettive
Se le tendenze descritte prospettano cauti ma progressivi miglioramenti nella presenza della produzione editoriale cinese nel mercato italiano, sussistono numerose difficoltà strutturali già osservabili negli anni passati.
In primo luogo, in un’ottica macroscopica, la pluriennale crisi del settore editoriale e la riorganizzazione dei gruppi, con la conseguente scomparsa di piccoli editori (come nel caso di Theoria) e il ridimensionamento dei gruppi superstiti, spesso hanno costretto a una revisione delle politiche editoriali, riducendo in molti casi lo spazio di manovra per la diffusione della letteratura cinese. Inoltre, come abbiamo visto, le annose difficoltà finanziarie degli editori medi e piccoli spesso – in maniera quasi paradossale – ostacolano l’accesso alle sovvenzioni statali cinesi.
Sul piano delle politiche editoriali, tra gli editori italiani continua a registrarsi una generale assenza di programmazione a lungo termine che si traduce tipicamente in scelte editoriali apparentemente casuali, nonché nella già citata tendenza alla pubblicazione di titoli cinesi isolati a cui non viene data continuità.
Per quanto riguarda il processo di mediazione editoriale, soprattutto in ordine ai meccanismi di selezione dei candidati alla traduzione, il mercato editoriale italiano continua generalmente – con alcune notevoli eccezioni, alcune delle quali illustrate più sopra – a dimostrarsi incapace di operare un vaglio efficace, sia in base al gusto dei lettori italiani attesi, sia in considerazione del valore letterario delle opere cinesi. Questa mancanza appare ancora più inspiegabile se si considera l’aumento esponenziale, in anni recenti, delle possibilità di conoscere in misura più completa e approfondita quanto si produce nella sinosfera, grazie alla proliferazione dei canali di promozione internazionale e al miglioramento delle competenze linguistiche. Eppure, mentre la fondamentale figura del lettore di narrativa straniera tende a scomparire, gli editori italiani si affidano in misura sempre crescente alle segnalazioni di agenti o scout letterari spesso poco sensibili. Nella maggioranza dei casi, poi, si tende a ricalcare le scelte degli editori francesi e anglofoni in base alle vendite realizzate nei mercati di riferimento, senza tenere conto della maggiore maturità di questi ultimi in materia di offerta di editoria cinese e delle differenze di gusto dei lettori stranieri.
Sul piano dei titoli che arrivano alla pubblicazione, alcune lacune saltano immediatamente all’occhio. La prima è la pressoché totale assenza di opere della letteratura del primo Novecento: dopo la comparsa di alcuni rarissimi titoli nel primo dopoguerra e soprattutto negli anni settanta, infatti, le opere dei grandi autori cinesi degli anni venti, trenta e quaranta sono pressoché completamente scomparse dal mercato. Più di recente Rizzoli ha pubblicato alcune opere di Eileen Chang (Zhang Ailing), quasi in contemporanea all’uscita del film Lussuria di Ang Lee, liberamente tratto da un suo racconto e vincitore del Leone d’oro al festival di Venezia del 2007. La pubblicazione di Famiglia di Ba Jin e il progetto di pubblicazione delle raccolte narrative di Lu Xun rappresentano ulteriori passi in avanti: ciononostante, molto resta ancora da fare per dare spazio alla letteratura nata in un periodo di eccezionale fermento come quello moderno, profondamente influenzata dalle forme importate, e che ha plasmato la produzione artistica cinese dei decenni a venire. In secondo luogo, sempre con alcune eccezioni, l’editoria italiana continua a trascurare la letteratura in lingua cinese prodotta al di fuori della Cina popolare in senso stretto, soprattutto a Taiwan, a Hong Kong e a Singapore, che invece potrebbe offrire uno sguardo più ampio sulla sinofonia letteraria, nonché temi, sensibilità e stili ibridi (in virtù del retaggio storico-politico e della tradizione artistica delle regioni interessate) potenzialmente più vicini all’esperienza e al gusto dei lettori italiani. A questa carenza fa da contraltare la regolare pubblicazione delle opere di autori di origine cinese che scrivono in altre lingue, quali il sino-francese Dai Sijie e i sino-americani Qiu Xiaolong, Ha Jin e Yiyun Li. Infine, se la narrativa (soprattutto la forma del romanzo e ultimamente, pur se in misura minore, del racconto) continua a fare la parte del leone, la saggistica cinese è quasi totalmente sconosciuta al pubblico italiano. Non gode di migliore salute la poesia, che sia premoderna – ormai quasi esclusivamente relegata a raccolte fuori stampa – o di epoca moderna e contemporanea. Tuttavia, sulla scia di esperimenti pionieristici come quello di Nuovi poeti cinesi (Autori vari 1996), anche in questo ambito si intravedono spiragli di miglioramento, incarnati dalla recente pubblicazione di una raccolta di Meng Lang (Meng 2017; ma per ulteriori dettagli vedi anche Pozzana 2016). Infine, benché in misura ben più limitata rispetto al passato e nonostante il progressivo ampliamento del bacino dei traduttori dal cinese, resiste la pratica della traduzione da lingue ponte, soprattutto dall’inglese (per una trattazione più approfondita si veda Gobetti 2017). Le ragioni alla base di questa scelta rimangono di ordine tipicamente commerciale: poiché la traduzione da lingue occidentali accelera considerevolmente il lavoro del traduttore rispetto a quanto avverrebbe traducendo dal cinese, le case editrici possono velocizzare i tempi di pubblicazione di titoli particolarmente rilevanti nel proprio piano editoriale, beneficiando al tempo stesso di un sensibile abbattimento dei costi di traduzione. In altri casi, la motivazione sta nel prestigio della traduzione ponte: è questo il caso della succitata trilogia di Liu Cixin, il cui successo internazionale è legato in larga misura alla traduzione di Ken Liu, già affermato scrittore sino-americano di fantascienza, che ha raggiunto quasi lo status di un secondo originale.
Per contrastare ove possibile una politica editoriale che, in riferimento alla produzione cinese, continua a essere largamente improntata a casualità e conservatorismo, un intervento più attivo di traduttori e sinologi può costituire un ulteriore fattore di innovazione. Potrebbe rivelarsi utile, per esempio, la creazione di una piattaforma autorevole – sul modello dell’esperienza di Paper Republic – tesa a presentare in modo più completo e articolato gli sviluppi del mondo editoriale sinofono agli operatori del settore italiani. Anche la formazione di un comitato di specialisti che rappresenti un’interfaccia scientificamente affidabile tra gruppi editoriali e operatori del settore cinesi e italiani potrebbe garantire un dialogo più efficace tra accademia, traduzione e editoria, con il fine ultimo di riportare l’attenzione sul valore letterario delle opere, introdurre meccanismi di riequilibrio dei processi di selezione e, al tempo stesso, permettere un più realistico confronto sui gusti dei lettori attesi tenendo conto delle esigenze del mercato (Magagnin 2017, 110-111).
Riferimenti bibliografici
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Autori vari 2018: Sinosfera. Fantascienza contemporanea cinese, a cura di Francesco Verso, traduzione dal cinese di Chiara Cigarini, Davide Ghirelli, Giuseppina Nardi e Silvia Palumbo, Roma, Future Fiction (raccolta di racconti pubblicati in «Chao haokan», «Nanfang renwu zhoukan», «Kehuan shijie» e «Da yuzhou»)
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Jia 2017: Jia Pingwa, Lanterna e il distretto dei ciliegi, traduzione dal cinese di Barbara Leonesi e Caterina Viglione, Roma, Elliot Edizioni (da Daideng, Pechino, Renmin wenxue chubanshe, 2013)
Lao 2018: Lao Ma, Il contestatore e altri racconti, traduzione dal cinese di Andrea Alberga, Alessandra Pezza e Silvia Pozzi, Roma, Atmosphere Libri (da Rouruan de yi tuan, Pechino, Beijing lianhe chuban gongsi, 2013)
Liao 2019: Jimmy Liao, Leggere o non leggere, traduzione dal cinese di Silvia Torchio, Torino, Edizioni Gruppo Abele (da Bu ai du shu bu shi ni de cuo, Taipei, Dakuai chuban gufen youxian gongsi, 2018)
Liu 2016: Liu Zhenyun, Oggetti smarriti, traduzione dal cinese di Patrizia Liberati, Milano, Metropoli d’Asia (da Wo jiao Liu Yuejin, Wuchang, Changjiang wenyi chubanshe, 2007)
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Liu 2018a: Liu Heng, La vita felice del ciarliero Zhang Damin, traduzione dal cinese di Fiorenzo Lafirenza, Roma, Atmosphere Libri (da Pinzui Zhang Damin de xingfu shenghuo, Pechino, Huayi chubanshe, 1999)
Liu 2018b: Cixin Liu, La materia del cosmo, traduzione dall’inglese di Benedetta Tavani, Milano, Arnoldo Mondadori Editore (da The Dark Forest, traduzione di Joel Martinsen, New York, Tor Books, 2015; originale cinese San ti II – Hei’an senlin, Chongqing, Chongqing chubanshe, 2008)
Liu 2018c: Cixin Liu, La quarta dimensione, traduzione dall’inglese di Benedetta Tavani, Milano, Arnoldo Mondadori Editore (da Death’s End, traduzione di Ken Liu, New York, Tor Books, 2016; originale cinese San ti III – Sishen yongsheng, Chongqing, Chongqing chubanshe, 2010)
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Magagnin 2018: Paolo Magagnin, La letteratura cinese per l’infanzia in Italia, «Kongzi xueyuan» 27, pp. 74-75
Mai 2016: Mai Jia, Il fatale talento del signor Rong, traduzione dall’inglese di Fabio Zucchella, Venezia, Marsilio (da Decoded. A Novel, traduzione di Olivia Milburn e Christopher Payne, New York, Farrar, Straus & Giroux, 2014; originale cinese Jiemi, Pechino, Zhongguo qingnian chubanshe, 2002)
Meng 2017: Meng Lang, Sull’educazione. Un diario poetico su Tian’anmen 1989, a cura di Claudia Pozzana e Alessandro Russo, traduzione dal cinese di Claudia Pozzana e Alessandro Russo, Venezia, Damocle Edizioni (da Jiaoyu shipian ershiwu shou, Hong Kong, Hailang wenhua chuanbo youxian gongsi, 2014)
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Seago, Lei 2014: Karen Seago e Victoria Lei, “Looking East and Looking West”. Crime Genre Conventions and Tropes, «Comparative Critical Studies» 11(2-3), pp. 315-335
Su 2018a: Su Tong, La casa dell’oppio, traduzione dal cinese di Rosa Lombardi, Roma, Libreria Editrice Orientalia (da Yingsu zhi jia, «Shouhuo» 6, 1988)
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Wang 2014: Wang Zhenhe, Rosa rosa amore mio, traduzione dal cinese di Anna Di Toro, Roma, Libreria Editrice Orientalia (da Meigui, megui wo ai ni, Taipei, Yuanjing chubanshe, 1984)
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Xi 2019: Xi Jinping, Xi Jinping racconta, a cura di Sabrina Ardizzoni, traduzione dal cinese di Giulia Falcini e Riccardo Moratto, Bologna, Bononia University Press (da Renmin ribao pinglunbu, Xi Jinping jiang gushi – shaonian ban, Pechino, Renmin ribao pinglunbu/Renmin chubanshe, 2018)
Xia 2019: Xia Jia, Festa di primavera, a cura di Francesco Verso, traduzione dal cinese di Gabriella Goria, Alessandro Montana e Aurora Nori, Roma, Future Fiction (raccolta di racconti pubblicati in «Zui xiaoshuo», «Kehuan shijie» e Guan yaojing de pingzi – Xia Jia kehuan jiazuoxuan, Chengdu, Sichuan kexue jishu chubanshe, 2012)
Xiao 2013: Xiao Bai, Intrigo a Shanghai, traduzione dal cinese di Paolo Magagnin, Palermo, Sellerio (da Zujie, Pechino, Renmin wenxue chubanshe, 2011)
Xu, Coppini 2018: Xu Lu e Alice Coppini, L’erba magica di Tu Youyou. La scienziata che sconfisse la malaria, traduzione dal cinese di Beatrice Masini, Trieste, Editoriale Scienza (da Shenqi de xiaocao, Shanghai, Shaonian ertong chubanshe, 2018)
Yan 2011: Yan Lianke, Il sogno del Villaggio dei Ding, traduzione dal cinese di Lucia Regola, Milano, Nottetempo (da Dingzhuang meng, Shanghai, Shanghai wenyi chubanshe, 2006)
Yan 2013: Yan Lianke, Pensando a mio padre, traduzione dal cinese di Lucia Regola, Milano, Nottetempo (da Wo yu fuqin, Kunming, Yunnan renmin chubanshe, 2009)
Yan 2017: Yan Lianke, Il podestà Liu e altri racconti, traduzione dal cinese di Marco Fumian, Roma, Atmosphere Libri (raccolta di racconti pubblicati in San banchui, Pechino, Xin shijie chubanshe, 2002; Hei zhumao bai zhumao, Pechino, Renmin wenxue chubanshe, 2007, e altri forniti direttamente dall’autore)
Yan 2018: Yan Lianke, I quattro libri, traduzione dal cinese di Lucia Regola, Milano, Nottetempo (da Sishu, Hong Kong, Mingbao chubanshe, 2010)
Yeng 2013: Yeng Pway Ngon, L’atelier, traduzione dal cinese di Barbara Leonesi, Milano, Metropoli d’Asia (da Huashi, Taipei, Tangshan chubanshe, 2011)
Zhang 2018: Zhang Leping, Sanmao. Avventure di un piccolo eroe vagabondo, traduzione dal cinese di Alessandra Lavagnino, Milano, Carthusia (selezione da Sanmao liulangji, Shanghai, Shaonian ertong chubanshe, 2016)