Anna Vanzan, tra divulgazione e traduzione

di Giacomo Longhi

In Italia, fino a una ventina di anni fa, la letteratura persiana moderna e contemporanea era quasi inesistente, per quanto le incursioni nell’editoria generalista non fossero mancate. Basti pensare che la primissima traduzione in italiano di un autore persiano moderno, anche se condotta dall’inglese, era avvenuta per Feltrinelli, che nel 1960 aveva pubblicato La civetta cieca di Sadeq Hedayat (Hedayat 1960), mentre nel 1989 Sellerio aveva dato alle stampe una pionieristica antologia di scrittori persiani del Novecento, I minareti e il cielo, curata dall’iranista Filippo Bertotti (Bertotti 1989). Tali episodi, tuttavia, erano rimasti dei casi isolati e fino alla soglia degli anni Duemila le pubblicazioni si erano mantenute sporadiche, non raggiungendo la decina, e per lo più disperse presso editori piccoli e poco distribuiti (Longhi 2016).

Anna Vanzan, con i suoi ventitré volumi tradotti dal persiano nel corso di oltre trent’anni, ha contribuito a cambiare radicalmente questo scenario.

Formatasi all’Università Ca’ Foscari di Venezia con l’islamologo Giorgio Vercellin, comincia a tradurre già negli anni ’80, trasponendo in italiano le Avventure di Hajji Baba di Isfahan di James Morier (Morier 1986) dalla versione persiana del 1905 di Mirza Habib Esfahani, che fece scalpore nella Persia di fine epoca Qajar per la sua satira sociale feroce e pungente. Proprio l’interesse per l’epoca Qajar aveva poi portato Vanzan a perfezionare gli studi a New York, dove intraprende una ricerca di dottorato sulle memorie della principessa Taj ol-Soltaneh avvalendosi della guida di Peter Chelkowski, studioso di Iran e di sciismo. La cultura e la letteratura dell’Iran, la sua religione e la storia delle donne nei paesi musulmani sono i tre campi di studio che Anna Vanzan ha approfondito lungo tutta la sua carriera, facendone oggetto sia di ricerca scientifica sia di divulgazione. E la traduzione, per Vanzan, si è delineata sempre di più come un mezzo per raggiungere quest’ultimo scopo, quello di far conoscere a più persone possibili la realtà dell’Iran e dell’islam a partire da fonti di prima mano.

Nel desolato panorama editoriale italiano degli anni ’90, in cui «l’abbondante materiale, non solo librario» disponibile per approcciarsi alla questione femminile nel mondo musulmano «più che aiutar[e] spesso confonde[va] le idee» con storie «dal sapore scandalistico» che avevano l’unico effetto di «rafforzare i pregiudizi» e le diffidenze del pubblico occidentale (Vanzan 1998, 219), Anna Vanzan propone una novità assoluta: Parole svelate (Vanzan 1998), quindici racconti di autrici iraniane tradotti direttamente dal persiano. Il pensiero alla base di questo libro, che inaugura l’attività di Vanzan come traduttrice di letteratura persiana contemporanea, è chiaro: per comprendere a fondo la realtà di un paese è necessario ascoltare soprattutto le sue voci dall’interno. L’introduzione con cui si apre è anche un vivace autoritratto di Vanzan nella veste di talent scout. Durante una serata letteraria a Tehran organizzata dallo scrittore Howshang Golshiri, Vanzan incontra le scrittrici persiane più attive del momento, scambia opinioni con loro, pone domande sul loro lavoro, osserva le differenti personalità, mette a confronto le difficoltà delle donne di costruirsi una carriera letteraria dovendo gestire anche la vita familiare rispetto all’agio con cui gli uomini percorrono la stessa via. Da qui in avanti, Vanzan traduce con regolarità. Seguono un romanzo di Shahrnush Parsipur, Donne senza uomini (Parsipur 2000), i racconti afghani di Mohammad Asaf Soltanzade Perduti nella fuga (Soltanzade 2002), un’altra antologia di scrittrici, Le dita nella terra le dita nell’inchiostro, che spazia dall’Iran, all’Afghanistan, al Pakistan e all’India ed esce nel 2002 per la collana Astrea di Giunti (Vanzan 2002), le Fiabe persiane (Vanzan 2003) e le raccolte di racconti di Nahid Tabatabai (Tabatabai 2003) e di Goli Taraghi (Taraghi 2009). Durante questo decennio, le sue non sono le uniche traduzioni dal persiano ad apparire sul mercato italiano. Nel complesso, tra il 1998 e il 2009 si pubblicano sedici titoli di letteratura persiana contemporanea, di cui sei tradotti da Vanzan, che si afferma come unica traduttrice italiana di letteratura persiana e che lavora secondo un progetto, proponendo direttamente lei i testi agli editori e accompagnandoli sempre da un’introduzione o una postfazione.

In questi apparati, Vanzan spesso non manca di polemizzare con una certa rappresentazione superficiale e univoca della realtà dei paesi a maggioranza musulmana, che vorrebbe accumunarli in un unicum indifferenziato e contraddistinto da una sequela di clichés quali la sottomissione femminile, la pervasività di una religione monolitica e indiscutibile, la mancanza di cultura e l’arretratezza del pensiero. Questa esigenza di rispondere a una visione predominante stereotipata, banalizzante e neo-orientalista per proporne una alternativa, che aderisca alla complessità del reale, viene soddisfatta da un’intensa produzione saggistica che, nel corso degli anni, si affianca alle traduzioni. La genesi di un immaginario negativo dell’islam associato alla condizione femminile viene ricostruita in uno di questi primi saggi, La storia velata (Vanzan 2006), dove Vanzan analizza diari e resoconti di viaggiatori e diplomatici italiani nel mondo islamico, dimostrando l’infondatezza e la faziosità delle numerose descrizioni che, dall’avvento dell’islam fino ai giorni nostri, hanno contribuito a formarne un’idea distorta e pregiudizievole. Ma oltre a confutare tesi, Anna Vanzan si è alacremente dedicata a costruire un approccio all’altro in positivo. Vanno ricordate le sue monografie che hanno fatto conoscere ai lettori italiani il fondamentale contributo delle donne persiane alla letteratura: Figlie di Shahrazād (Vanzan 2009); e delle musulmane alla politica: Le donne di Allah (Vanzan 2010), Primavere rosa (Vanzan 2013a), Donne d’Iran (Vanzan 2019); e che hanno indicato delle nuove prospettive per capire il loro ruolo negli ambiti privati: Donna e Giardino nel mondo islamico (Vanzan 2013b); o che hanno ancora sfatato vecchi luoghi comuni, come il rifiuto dell’islam per le immagini: L’islam visuale (Vanzan 2018). Vanzan ha inoltre dedicato numerosi articoli alle questioni lgbtq+ nei paesi musulmani, di cui una sintesi si può leggere nel volume curato insieme alla collega arabista Jolanda Guardi Che genere di islam (Guardi, Vanzan 2012).

La scrittura saggistica e la traduzione sono, nel lavoro di Vanzan, complementari. Il taglio divulgativo dei suoi libri è sempre sostenuto da una solida ricerca scientifica e permette di contestualizzare ciò che poi viene espresso in modo più diretto e non mediato nei romanzi e nei racconti che sceglie di proporre al pubblico italiano. Proposte che difende con determinazione e passione in un contesto editoriale spesso diffidente e poco recettivo. Fino al 2016 le traduzioni di Vanzan, infatti, si muovono tra vari editori, con alcuni alti e bassi. Nel 2011 esce per Cargo, editore che chiuderà da lì a poco, Il Colonnello di Mahmud Doulatabadi (Doulatabadi 2011), uno dei maggiori autori iraniani viventi; un editore generalista comprerà i diritti di un altro suo romanzo, sempre affidato a Vanzan, che poi non verrà pubblicato. Anche Sole a Tehran di Fereshteh Sari (Sari 2014) sarebbe dovuto uscire con un editore più grande, che però abbandona il progetto a metà strada. Felice, invece, è la collaborazione con Mariarosa Bricchi, già editor di alcuni libri di Vanzan per Bruno Mondadori, che le affida la traduzione di una nuova raccolta di racconti di Goli Taraghi, La signora melograno (Taraghi 2014).

La tenacia con cui Vanzan si impegna a diffondere la letteratura persiana in Italia nonostante gli scogli dell’editoria viene ricompensata nel 2017, sia con il conferimento del «Premio Straordinario alla Carriera per la traduzione» da parte del Ministero della cultura per il suo «percorso ricchissimo e rivelatore di un talento considerevole» (Mibact 2017), sia perché, insieme alla collega dell’Università di Bologna Faezeh Mardani, trova finalmente un editore in sintonia con i suoi progetti e capace di sostenerli. Si tratta di Francesco Brioschi, che con La scelta di Sudabeh (Javadi 2017), best seller amato da generazioni di lettrici in Iran, dà il via alla collana «Gli Altri», mirata a far conoscere le grandi culture che circondano l’Europa attraverso la lente delle letterature contemporanee. Vanzan e Mardani non solo curano la sezione persiana, ma contribuiscono a ispirare l’intero impianto della collana in cui confluiranno romanzi di autrici e autori arabi, turchi, russi e africani. Tra il 2017 e il 2020 Vanzan traduce per Brioschi Suvashun di Simin Daneshvar (Daneshvar 2018), libro di culto che nel 1969 fece da apripista alla narrativa femminile dell’altopiano; Spengo io le luci di Zoya Pirzad (Pirzad 2019), scrittrice persiana di origini armene vincitrice in patria del premio Golshiri e tra le prime a varcare con il suo successo i confini nazionali, diventando un caso editoriale in Francia; A Tehran le lumache fanno rumore di Zahra ‘Abdi (‘Abdi 2017), incursione nell’odierna Tehran dove le ferite della guerra Iran-Iraq ancora si fanno sentire; e infine il più famoso esempio dell’umorismo alla persiana, Mio zio Napoleone di Iraj Pezeshkzad (Pezeshkzad 2020).

La regolarità e la professionalità con cui Anna Vanzan ha tradotto letteratura persiana contemporanea in italiano creano un importante precedente all’interno di un panorama editoriale che, fino a una decina di anni fa, era pressoché sprovvisto di traduttori da questa lingua. Vanzan, con i suoi numerosi interventi sull’argomento in convegni e riviste, ha fatto del traduttore dal persiano una figura riconoscibile, le cui competenze tecnico-linguistiche si accompagnano a un’etica di rispetto e interesse verso l’altro che rifugge esotismi inutili e fuorvianti, una risorsa di cui le case editrici più sensibili e desiderose di diffondere una conoscenza più fedele dell’Iran e dei paesi di lingua persiana possono avvalersi. Non è ridondante dire quanto la sua perdita, avvenuta in un momento particolarmente prolifico e di inedita sinergia con il mondo editoriale, lasci un vuoto enorme. Il suo ultimo lavoro, la traduzione di una scelta di racconti di Sadeq Hedayat intitolata Il randagio (Hedayat 2021), pubblicata nella primavera di quest’anno, si inseriva all’interno di una nuova collaborazione con Carbonio Editore nata nel 2020 con la ritraduzione dalla lingua originale della Civetta cieca (Hedayat 2020), proprio quel capolavoro del Novecento con cui Feltrinelli, nel 1960, introduceva per la prima volta la letteratura persiana moderna e contemporanea in Italia. Una letteratura che oggi, rispetto ad allora, nel nostro paese esiste ed è sempre più riconoscibile, e alla cui diffusione Anna Vanzan ha dato una spinta fondamentale, nel segno della curiosità intellettuale e dell’amicizia tra culture diverse.

 

Riferimenti bibliografici

Bertotti 1989: I minareti e il cielo. Racconti persiani del Novecento, a cura di Filippo Bertotti, Palermo, Sellerio

Guardi, Vanzan 2012: Jolanda Guardi, Anna Vanzan, Che genere di islam. Omosessuali, queer e transessuali tra shari’a e nuove interpretazioni, Roma, Ediesse

Hedayat 1960: Sadègh Hedayàt, La civetta cieca, traduzione dall’inglese di Marco Guarnaschelli, Milano, Feltrinelli (da The Blind Owl, traduzione dal persiano di Desmond Patrick Costello, Londra, John Calder, 1957)

Longhi 2016: Giacomo Longhi, Narrativa persiana moderna e contemporanea tradotta in italiano, in Editoria e traduzione. Focus sulle lingue “di minore diffusione”, a cura di Cinzia Franchi, Roma, Lithos, pp. 281-294

Mibact 2017: Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Premio straordinario alla carriera per la traduzione ad Anna Vanzan (https://storico.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/feed/pdf/D.M.%2018%20GENNAIO%202017%20REP.%2031-imported-64824.pdf)

Morier 1986: James Morier, Le avventure di Hajji Baba di Isfahan, introduzione e traduzione dalla versione persiana di Mirza Habib Esfahani a cura di Anna Vanzan, postfazione di Giorgio Vercellin, Napoli, Guida

Vanzan 1998: Parole svelate. Racconti di donne persiane, traduzione e cura di Anna Vanzan, Padova, Imprimitur

– 2002: Le dita nella terra le dita nell’inchiostro. Voci di donne in Afghanistan, India, Iran, Pakistan, a cura di Anna Vanzan, Firenze, Giunti

– 2003: Fiabe persiane, a cura di Anna Vanzan, Firenze, Giunti

– 2006: Anna Vanzan, La storia velata. Le donne dell’islam nell’immaginario italiano, Roma, Edizioni Lavoro

-2009: Anna Vanzan, Figlie di Shahrazād. Scrittrici iraniane dal XIX secolo a oggi, Milano, Bruno Mondadori

– 2010: Anna Vanzan, Le donne di Allah. Viaggio nei femminismi islamici, Milano, Bruno Mondadori

– 2013a: Anna Vanzan, Primavere rosa. Rivoluzioni e donne in Medio Oriente, Milano, Libraccio editore

– 2013b: Anna Vanzan, Donne e giardino nel mondo islamico, Firenze, Angelo Pontecorboli Editore

– 2018: Anna Vanzan, L’islam visuale, Roma, Edizioni Lavoro

– 2019: Anna Vanzan, Donne d’Iran tra storia, cultura e politica, Roma, Istituto per l’Oriente C.A. Nallino

 

Traduzioni di Anna Vanzan

‘Abdi 2017: Zahra ‘Abdi, A Tehran le lumache fanno rumore, Milano, Francesco Brioschi Editore (da Zahra ‘Abdi, Ruz-e halazun, Tehran, Našr-e Çešme, 2013)

Daneshvar 2018: Simin Daneshvar, Suvashun. Una storia persiana, Milano, Francesco Brioschi Editore (da Simin Daneshvar, Suvašun, Tehran, Entešārāt-e Xārazmi, 1969)

Doulatabadi 2011: Mahmud Doulatabadi, Il Colonnello, Napoli-Roma, Cargo (da Mahmud Doulatabadi, Kolonel, inedito)

Hedayat 2020: Sadeq Hedayat, La civetta cieca, (da Sadeq Hedayat, Buf-e kur, Bombay, 1936)

Hedayat 2021: Sadeq Hedayat Il randagio e altri racconti, (da Sadeq Hedayat, Majmu‘e-ye āsār-e Sādeq Hedāyat, vol. 1, Sadeq Hedayat Foundation, 2009)

Javadi 2017: Fattaneh Haj Seyed Javadi, La scelta di Sudabeh, Milano, Francesco Brioschi Editore (da Fattaneh Haj Seyed Javadi, Bāmdād-e xomār, Tehran, Našr-e Alborz, 1995)

Parsipur 2000: Shahrnush Parsipur, Donne senza uomini, San Marino, Aiep (da Shahrnush Parsipur, Zanān bedun-e mardān, Tehran, Našr-e Noqre, 1989)

Pezeshkzad 2020: Iraj Pezeshkzad, Mio zio Napoleone, Milano, Francesco Brioschi Editore (da Iraj Pezeshkzad, Dā’i-ye jān Nāpele’on, Tehran, Safi ‘Ali Shāh, 1973)

Pirzad 2019: Zoya Pirzad, Spengo io le luci, Milano, Francesco Brioschi Editore (da Zoya Pirzad, Çerāġhā rā man xāmuš mikonam, Tehran, Našr-e Markaz, 2001)

Sari 2014: Fereshteh Sari, Sole a Tehran, Firenze, Editpress (da Fereshteh Sari, Āftāb dar Tehrān, inedito)

Soltanzade 2002: Mohammad Asaf Soltanzade, Perduti nella fuga, San Marino, Aiep (da Mohammad Asaf Soltanzade, Dar goriz gom mishavim, Tehran, Našr-e Āgāh, 2000)

Tabatabai 2003: Nahid Tabatabai, La veste strappata, Torino, Il leone verde (da Nahid Tabatabai, Jāme darān, Tehran, Entešārāt-e Xojaste, 1998)

Taraghi 2009: Goli Taraghi, Tre donne. Racconti dall’Iran, a cura di Anna Vanzan, Roma, Edizioni Lavoro (da Goli Taraghi, Xāterehā-ye parākande, Tehran, Bāġ-e āyne, 1994 e Do donyā, Tehran, Entešārāt-e Nilufar, 2005)

Taraghi 2014: Goli Taraghi, La signora melograno, Milano, Jaca Book (da Goli Taraghi, Ānār bānu va pesarhāyesh, inedito)