Autore: tradurre

Tradurre un libro è trovare un amico

di Erica Baricci, autrice di

Shemuel Romanelli, Peripezie e profezie d’Arabia. Le avventure di un ebreo illuminista, Como-Pavia, Ibis, 2016 (da משא  בערב (Maśśa’ ba-‘Arav), Gerusalemme, J.H. Schirmann ed., 1968) |

Shemuel Romanelli, ebreo mantovano di fine Settecento, per una serie di concomitanze – si trova a Gibilterra, non ha una lira, ha perso il passaporto – finisce in Marocco, dove vivrà quattro anni. Tornato in Europa, nel 1792 dà alle stampe il suo libro.

Diventare quasi la stessa cosa

di Enrica Budetta, autrice di

Clara Sánchez, Lo stupore di una notte di luce, Milano, Garzanti, 2016 (da Cuando llega la luz, Madrid, Ediciones Destino, 2016) |

Erano i primi mesi del 2010 quando Garzanti mi affidò la traduzione del libro vincitore del Premio Nadal per quell’anno, Lo que esconde tu nombre di Clara Sánchez (Madrid, Ediciones Destino, 2010), la cui cospicua produzione letteraria – a partire dal 1989 aveva infatti pubblicato in patria otto romanzi – era fino a quel momento inedita in Italia.

Molti dialoghi in uno, una storia nella Storia

di Lorenza Di Lella e Francesca Scala, autrici di

Lydie Salvayre, Non piangere, Roma, L’asino d’oro, 2016 (da Pas pleurer, Paris, Seuil, 2014) |

Nata e cresciuta in un paesino sperduto dell’entroterra spagnolo, quando scoppia la guerra civile, la quindicenne Montse segue il fratello a Barcellona, dove i fermenti anarchici e il sogno libertario sono più forti e dove vivrà l’unica avventura della sua esistenza. Ora che ha novant’anni, quei giorni intensi sono il solo ricordo vivo in una memoria che si sta sfaldando. Come ricreare in italiano la lingua di Montse?

I paradossi di una metatraduzione

di Riccardo Duranti, autore di

Lenny McGee, Dietro l’arazzo,Mompeo, Coazinzola Press, 2016 (traduzione da Behind the tapestry, inedito) |

Tradurre un complesso romanzo storico sulla vita di un traduttore dell’inizio del Seicento presenta vari aspetti paradossali che, però, si possono superare proprio grazie alla natura paradossale dell’attività stessa della traduzione.

La storia, che si articola in tre modalità testuali (dialoghi, flussi di coscienza e lettere), ricostruisce la vita del primo traduttore in assoluto, nel 1612,  del capolavoro di Cervantes, il Don Quijote: Thomas Shelton.

Gilgi, finalmente una di noi

di Annalisa Pelizzola, autrice di

Irmgard Keun, Gilgi, una di noi, Roma, L’Orma, 2016 (da Gilgi. Eine von uns, Berlin, Universitas Verlag, 1931) |

In quanto appartenente alla corrente della Neue Sachlichkeit, Gilgi – eine von uns, romanzo di esordio di Irmgard Keun, è caratterizzato da uno stile fortemente veristico, volto a riprodurre la quotidianità il più possibile senza filtri. In Gilgi si trovano, ad esempio, diversi registri di linguaggio: dal gergo alla moda al dialetto, dal tedesco parlato al tedesco scritto dei documenti commerciali.

Sulla strada. Bianca

di Carlo Prosperi, autore di

Edmund De Waal, La strada bianca. Storia di una passione, Torino, Bollati Boringhieri, 2016 (da The White Road, London/New York, Chatto & Windus/Farrar, Straus & Giroux, 2015) |

«Noooooooo!» Sono nella sala lettura della Sormani, la biblioteca comunale di Milano. Fantozzianamente vorrei lanciarmi contro la finestra per sfogare l’urlo di dolore e invece devo trattenerlo, rispettare il silenzio. Tra le mani ho il terzo volume delle opere complete, edizione Sansoni 1957, di Defoe. Sto cercando la traduzione di un brano tratto da A tour thro’ the whole island of Great Britain e ho appena scoperto

La recensione / 1 – Alcune osservazioni a un progetto ambizioso e meritorio

di Stefano Ondelli |

A proposito di: Eleonora Gallitelli, Il ruolo delle traduzioni in Italia dall’Unità alla globalizzazione. Analisi diacronica e focus su tre autori di lingua inglese. Dickens, Faulkner e Rushdie, Aracne editrice, Roma, 2016, 312 pp., € 30,00

Il volume espone i risultati di un progetto di ampio respiro (di cui «tradurre» ha già offerto un’anticipazione nel suo numero 8), che ha lo scopo di illustrare, con dovizia di materiali, il ruolo delle traduzioni nel contesto culturale italiano e valutare gli esiti degli approcci traduttivi sviluppati in momenti diversi della storia del nostro Paese dall’Unità a oggi.

La recensione / 2 – Uno strumento per «utenti iniziati» alle prese con l’arabo

di Isabella Camera d’Afflitto |

A proposito di: Eros Baldissera, Il dizionario di Arabo. Dizionario italiano-arabo / arabo-italiano, seconda edizione, Bologna, Zanichelli, 2014, pp. 580 (italiano-arabo) e pp. 776 (arabo-italiano), € 56,00 (e-book € 33,90)

Chi, come me, ha iniziato a studiare l’arabo negli ormai lontanissimi anni settanta (anzi nel 1969), ricorderà cosa volesse dire tradurre un testo con l’aiuto di “un terzo” di vocabolario arabo-italiano. Dopo aver continuato a pubblicare ristampe e aggiornamenti delle edizioni precedenti del Compatto e del Dizionario di Arabo (2004), Baldissera ha realizzato un’ulteriore e utilissima opera, più ampia di quelle esistenti sul mercato.

La recensione / 3 – Trapiantare: traduttori come mediatori culturali, o della traduzione come atto di cura

di Roberta Sapino |

Traduttori come mediatori culturali,a cura di Sergio Portelli, Bart Van den Bossche e Sidney Cardella, Franco Cesati Editore, Firenze 2016, 173 pp., € 17,00

Tradurre, lo dice la parola, è tra-durre, portare al di là, tendere ponti verso sponde straniere, più o meno note, più o meno lontane. L’immagine del traduttore-traghettatore, non a caso, è ricorrente, tanto nella saggistica critica quanto nelle parole dei traduttori chiamati a descrivere se stessi.

Un’altra immagine, meno frequentata, si disegna davanti agli occhi del lettore che si addentra tra le pagine di questo volume:

La recensione / 4 – L’operaio e la piccola borghese

di Gianfranco Petrillo
A proposito di: Elio Vittorini, Si diverte tanto a tradurre? Lettere a Lucia Rodocanachi, 1933-1943, a cura di Anna Chiara Cavallari e Edoardo Esposito, Milano, Archinto, 117 pp., € 20,00.

Ormai Lucia Rodocanachi non è più soltanto «mitica»: è un personaggio centrale della storia letteraria italiana della prima metà del Novecento. Se si assumono gli anni trenta come «il decennio delle traduzioni», secondo l’ormai famigerata definizione di Cesare Pavese, la «gentile signora» di Arenzano ne è una protagonista assoluta, négresse inconnue.