Categoria: Numero 13 (autunno 2017)

Un ebreo il primo traduttore di Hitler

LE EDIZIONI ITALIANE DI MEIN KAMPF

di Bruno Maida

Il titolo doveva essere Viereinhalb Jahre [des Kampfes] gegen Lüge, Dummheit und Feigheit, cioè «Quattro anni e mezzo di lotta contro menzogne, stupidità e codardia», ma l’editore Max Amman convinse Adolf Hitler a sceglierne uno più conciso ed efficace, Mein Kampf. Mentre si trovava nel carcere di Landsberg dopo il fallito putsch di Monaco, il futuro Führer lo aveva dettato in parte al suo autista, Emil Maurice, e in parte all’amico Rudolf Hess. Venne pubblicato in due volumi – il primo nel 1925, il secondo nel 1926 – dalla casa editrice del partito,

Poeta pirata e traduttore libero

OMAGGIO A MARC PORCU

di Laura Nieddu |

La poésie, c’est sortir de soi et y faire entrer les autres (La poesia è uscire da sé stessi per farci entrare gli altri). Con questa frase del poeta Gérald Neveu, Marc Porcu amava parlare della sua opera, un lavoro su di sé e sul proprio sé rivolto al mondo che è durato decenni, avendo cominciato a scrivere in rima già da adolescente.

Lo zampino del traduttore

ATTUALITÀ DEI VOYAGES DI CHATEAUBRIAND TRA DUBBI E AVVENTURE LINGUISTICHE

di Ada Corneri |

Tradurre è a volte come un gioco di enigmistica che trova la sua soluzione con pratica e abilità. Molto spesso però gli incastri non sono così immediati, anzi si aprono su molteplici sfumature che sfiorano contesti che vanno ben oltre l’automatismo linguistico; la traduzione letteraria, soprattutto di autori non contemporanei, ne è forse l’esempio più evidente.

Entrare in una storia come in una casa

di Giulia Zavagna, autrice di

Laia Jufresa, Umami, Roma, SUR, 2017 (traduzione da Laia Jufresa, Umami, Barcelona, Literatura Random House, 2015)

Leggere Umami è come entrare in una casa – anzi, in un cortile come quello di Villa Campanario, comprensorio in cui è ambientata la vicenda – e sentirsi a proprio agio tra le storie di persone sconosciute: un romanzo polifonico, con cinque voci narranti,

Non c’è cura per la curiosità

di Claudia Zonghetti, curatrice di

Anton Čechov, Alla deliziosa creatura che mi ha graffiato il naso, Milano, Henry Beyle, 2017

Non c’è cura per la curiosità. Lo diceva Dorothy Parker ed è cosa molto vera, per fortuna.

Questo piccolo libro è un libro per curiosi.

Non per chi ama frugare tra la biancheria degli scrittori, per carità, ma per chi si diverte a vederli anche in pantofole,

Una traduttrice che mette becco

di Paola Mazzarelli, autrice di

Laura Ingalls Wilder, Piccola città del West. La casa nella prateria 5, Roma, Gallucci 2017 (da Little Town on the Prairie, New York, Harper & Bros, 1941)All’inizio degli anni ottanta del secolo scorso gli studenti di storia sociale dell’Università di Warwick trovavano nella bibliografia da portare all’esame anche Cuore di De Amicis. Se succeda ancora non so. Lo leggevano come documento di un universo sociale impensabile per l’Inghilterra coeva, dove – per fare un esempio – un figlio di carbonaio non avrebbe mai potuto sedere non già nello stesso banco, ma neppure nella stessa scuola, con un figlio di “signori”. L’episodio mi è tornato in mente traducendo i volumi

Otto traduttori (e una curatrice) in cerca di una voce

di Katia De Marco, curatrice di

Tove Jansson, Fair play, Milano, Iperborea, 2017 (da Rent spel, Stockholm, Bonnier, 1989), tradotto da Silvia Canavero, Gabriella Diverio, Samuela Fedrigo, Fabio Giuliari, Selena Magni, Giulia Pillon, Alessandra Scali e Andrea Stringhetti.

Questo libricino, scelto insieme alla casa editrice Iperborea che aveva già dato alle stampe alcuni dei libri «per adulti» di Tove Jansson, è stato tradotto a sedici mani