Categoria: Numero 16 (primavera 2019)

Dieci anni di letteratura cinese in Italia

SITUAZIONE, OSTACOLI, PROSPETTIVE

di Paolo Magagnin |

Che nel panorama italiano la presenza dell’editoria in lingua cinese – prodotta non solo nella Repubblica popolare cinese, ma anche a Hong Kong, a Taiwan e nelle altre regioni della sinosfera estesa, nonché nelle aree di emigrazione cinese – sia tuttora estremamente ridotta è un fatto segnalato e deplorato da tempo da accademici e traduttori, e talvolta persino dagli editori stessi. In Italia, infatti, la traduzione editoriale dal cinese continua a rappresentare un fenomeno limitato, pur avendo registrato cauti picchi di interesse sia in corrispondenza di alcuni eventi simbolici dal punto di vista culturale (il premio Nobel per la letteratura conferito all’autore sino-francese Gao Xingjian nel 2000 e, in misura ancora maggiore, quello vinto da Mo Yan nel 2012), sia

La scomparsa delle lingue (e dei traduttori)

IL TRATTAMENTO DEL TESTO NON ITALIANO NELLE ANTOLOGIE DELLE SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO

di Simone Giusti |

Cominciamo da un dato di fatto: le antologie scolastiche adottate dai docenti delle scuole secondarie di primo grado sono composte in gran parte da testi scritti in lingue diverse dall’italiano (principalmente in inglese). Anche per questo (oltre che per l’interesse legittimo che ciascun cittadino dovrebbe avere per la scuola dell’obbligo del proprio paese di residenza) è utile indagare il modo in cui questi testi vengono selezionati e, soprattutto, trattati e presentati agli adolescenti di età compresa tra i 10 e i 14 anni che, terminata la scuola primaria, si avviano a proseguire gli studi nella secondaria di secondo grado che individueranno (licei, istituti tecnici o professionali, o anche nella formazione professionale).

 

Il correttore

LEONE GINZBURG E LA TRADUZIONE DA LETTERALE A EDITORIALE

di Giorgio Ferri |

Leone Ginzburg era traduttore per costituzione. Dovette presto imparare a tradursi e presto tradurre i nuovi segni che via via si disponevano attorno a lui. Era un ebreo nato sul Mar Nero, a Odessa, figlio di russi; ma il padre Fëdor Nikolaevič aveva parenti in Italia. E in Italia, anzi in Toscana, i Ginzburg venivano in vacanza e Leone vi orecchiava la lingua. Poi la studiò, a Viareggio. Fu a Torino per un breve tratto, e ricongiuntosi coi suoi proseguì gli studi a Berlino. Due anni dopo, nel 1924, si stabilì a Torino, dentro l’Italia fascista e con un poderoso vaccino contro la cultura d’accatto,

Michail Bulgakov nell’Italia della contestazione

di Giulia Baselica

«Ed ora non chiedete ad uno come me, che non sa una parola di russo, di darvi un giudizio estetico su un’opera letta in traduzione e nemmeno posta in rapporto con le non poche altre opere dello stesso autore» (Montale 1967, 2855) scriveva Eugenio Montale nella recensione – apparsa il 9 aprile 1967 sul «Corriere della sera» – al romanzo Il Maestro (o maestro) e Margherita pubblicato contemporaneamente in due versioni italiane: l’una da Einaudi, con prefazione di Vittorio Strada e traduzione di Vera Dridso; l’altra da De Donato, nella traduzione di Maria Olsoufieva.

Che ti dice la patria? / 1

PRIME VERIFICHE INTORNO A UNA NOTA FRASE DI CESARE PAVESE, OVVERO TRADUTTORI E TRADUTTRICI DI NARRATIVA NEL “DECENNIO DELLE TRADUZIONI”

di Gianfranco Petrillo | Due giovani americani percorrono in macchina l’Aurelia lungo la Riviera ligure, da La Spezia a Ventimiglia. Provengono dall’Emilia. Scendendo dalla Cisa verso il mare, un uomo in camicia nera è riuscito a imporre la sua presenza sul predellino (le auto di allora lo avevano) per ottenere un passaggio per un certo tratto, ringraziando poi asciuttamente, senza la cerimoniosità propria degli italiani. I due giovani si fermano due volte a mangiare. Alla Spezia le due ragazze della trattoria cercano di adescarli

Risorse lessicografiche per tradurre dallo spagnolo

UN PRIMO APPROCCIO

di Natalia Peñín Fernández |

Dalla fine del XX secolo e grazie ai nuovi approcci metalessicografici, abbiamo assistito a un importante cambiamento di tendenza riguardo alla concezione di ciò che dovrebbe contenere un dizionario. Se prima la preoccupazione era rivolta soprattutto al numero di pagine e di voci, da questo momento si comincia a tener conto della prospettiva dell’utente e dell’uso a cui è destinato. Tuttavia, secondo gli esperti, rimane ancora molta strada da percorrere, e gli editori continuano a presentare opere con finalità sia traduttive sia didattiche, senza delimitare un gruppo di utenti chiaramente identificabili

La nostra vita, cioè scrivere traduzioni

UNA CHIACCHIERATA CON YASMINA MELAOUAH

di Paola Mazzarelli |

Vado a trovare Yasmina Melaouah a Milano per intervistarla sul suo lavoro. Mi ha invitata a pranzo. L’intervista, che poi sarà una chiacchierata a ruota libera, è rimandata – almeno nelle intenzioni – al momento del caffè. Due convenevoli, Yasmina si mette a preparare il sugo per la pasta, io le sto tra i piedi e mi guardo in giro. Chiacchieriamo. Il discorso casca subito sul tradurre… No, aspetta, questo lo diciamo dopo, nell’intervista… Passiamo ad altro: due frasi sulle vacanze, tre sui libri letti recentemente, cinque sulle traduzioni di quei libri… ed eccoci di nuovo a parlare di traduzione. No, aspetta, questo lo diciamo nell’intervista. Non c’è verso: il discorso casca sempre lì.

Il traduttore romanzesco

di Mario Marchetti

Scrittore e traduttore sono profili che spesso, oggi come ieri, si trovano a coesistere nel medesimo soggetto. Ma solo in tempi recenti lo scrittore ‒ e tanto più ciò vale per chi possiede come proprio strumento una lingua non dominante o appartiene a una cultura non egemonica ‒ si è narrativamente riverberato in questa figura, cimentandosi col prisma visuale del traduttore, ponendosi domande e esplorando nuovi orizzonti in virtù di tale suo alter ego sostituto, nobile – bisogna dire – pur nel suo rango defilato. E così va emergendo nella narrativa il personaggio di quel contrabbandiere di cultura che è il traduttore:

Massimo Mila da Siddarta a Siddhartha

LA FORTUNA DI TRADURRE IL LIBRO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

di Franca Ortu | Pochi sono quelli che si sono accorti, in tutti questi anni, che a tradurre Siddhartha, il libro giusto di cui parliamo, non è stato né un germanista, né un traduttore professionista, ma nientemeno che un musicologo, un’eminente personalità intellettuale del Novecento italiano: Massimo Mila.

Italo Tavolato

di Irene Fantappiè | Un personaggio controverso ed enigmatico, dalla Voce di Prezzolini insieme con altri giovani irredentisti triestini, attraverso il fascismo e fino al nazismo.