Categoria: Archivio

Reminiscenze e borbottii / 10

Il vecchio lettore |

Ingrati meccanici, nimici
d’ogni gentile e leggiadro adoperare.

Anche Boccaccio, evidentemente, aveva già il suo daffare a difendere la dignità della poesia contro l’utilitarismo spicciolo dominante.

Insegnare/imparare a tradurre (libri)

NUMERO MONOGRAFICO SULLA FORMAZIONE DEI TRADUTTORI EDITORIALI IN ITALIA

a cura di Giulia Baselica, Aurelia Martelli e Paola Mazzarelli |

Oggi non esiste quasi università italiana che non offra agli studenti percorsi di studio (corsi singoli, corsi di laurea, lauree triennali e magistrali) in cui compare la parola traduzione. Si tratta di percorsi molto seguiti, anche perché di solito vengono pubblicizzati come possibili aperture al mondo del lavoro, tant’è vero che sono centinaia i giovani che ogni anno prendono una laurea, vuoi triennale vuoi magistrale, con tesi che in qualche misura hanno a che vedere con la “traduzione”. Accanto all’offerta accademica esiste poi

La riforma intraducibile

L’UNIVERSITÀ ITALIANA, IL 3+2 E IL MISTERO DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

di Bruno Maida |

Il paese dei dottori, titolava «La Stampa» il 4 novembre 1999 il breve editoriale di Luigi La Spina nel quale il giornalista commentava ironicamente il decreto n. 509 relativo al Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei. Il giorno prima Ortensio Zecchino e Luigi Berlinguer, rispettivamente ministro dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica e ministro dell’Istruzione, avevano portato il decreto in Consiglio dei ministri, dove era stato approvato. Il provvedimento introduceva in Italia due livelli di corsi di laurea, ossia il sistema che da quel momento sarebbe stato chiamato «3+2».

I corsi di traduzione editoriale esistenti in Italia

DAL MONDO ACCADEMICO AI CORSI ON-LINE

di Damiano Latella |

Da diversi anni, in Italia come nel resto dell’Europa, si assiste a un moltiplicarsi dell’offerta formativa per aspiranti traduttori editoriali. Orientarsi tra le molte proposte è diventato sempre più complesso. Dalla nostra ricerca, come vedremo, emerge un panorama in continua evoluzione, con nuovi corsi che nascono ogni anno e altri che non vengono più rinnovati anche dopo un periodo di attività relativamente lungo.

Corsi, ricorsi e percorsi formativi

SUL PROGETTO DI UNA LAUREA MAGISTRALE IN LINGUE PER LA TRADUZIONE EDITORIALE E LE ATTIVITÀ CULTURALI

di Franco Nasi |

In questo intervento cercherò di raccontare di un tentativo di riorganizzazione di un corso di laurea magistrale interateneo (Modena-Reggio Emilia e Parma) per esperti linguistici in traduzione editoriale e in attività culturali che è stato portato avanti dai docenti dei due atenei emiliani negli ultimi anni e che ha ottenuto l’approvazione del MIUR nel maggio del 2018. Inizierò con un breve preambolo (Pars destruens in soggettiva) sulle matite rosse e blu dei professori di latino di un tempo, per proseguire (Pars percontationis) con alcuni riferimenti a studi di Lawrence Venuti e Donald Kiraly sull’insegnamento della traduzione e gli assunti pedagogici più attuali, seguiti da considerazioni pedagogiche antiche ma attualissime di John Stuart Mill e Plutarco, e dai suggerimenti di consulenti esterni, detti anche, nell’insopportabile linguaggio aziendalistico oggi di moda, Stakeholders, per arrivare a una breve descrizione della proposta didattica del corso di laurea magistrale (Pars construens) e delle difficoltà strutturali, culturali e sistemiche ad attuarla (Pars languoris)

Bollire il latte (o il bambino?)

PICCOLA GUIDA AI MANUALI DI TRADUZIONE

di Norman Gobetti |

In un’intervista pubblicata in questo stesso numero di «tradurre», alla domanda di quale fosse il metodo di insegnamento seguito nei pionieristici laboratori di traduzione da lei tenuti negli anni ottanta, Barbara Lanati risponde: «Era come se ci fosse una grande piscina, e poi ci dovevamo buttare tutti e cercare di arrivare dall’altra parte» (Lanati 2018). Per secoli, e fino a non molto tempo fa, era così che si imparava a tradurre: buttandosi in acqua e nuotando.

All’incirca in quello stesso periodo il linguista Antonio Bonino, autore di quello che è stato forse il primo manuale di traduzione mai pubblicato in Italia,

La prima scuola che insegnò a tradurre letteratura

LA «SCUOLA DI MAGDA OLIVETTI»

di Giulia Baselica |

In una minuscola porzione ritagliata nei 22.500 metri quadrati dell’enorme padiglione quadrangolare torinese che porta il nome di Palazzo del Lavoro, ripartita in otto locali – cinque aule di piccole dimensioni, un’aula magna, due uffici – il 31 agosto 1992 aveva inizio il primo semestre di lezioni della prima scuola italiana di traduzione letteraria.

L’idea e la realizzazione della Setl (Scuola europea di traduzione letteraria) si deve a una traduttrice letteraria con una formazione scientifica in fisica teorica e appartenente a una delle più illustri dinastie della storia dell’imprenditoria italiana: Magda Olivetti.

Le scuole / La “scuola di Torino” ovvero la Scuola di specializzazione in traduzione editoriale

L’ESPERIENZA DELLA SCUOLA DI TORINO

di Paola Mazzarelli |

Nel 1992, quando Magda Olivetti aprì la prima edizione della prima, vera scuola di traduzione che si fosse vista in Italia – e la aprì proprio a Torino, la mia città – traducevo a tempo pieno già da qualche anno e con la sicumera di allora ritenevo di non avere granché da imparare. Avevo torto, naturalmente. Da imparare ne avevo, eccome. Ma per mia fortuna avevo anche molto lavoro. Sicché non mi iscrissi.

Quando a tradurre si insegnava di nascosto

INTERVISTA A BARBARA LANATI

di Norman Gobetti |

Potrà sembrare strano, ma c’è stato un tempo, non troppo remoto, in cui insegnare traduzione non solo non era abituale, ma era un tabù. E c’è stato un tempo in cui alcune persone hanno cominciato a violare il tabù. Una di queste persone è stata Barbara Lanati, professore di Letteratura americana all’Università di Torino, che qui ci racconta la sua pionieristica esperienza didattica, e anche qualcosa del suo modo di intendere la traduzione.