Categoria: Archivio

Le scuole / L’editoria è un lavoro artigianale

di Leonardo G. Luccone |

Quando ho iniziato a tradurre, internet, almeno in Italia, era agli albori. Era il 1995 e potevo accedere alla rete solo dall’università, e per quanto Mosaic, l’unico motore di ricerca, mi spalancasse torrenti di conoscenza inaspettati, non trovavo quasi nulla di ciò che stavo cercando; mi imbattevo in tutt’altro. Volevo chiarirmi l’uso di una certa espressione in un certo contesto e finivo ad ammirare la collezione di chitarre elettriche di un riccone nello sprofondo dell’Alabama.

I traduttori / Da lettore spensierato a traduttore in nuce

di Laura Bortot |

La mia “storia” inizia con un dato concreto e in qualche modo bizzarro, capriccioso: la volontà irremovibile di non tradurre.

In effetti, se mi guardo indietro in cerca di episodi, incontri o esperienze che mi abbiano “avvicinata” all’idea e alla pratica della traduzione, mi imbatto in un ricordo del liceo.

Il mondo della traduzione in Turchia

di Nevin Özkan | Sulla ricezione della lingua e della letteratura italiana in Turchia molto c’è da dire. Nel settore del commercio, anche in quello del commercio marittimo, come in quello bancario, si incontrano spesso parole italiane, un fenomeno che riguarda peraltro la lingua di molti paesi con cui l’Italia è entrata in contatto attraverso i secoli. Se si pensa alla letteratura, dopo la fondazione della Repubblica turca la traduzione in turco di opere classiche europee, incluse quelle italiane, è stata incoraggiata. In un primo momento vennero tradotte opere come la Divina Commedia, il Decameron, Il Principe di Machiavelli, il Giovanni Episcopo di D’Annunzio, il Fontamara di Silone, il Pinocchio di Collodi e il Cuore di De Amicis. Ma per queste traduzioni non sempre si è partiti dall’originale.

I traduttori / La reticella dorata

COME SONO DIVENTATA TRADUTTRICE

di Yasmina Melaouah |

Forse si traduce sempre per lenire un esilio. E allora un po’ in esilio occorre esserci stati. Essersi sentiti spaesati e aver avuto voglia segretamente di tornare a casa. A una casa. In mezzo, insomma, ci sono sempre lontananze e nostalgie, vaghe ferite e desiderio di ripararle.

In mezzo quindi, anzi prima, ci sono i libri, c’è la letteratura, che con l’esilio e la lontananza e la tensione al ritorno tesse le sue storie.

La formazione del traduttore editoriale in Russia

di Elisa Baglioni e Anna Jampol’skaja |

La Russia ha avuto un rapporto privilegiato con la traduzione letteraria. Come è noto, lo stesso padre della letteratura russa, Aleksandr Sergeevič Puškin, considerava i traduttori počtovye lošadi prosveščenija (i cavalli di ricambio dell’istruzione). Ovvero si è riconosciuto a tale disciplina un ruolo di primo piano nello sviluppo della cultura e della lingua nazionale.

 

I traduttori / Come sono diventata una traduttrice letteraria

di Antonietta Pastore |

Quando sono andata a vivere in Giappone, nel lontano 1977, insieme al mio ex marito giapponese, conoscevo molto poco la lingua del paese, l’avevo soltanto studiata da sola su un paio di testi. Quel poco che avevo appreso, però, mi è stato prezioso per cominciare a comunicare con le persone intorno a me, innanzi tutto con i miei suoceri, che ci hanno ospitati in casa loro per sei mesi. Le conversazioni in cucina con mia suocera, che si sforzava di capire le mie frasi zoppicanti e aveva la pazienza

Gli allievi / Miseria e splendori dei corsi di Lingua e traduzione inglese

ALL’UNIVERSITÀ DI TORINO.

di Mattia Venturi | Quello che mi è stato chiesto è di riportare la mia esperienza di studente all’interno dell’università. E non è facile, per un neofita della materia come me, mettersi a parlare di traduzione a chi di traduzione si occupa per mestiere. Per due motivi: il primo è che il mio sguardo rischia di essere ingenuo. Il secondo è che non ho potuto esimermi dal riportare un’esperienza soggettiva. Quella che segue è la trascrizione dei fatti per come li ho vissuti e per come ho deciso di trascriverli. Anche se avessi provato a essere il più asettico possibile, non credo che la mia si sarebbe potuta definire una testimonianza oggettiva. Pertanto mi sono permesso di riportare fatti e avvenimenti, selezionando tra ore e ore di lezione (settantadue per l’esattezza) quelli che per me

 

Gli allievi / Imparare a tradurre all’Università degli studi di Milano

di Patricia Badji |

L’Università degli studi di Milano non ha un vero e proprio percorso formativo dedicato alla traduzione editoriale. O meglio, prevede un curriculum che permette agli studenti di laurearsi in studi traduttologici, ma la scelta degli esami qualificanti è molto libera. Sta agli studenti, dunque, cercare di comporre il proprio curriculum formativo nel modo più adeguato possibile. L’unico requisito è la reiterazione dell’esame di Teoria e tecnica della traduzione inglese. Il corso è

La recensione / 2 – Una rassegna di metodologie ed esperienze didattiche

di Paola Brusasco |

A proposito di: Teaching Translation. Programs, courses, pedagogies, edited by Lawrence Venuti, LondonNew York, Routledge, 2017, pp. 260, €42,98

Riprendendo un tema a lui caro – la traduzione secondo il modello ermeneutico – Lawrence Venuti raccoglie ventisei contributi sul tema della didattica della traduzione e li divide in quattro sezioni: Certificate and Degree Programs, Teaching Translation Practices, Studying Translation Theory, History and Practice, e Resources, cioè Corsi di laurea, Esperienze pratiche di didattica della traduzione, Studiare teoria, Storia e pratica della traduzione, e Risorse. Escludendo l’ultima sezione, la divisione non è così netta, in quanto i vari testi – pur con le specificità di ciascuno – illustrano l’ideazione e la messa in atto di percorsi attraverso i quali avviare gli studenti alla pratica traduttiva o allo studio della traduzione per fini di ricerca.