Gli allievi / Studiare traduzione all’università: il corso di Forlì

di Olga Alessandra Barbato, Valeria Cassino, Martina Santarelli, Marco Troia

Correva l’anno accademico 2014/2015 quando abbiamo cominciato la magistrale in Traduzione specializzata presso la Scuola di lingue e letterature, traduzione e interpretazione dell’Università di Bologna, polo di Forlì. Di quel corso di laurea non resta che un lontano ricordo: oggi si cela infatti sotto le sembianze di Specialized translation, che ha consolidato la vocazione internazionale della facoltà rendendola ancor più accessibile a studenti di tutto il mondo. Ora la maggior parte delle lezioni è infatti in inglese, mentre quelle di traduzione editoriale sono rimaste invariate e si tengono ancora oggi in italiano.

Tornando ai nostri tempi, durante il primo anno abbiamo seguito, per entrambe le lingue in cui abbiamo sostenuto il test d’ingresso, il modulo di Traduzione editoriale che, insieme a quello di Traduzione tecnico-scientifica attiva (dall’italiano verso la lingua straniera), componeva il corso di Traduzione specializzata. Il modulo valeva cinque crediti ed era costituito da venti lezioni di stampo seminariale da due ore ciascuna che ogni professore impartiva secondo le proprie inclinazioni e competenze.

L’insegnamento non si concentrava solo sulla traduzione in senso stretto, ma toccava diversi aspetti, quali lettura critica, contestualizzazione e analisi testuale, per arrivare poi alla revisione e messa a punto. Un’attenta e adeguata attività di documentazione andava a braccetto con la riflessione sul destinatario, per impostare una strategia traduttiva mirata ed efficace da adottare poi durante il lavoro individuale. Le classi erano di circa venti persone; le lezioni si svolgevano in laboratori informatici in cui ognuno aveva a disposizione un computer. Dato il numero contenuto di studenti-traduttori in erba, l’interazione con il docente e i compagni era parte integrante e punto di forza della didattica. Per condividere i materiali e facilitare la comunicazione professore-studenti potevamo contare sulla piattaforma di e-learning Moodle.

Per chi studiava inglese, il corso era diviso in due parti: una dedicata ai testi letterari e l’altra a saggistica e manualistica, con prove di traduzione, revisioni e lavori di editing. La varietà di generi e tipologie testuali è stata quanto più possibile esaustiva: dalla letteratura postcoloniale al memoir, dalla chick-lit alla sick-lit, dalla revisione/ri-traduzione dei classici fino alla poesia, passando per manuali di self-care e testi sull’alpinismo. La “semplice” attività di traduzione si affiancava a un lavoro di analisi e revisione di traduzioni esistenti o di lavori altrui e propri, un approccio fondamentale perché sviluppassimo maggiore consapevolezza e spirito critico. La dimensione teorica della traduzione è stata intelligentemente applicata alla pratica, considerando caso per caso quale fosse la portata dell’autore, l’enciclopedia personale del pubblico di arrivo, il contesto culturale del testo originale e di quello tradotto, ecc. Inoltre, ci siamo sempre concentrati sull’analisi del testo in ogni sua parte: morfologia, sintassi, lessico, così come intertestualità e biografia dell’autore, per poi passare al piano contrastivo. Abbiamo imparato che solo in questo modo è possibile concepire strategie traduttive adeguate e “cucite” sul testo. Il lavoro di traduzione vero e proprio, a seconda di come la docente aveva organizzato la lezione, veniva affrontato al momento, in classe, oppure a casa, con compiti assegnati di settimana in settimana. Le correzioni erano collettive o individuali. Nel primo caso, uno di noi era chiamato a proiettare il proprio lavoro alla lavagna in modo che tutti potessero seguire e partecipare chiedendo chiarimenti o suggerendo altre soluzioni; nel secondo, l’insegnante ci restituiva una stampa del lavoro individuale con le sue correzioni, di cui poi discutevamo sempre tutti insieme.

Il corso ci ha riservato anche un’occasione unica: il laboratorio di traduzione poetica su William Wall. Il poeta irlandese, in visita a Forlì, ha partecipato a una lezione e ascoltato le nostre traduzioni delle sue poesie. Abbiamo avuto così la rarissima possibilità, per traduttori al nostro livello e non solo, di confrontarci direttamente con l’autore. In conclusione, possiamo dire che delle venti lezioni di questo corso ci è rimasta l’idea di traduzione come di un’attività certosina, da svolgere con grande spirito di responsabilità e dedizione, mostrando rispetto sia nei confronti dell’autore che del lettore.

Anche il corso di traduzione dallo spagnolo ci ha permesso di spaziare tra diversi generi testuali, dandoci così una panoramica delle diverse declinazioni della traduzione editoriale. Particolare rilievo ha avuto la traduzione di testi giornalistici e di letteratura per l’infanzia, ma non sono mancati nemmeno la saggistica gastronomica, i racconti di viaggio e la narrativa giovanile, con l’annosa questione della resa dei colloquialismi che ha acceso la discussione in classe, date le nostre diverse provenienze geografiche e la ben nota assenza di un registro colloquiale panitaliano. Ogni genere rivelava le sue peculiarità e le sue sfide traduttive, che la docente aveva cura di introdurre attraverso una presentazione Power Point al fine di darci gli strumenti per l’analisi testuale propedeutica alla traduzione. Le traduzioni venivano svolte autonomamente a casa e presentate da uno degli studenti in classe. Ognuno diceva la sua e il confronto non mancava mai: l’apporto individuale era imprescindibile per la riuscita della lezione. Inoltre, la docente era sempre disponibile per una correzione individuale, modalità seguita in particolare quando ci siamo occupati della traduzione di filastrocche, garantendo così un feedback personalizzato su temi spinosi come metrica, rime e figure retoriche.

La modalità di valutazione finale consisteva nella consegna di un dossier contenente tutte le traduzioni svolte durante il corso, revisionate secondo le correzioni discusse in classe e corredate di un commento sugli aspetti pragmatici del testo, quali destinatario e collocazione editoriale, sulle strategie adottate nel processo traduttivo e sulle eventuali ricerche terminologiche. Il dossier contemplava anche esercizi di scrittura creativa, come la redazione di un racconto per bambini sul modello di un testo autoriale e la stesura di un saggio sul nostro rapporto con la traduzione. Ci siamo anche cimentati nella produzione di una scheda di lettura di un libro a scelta, a seguito di un incontro con l’esperto Damiano Latella. A nostro parere, il dossier si è rivelato un metodo efficace per valutare i nostri progressi, trattandosi di un lavoro articolato che valorizza gli sforzi di un semestre e l’apprendimento continuo anziché la singola performance di un esame. Infine, ci teniamo a dire che gli insegnamenti che abbiamo tratto da questo corso vanno ben oltre le competenze tecniche: riguardano la curiosità e la cura per le parole, l’idea della traduzione come una forma d’artigianato, frutto di una pratica continua. D’altronde, a tradurre s’impara traducendo.

Il bilancio di entrambi i corsi è sicuramente positivo, considerando la varietà di tipologie testuali affrontate e la preparazione degli insegnanti. Il tutto è stato rafforzato da un approccio estremamente pratico e coinvolgente alla materia; in particolar modo i continui confronti e dibattiti in aula si sono rivelati molto proficui, così come la continua attenzione riservata ai lavori di ognuno. Se consideriamo che stiamo parlando di quaranta ore totali, i contenuti del corso sono stati senza dubbio vari ed esaustivi. Una delle poche critiche che tuttavia ci sentiamo di muovere è che l’esiguo numero di ore impedisce di conoscere approfonditamente la situazione del mondo editoriale e il funzionamento della filiera del libro. Essendo un corso tenuto in ambito accademico, non è previsto un contatto diretto con gli attori del panorama editoriale. C’è da dire che comunque questo aspetto è stato in parte compensato dalla possibilità di partecipare alla Fiera del libro per bambini e ragazzi di Bologna e dalle conferenze di settore organizzate dal Dipartimento. I due moduli hanno dato concretezza alla nostra passione fornendoci gli strumenti per affrontare più consapevolmente corsi di alta formazione in ambito traduttivo. E di traduzione, e di traduttori, non vorremmo mai smettere di parlare o di sentir parlare.