DAL MONDO ACCADEMICO AI CORSI ON-LINE
di Damiano Latella
Da diversi anni, in Italia come nel resto dell’Europa, si assiste a un moltiplicarsi dell’offerta formativa per aspiranti traduttori editoriali. Orientarsi tra le molte proposte è diventato sempre più complesso. Dalla nostra ricerca, come vedremo, emerge un panorama in continua evoluzione, con nuovi corsi che nascono ogni anno e altri che non vengono più rinnovati anche dopo un periodo di attività relativamente lungo. Per questo motivo, risulta difficile costruire un elenco davvero aggiornato. Per semplicità, ci occuperemo soprattutto di due categorie: i corsi di laurea magistrale, a cui si può accedere dopo numerose lauree triennali umanistiche, e i corsi non accademici, tenuti da agenzie formative, studi editoriali o istituti di vario genere.
Per quanto riguarda la formazione post-laurea, negli atenei italiani sono assai rari i master di I o di II livello in traduzione editoriale. Esistono, tuttavia, due eccezioni storiche: il Master in Traduzione letteraria ed editing dei testi antichi e moderni dell’Università di Siena (attivo fra il 2003 e il 2011 e ora in fase di ripartenza) e il Master in Traduzione di testi postcoloniali in lingua inglese dell’Università di Pisa (attivo per nove edizioni fino all’anno scorso). Non sappiamo se questo si possa definire una carenza: siamo consapevoli che la formazione di un traduttore richiede molte ore di pratica, oltre a un metodo di lavoro difficilmente compatibile con i tempi di un corso di laurea. In ogni caso, al termine del ciclo di studi, la formazione del traduttore tende a spostarsi fuori dal perimetro dell’università.
Il mondo accademico
Cominciamo a orientarci nel mondo accademico partendo dalle lauree magistrali (d’ora in poi LM) che contengono la parola «traduzione» nella dicitura ed escludendo, dopo un breve esame dei programmi di insegnamento, quelle che non si occupano del campo editoriale. La classe di laurea magistrale in Traduzione specialistica e interpretariato (l’attuale LM-94) è quella che accoglie il maggior numero di corsi, ben 9. In ordine alfabetico, Bologna-sede di Forlì ex Sslmit, Cagliari, Milano Iulm, Roma Unint, Torino, Trieste ex Sslmit, Udine, Venezia Ca’ Foscari-sede di Treviso, a cui si aggiunge Milano-Altiero Spinelli, che rilascia un titolo di laurea magistrale francese in convenzione con l’Università di Strasburgo. Ma esistono altre tre classi di LM che ospitano corsi di traduzione: la LM-37 (Lingue e letterature moderne europee e americane), nelle 7 sedi di Macerata, Napoli L’Orientale, Perugia, Roma La Sapienza, Roma Tre, Salento e Trento; la LM-38 (Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale) a Palermo e perfino la LM-39 (Linguistica) a Pisa, in seguito alla fusione tra LM in Linguistica e LM in Traduzione Letteraria e Saggistica. Si arriva così a un totale di 18 atenei, con una distribuzione geografica abbastanza uniforme, in cui prevale il Nord ma sono ben rappresentati anche il Centro e il Sud. Di questi, solo tre prevedono il numero chiuso con esame di ammissione: Milano Altiero Spinelli (massimo 24 posti) e i due ex Sslmit (a Forlì 42 posti per gli studenti italiani e 20 per gli studenti stranieri, mentre a Trieste il numero non è fissato dal bando ma oscilla ogni anno intorno ai 60-70 studenti).
Dal conteggio, sono state escluse quattro LM che privilegiano la traduzione non editoriale (Traduzione specialistica a Bari, Traduzione e interpretariato a Genova, Traduzione specialistica a Napoli L’Orientale e Traduzione tecnico-scientifica in Salento) e due LM che, a dispetto del nome, non contengono insegnamenti laboratoriali di traduzione: Messina (Lingue moderne: letterature e traduzione) e Urbino (LM in Lingue straniere e studi interculturali, con un curriculum in Traduzione editoriale e formazione linguistica). Va detto che quest’ultimo rappresenta un caso particolare, perché si tratta di un corso più orientato alla didattica delle lingue straniere e quindi più teorico.
Tra le diciture dei corsi di laurea si incontrano molte differenze, non sempre giustificate. Spesso la parola «traduzione» resta senza aggettivi. Talvolta si parla di traduzione letteraria (Macerata, Napoli L’Orientale, in uno dei due percorsi di studio di Pisa), in altri casi di editoriale (Venezia Ca’ Foscari), in altri ancora di interculturale (Perugia, Roma Tre), ma l’aggettivo prevalente è specialistica (Cagliari, Milano Iulm e nelle due ex Sslmit), con qualche possibile rischio di confusione nel distinguere l’ambito editoriale da quello settoriale.
Con il passare del tempo, si è andati verso un ampliamento delle lingue di studio. Alla tradizionale cinquina che comprende inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo, si sono affiancate altre opzioni. Negli ultimi anni il cinese si è affermato come la principale novità, con addirittura un corso espressamente dedicato a Venezia Ca’ Foscari (sede di Treviso) che comprende due diverse varietà linguistiche, affiancando al mandarino anche il cantonese. Si ritrova il cinese anche all’ex Sslmit di Forlì e a Roma Unint. Tra le lingue europee meno diffuse, resistono alcune specificità culturali, come lo sloveno a Udine, e qualche caso isolato, come il nederlandese a Milano Altiero Spinelli e un percorso per classicisti a Pisa, in cui si può scegliere come lingua di lavoro accanto a una lingua moderna il latino o il greco. Ma il discorso resterebbe incompleto senza menzionare il fenomeno che ha destato scalpore in molte altre facoltà universitarie: l’obbligatorietà dell’inglese, la lingua da cui si traducono più libri in Italia. A Milano Iulm, Milano Altiero Spinelli e da alcuni anni anche a Forlì (ma non a Trieste), l’inglese è diventato irrinunciabile per i nuovi iscritti. Per ora ci limitiamo a registrare la tendenza, che potrebbe estendersi in futuro ad altri atenei.
Infine, concludiamo la carrellata con i dati quantitativi più recenti e più attendibili, che si riferiscono al 2017 (la fonte è Almalaurea). Quanti sono i laureati formati in traduzione editoriale ogni anno? Ebbene, da un calcolo approssimativo ma affidabile, si giunge a un dato che dovrebbe far riflettere. Il totale oscilla intorno ai 900 studenti all’anno, di cui più di 500 nella classe di laurea LM-94. Una cifra che appare ragionevole definire sproporzionata rispetto alle esigenze del mondo dell’editoria, e che non contempla tutti coloro che hanno frequentato insegnamenti di traduzione anche in altri curriculum non incentrati sulla materia.
Il mondo non accademico
Tra i corsi extra-accademici, ci siamo concentrati su quelli che esistono da più tempo e che prevedono un maggior numero di ore di lezione. Abbiamo consapevolmente escluso numerosi seminari e workshop di alto livello ma di durata più breve. Inoltre, diversi editori propongono corsi tenuti direttamente dai propri collaboratori. In questi casi, la traduzione rappresenta solo una parte di un discorso più articolato che comprende anche l’editing, la comunicazione e la filiera del libro in generale, spesso organizzato in moduli frequentabili anche separatamente. Molti di questi corsi (a loro volta esclusi dall’elenco) sono ideali per completare e perfezionare una formazione di più ampio respiro acquisita in precedenza, sempre tenendo presente che si può diventare traduttori editoriali seguendo molte strade differenti.
Accanto ai corsi che prevedono la presenza in aula degli allievi (come si usa ormai abbreviare, corsi “in presenza”), sono aumentati negli ultimi anni quelli a distanza in versione on-line. In questo numero di «tradurre» trovate testimonianza di entrambe le modalità, che possono comportare differenze sul piano del rapporto personale tra docente e allievo. La possibilità di seguire lezioni a distanza sopperisce, almeno in parte, alla distribuzione geografica non uniforme, che tende a escludere le regioni meridionali e a concentrarsi nelle capitali dell’editoria, Roma e Milano.
Rispetto al mondo accademico, si riscontra una minore varietà di lingue di studio. Tra le lingue meno diffuse, si segnalano l’arabo (a Vicenza, in un corso ormai longevo, giunto alla quattordicesima edizione) e lo svedese (a Misano, in un corso introdotto solo da qualche anno accanto ai laboratori delle lingue più praticate). Non stupisce la presenza massiccia dell’inglese.
Concludiamo con una raccomandazione. Prima di iscriversi a qualsiasi corso, oltre a valutare i costi e le ore di lavoro richieste, è fondamentale informarsi sugli insegnanti. La serietà dell’ente di formazione conserva tutta la sua importanza, ma imparare da un insegnante che traduce per l’editoria con regolarità aiuta a chiarirsi le idee su tutti gli aspetti della professione.
Elenchiamo qui di seguito i principali corsi non accademici:
1. Corsi di alta formazione, perfezionamento e specializzazione
Misano Adriatico (Rimini), SSMLSan Pellegrino: Corso di perfezionamento «Tradurre la letteratura», da inglese, francese, spagnolo, tedesco, russo, portoghese e svedese (104 ore, 2200 euro)
Torino, Agenzia TuttoEuropa: Scuola di specializzazione in traduzione editoriale, dall’inglese (tutti gli anni) e da francese e spagnolo ad anni alterni (468 ore + 320 di stage, gratuito in quanto corso finanziato interamente dal Fondo Sociale Europeo)
Varese, SSML: Corso di Alta Formazione in Teoria e pratica della traduzione letteraria e scientifica dall’inglese (accessibile con laurea triennale, modulo letterario non separabile da quello scientifico, 45 ore, 1000 euro)
Vicenza, SSML: Master in traduzione letteraria-editoriale dall’arabo (accessibile con laurea triennale, 160 ore + 80 tirocinio, 3500 euro); Master in traduzione editoriale dall’inglese (accessibile con laurea triennale, si può frequentare il solo modulo di editoriale composto da 90 ore + 80 tirocinio, 1800 euro); Master in traduzione editoriale-tecnico-scientifica dal tedesco (accessibile con laurea triennale, non si può frequentare separatamente il solo modulo di editoriale, 160 ore + 80 tirocinio, 3500 euro)
2. Corsi in presenza
Griò (Bologna e Roma): Traduzione editoriale, da inglese, francese, spagnolo (61 ore, 680 euro)
Herzog (Roma e Milano): Traduzione letteraria da inglese, francese, spagnolo, tedesco (tedesco solo a Milano) (28 ore, 580 euro)
Scuola Holden (Torino): «Bella e fedele. Come affrontare una traduzione letteraria», dall’inglese (44 ore, 1400 euro)
Oblique (Roma): Corso di traduzione letteraria dall’inglese (30 ore, 750 euro)
3. Corsi on-line
Isabella Blum: Vari corsi in modalità online (270 euro ogni modulo)
Langue&Parole: Corso pratico per traduttori editoriali, online e a distanza, da inglese, francese, spagnolo, tedesco e portoghese (15 ore circa, 445 euro)
STL Formazione (Pisa): Corsi in presenza e online di vari tipi (corso principale: 10 ore e mezza, 265 euro)
4. Corsi semi-accademici
Napoli, Instituto Cervantes e Università L’Orientale: Corso di traduzione letteraria per l’editoria dallo spagnolo (accessibile con laurea magistrale, 50 ore, 750 euro)