di Sara Culeddu
Lo spazio che Enzo Ferrieri dedica alle letterature scandinave rivela quanto «Il Convegno» abbia assunto un ruolo di mediazione per le letterature scandinave che con tutta probabilità si è spinto anche oltre le intenzioni dello stesso Ferrieri.
Nell’introduzione all’antologia de «Il Convegno» (Ferrieri 2020) si esprime il desiderio di creare una carta geografica della letteratura contemporanea, mappando lo spirito moderno europeo. In quest’ottica il progetto di Ferrieri realizza a mio avviso due cose: da un lato inserisce di fatto la Scandinavia in questa carta europea in un modo in cui ancora non era mai stato fatto in Italia; dall’altro è capace di coglierne proprio lo spirito moderno, con un’attenzione alla letteratura contemporanea che amplia la percezione di un Nord che, fino a quel momento, era stato prevalentemente ibseniano, strindberghiano e kierkegaardiano.
Ibsen, Strindberg e Kierkegaard erano noti al pubblico italiano soprattutto attraverso la mediazione della cultura tedesca: ora, benché la mediazione tedesca resti importante anche per «Il Convegno», il progetto di Ferrieri fa in modo che la Scandinavia entri direttamente nel radar dell’esplorazione della modernità diventando rilevante, e lo fa tramite l’intercettazione pionieristica di alcuni autori centrali, quali Jens Peter Jacobsen e Knut Hamsun, i quali avrebbero dovuto aspettare gli anni Ottanta del Novecento e la rilettura critica di Claudio Magris per essere di nuovo inquadrati all’interno della grande stagione letteraria a cavallo tra Otto- e Novecento. Tale pionieristica intercettazione, tuttavia, è a sua volta dovuta all’iniziativa del gruppo di Ferrieri di individuare alcuni mediatori che avrebbero avuto un ruolo centrale nella storia della scandinavistica italiana e che – seppur in modo diverso – nascono proprio tra le pareti de «Il Convegno».
Il senso principale di una rassegna sulle letterature scandinave ne «Il Convegno» non può che essere il racconto di come e perché questi mediatori siano stati rilevanti per gli studi scandinavi in Italia e di quale ruolo abbia avuto la rivista nel formarli. Da ultimo, si intende dedicare un piccolo cenno alla traduzione di un estratto di Markens grøde (1917, Germogli della terra) di Knut Hamsun apparsa nel primo anno di vita de «Il Convegno».
Il primo mediatore che si procede a introdurre è Giuseppe Gabetti, il cui rapporto con Enzo Ferrieri è stato indagato da Bruno Berni (Berni 2019): all’epoca della nascita de «Il Convegno» Gabetti ha appena ottenuto la cattedra di letteratura tedesca all’Università di Roma ed è dunque un germanista, ma è interessante proprio che la sua traiettoria si evolva contemporaneamente al consolidamento della sua relazione con la rivista di Ferrieri. Gabetti e Ferrieri entrano in contatto nel 1923 (tramite Bonaventura Tecchi, che di Gabetti era allievo): se i primi contributi di critica di Gabetti per «Il Convegno» sono incentrati su grandi nomi della letteratura tedesca, è a partire dalla sua esperienza come conferenziere che comincia a orientarsi sulle letterature scandinave. Gabetti intuisce che «Il Convegno» può essere per lui il luogo in cui smettere i panni dell’accademico e dedicarsi al desiderio di esplorazione e di divulgazione, che sono nello spirito della rivista stessa. «Il Convegno» rappresenta dunque il luogo e il mezzo tramite cui il germanista comincia a guardare a Nord e questa esplorazione si concretizza dapprima in un ciclo di quattro conferenze – su Strindberg, Fröding, Heidenstam e Lagerlöf – che si svolgono nella sede del Circolo del «Convegno» tra il 22 febbraio e il 10 marzo 1926, e poi nel numero unico del maggio-giugno 1926 interamente dedicato a J.P. Jacobsen. Questa esperienza si sarebbe rivelata feconda di conseguenze sia per Gabetti che per la scandinavistica italiana. Innanzi tutto, infatti, Gabetti avrebbe trasformato i testi delle sue conferenze in una raccolta che avrebbe composto la prima storia delle letterature scandinave edita in Italia (Gabetti 1926). In secondo luogo, dalla sua posizione accademica avrebbe contribuito alla formazione di giovani studiosi di letterature nordiche, ponendo le basi per la disciplina della Scandinavistica italiana. Poi, nel 1931, da neodirettore dell’Istituto Italiano di Studi Germanici a Roma avrebbe incentivato la diffusione delle letterature nordiche ampliando la biblioteca dell’Istituto e rafforzando una rete di scambio con il Nord. Infine, le pagine de «Il Convegno» lo avrebbero spinto su una strada nuova, ovvero quella della traduzione scandinava. Le traduzioni dei testi di Jacobsen per il numero del convegno sono infatti il primo banco prova di Gabetti come traduttore (in un’operazione ancora ibrida di traduzione diretta e indiretta; cfr. Berni 2019). In sintesi, grazie alla rivista Gabetti diventa il primo scandinavista italiano, produce la prima storia delle letterature scandinave e diventa traduttore di letterature nordiche.
L’attività di traduzione accompagna al secondo mediatore protagonista di questa storia, Giacomo Prampolini, che alla nascita de «Il Convegno» ha vent’anni e viene reclutato fin da subito come traduttore. Allora Prampolini è già poliglotta (cfr. Culeddu 2018): in parte ha appreso queste lingue da autodidatta, in parte frequentando il Circolo filologico milanese, dove in quegli anni insegna Eugenio Levi, che probabilmente è il suo contatto di accesso a «Il Convegno». Nel 1921 al giovane Prampolini viene affidata la traduzione del Risveglio di primavera di Wedekind, primo titolo del Convegno Editoriale, e nello stesso anno la rivista pubblica le sue traduzioni di poeti olandesi. Da questo momento in poi si sarebbe aperto per lui un periodo di intensa collaborazione non solo con «Il Convegno» (1921-30), ma anche con il mondo editoriale e con altre riviste in cui avrebbe prodotto traduzioni, articoli e recensioni di letterature tedesca, inglese, russa, spagnola, nederlandese, scandinava, polacca, ceca, slovacca, ungherese, romena e americana. Tuttavia, il suo campo di interesse si concentra sempre di più sulle letterature scandinave: tra il 1921 e il 1936, dei circa cinquanta volumi da lui tradotti una trentina sono titoli nordici. Anche in questo caso, l’avventura nordica comincia dunque nella cerchia de «Il Convegno», capace di intercettare e incentivare la sua apertura verso le letterature straniere e verso le culture più periferiche ed espressione di minoranze linguistiche. Per quanto riguarda la Scandinavia, ad esempio, Prampolini si fa traduttore della minoranza svedese di Finlandia, degli scrittori della lingua minoritaria norvegese (il nynorsk) e intraprende l’esplorazione, sempre sulle pagine de «Il Convegno», della letteratura islandese contemporanea, la quale trova spazio ancora una volta in un numero unico: quello sulla letteratura islandese del 1930. Nel corso della sua collaborazione con Ferrieri, Prampolini compie almeno due imprese di rilievo: innanzi tutto contribuisce in prima persona a plasmare quella figura modernissima di traduttore professionale e specializzato che allora cominciava a prendere forma – e lo fa soprattutto traducendo rigorosamente dalle lingue originali; in secondo luogo, comincia a mettere a punto una propria visione della letteratura che avrebbe trovato spazio nella sua opera di una vita, una colossale Storia Universale della Letteratura, la cui prima edizione esce tra il 1933 e il 1938 (Prampolini 1933-1938) e in cui trovano spazio anche traduzioni e profili inizialmente comparsi sulle pagine de «Il Convegno». Infine, è opportuno segnalare che la parte scandinava della Storia Universale della Letteratura è considerata la più accurata storia delle letterature scandinave in chiave comparativa mai scritta in Italia (almeno fino al 2019 con l’uscita della Storia delle letterature scandinave di Iperborea).
Questo dato conferma non solo come «Il Convegno» abbia offerto lo spazio e la spinta al primo scandinavista italiano in ambito accademico (Gabetti) e al primo traduttore professionista di letterature scandinave (Prampolini), ma anche come nelle sue pagine siano stati piantati i semi di quelle che sarebbero diventate le due storie delle letterature scandinave italiane di tutto il Novecento.
Si vuole infine dedicare un breve commento all’impresa di Ferrieri nelle vesti di mediatore e traduttore di Hamsun: nel 1920 questi ottiene il premio Nobel per il romanzo Markens grøde e Ferrieri ne traduce due capitoli, accompagnandoli con una presentazione dell’autore. In quel momento lo scrittore norvegese, con all’attivo oltre trent’anni di carriera e già acclamato come padre del modernismo in Russia e in Germania, in Italia era ancora sconosciuto. Il conferimento del Nobel coadiuva l’arrivo tra le mani di Ferrieri di un Hamsun la cui scrittura è in fase di trasformazione: lasciatosi alle spalle lo spirito più moderno e nervoso, lo scrittore si volge verso una forma più epica e un messaggio più reazionario. Si tratta di un Hamsun che di lì a un decennio si sarebbe avvicinato al nazismo e di un romanzo la cui ricezione sarebbe stata condannata dall’acclamazione di Hitler e dalla strumentalizzazione da parte delle macchine della propaganda nazista. Tutto ciò però nel 1920 non è prevedibile e Ferrieri ha il merito di cogliervi tutt’altri spunti – tanto autentici e profondi quanto destinati a essere distorti: il nucleo di modernità che può celarsi dietro la critica alla civiltà e la rappresentazione di un rapporto di comunione con la natura capace di riplasmare l’essenza stessa dell’essere umano.
Bibliografia
Un elenco completo dei contributi di letteratura nordica del «Convegno» si trova nel volume «Il Convegno» di Enzo Ferrieri e la cultura europea dal 1920 al 1940: manoscritti, immagini e documenti, a cura di Angelo Stella, Pavia, Università degli Studi di Pavia, 1991 e in Le letterature straniere nell’Italia dell’entre-deux-guerres. Spogli e studi, Lecce, Pensa Multimedia, 2005 (sottosezioni lett. danese: pp. 211-12; lett. svedese: pp. 215-17; lett. norvegese: pp. 217-19). Il volume curato da Edoardo Esposito consente di vedere i contributi del «Convegno» insieme a quelli usciti su altre riviste.
Berni 2019: Bruno Berni, Le letterature del Nord nelle riviste milanesi. Giuseppe Gabetti e “Il Convegno” di Enzo Ferrieri, in Stranieri all’ombra del Duce. Le traduzioni durante il Fascismo, Milano, FrancoAngeli, pp. 155-166
Culeddu 2018: Sara Culeddu, Giacomo Prampolini (Milano 1898-Pisa 1975) in «tradurre. pratiche teorie strumenti», n. 14 (https://rivistatradurre.it/giacomo-prampolini-milano-1898-pisa-1975/)
Ferrieri 2020: Enzo Ferrieri, «Il Convegno». Per un’antologia, a cura di Anna Modena e Anna Antonello, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
Gabetti 1926: Giuseppe Gabetti, Le letterature scandinave, Padova, Milani; Nuova ed. 2016 a cura di Bruno Berni, Roma, Istituto Italiano di studi germanici
Prampolini 1933-1938: Giacomo Prampolini, Storia universale della letteratura, 7 voll., Torino, UTET