di Andrea Sirotti | Per affrontare in modo esauriente l’argomento delle traduzioni italiane di poesia anglofona dovremmo rispondere ad alcune domande preliminari. Che cosa spinge un editore piccolo o grande a superare tutte le difficoltà – economiche, burocratiche, contrattuali – per proporre al pubblico italiano poeti sconosciuti, benché magari affermati e apprezzati in patria? Che pubblico ha da noi la poesia anglofona (o la poesia tout-court)? Un editore può ancora permettersi operazioni di tipo squisitamente culturale? Ѐ possibile fare di più per educare il lettore all’apprezzamento delle poesie “degli altri”? Esiste un legame stretto e fertile tra accademia, critica ed editoria?
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A volte ritornano (ma in gran silenzio)
STORIA DI UNA NUOVA TRADUZIONE DI CAMUS di Damiano Latella | Dal 1947 al 2015. Tanto è durata la prima traduzione di un classico della letteratura francese del Novecento. Fino all’anno scorso (come ha fatto Fabio Stassi sul n. 6 della nostra rivista), si poteva citare un’unica persona per la traduzione di L’étranger di Albert Camus. Alberto Zevi,