Vizi e virtù dei dizionari bilingui francese-italiano

LE RISORSE PER IL TRADUTTORE DAL FRANCESE

di Annick Farina

L’importanza del dizionario bilingue viene spesso sminuita, sia da parte di chi insegna la lingua e la traduzione, sia (forse di riflesso) dal traduttore stesso. Il disdegno espresso per queste opere si può ritrovare nell’immagine del bilinguismo totale del traduttore e della sua presunta capacità di creare in modo “automatico” il collegamento fra due lingue perfettamente conosciute. L’unica défaillance che gli si può concedere risulta quella di non capire una parola, caso in cui gli basterebbe quindi l’uso di un dizionario monolingue. Un altro fattore determina probabilmente questo disdegno, almeno per la coppia francese-italiano: l’impressione in buona parte giustificata di trovare soltanto un’informazione parziale nei dizionari bilingui disponibili sul mercato (assenza per esempio di molte parole e associazioni linguistiche anche non “specialistiche”) e talvolta anche l’inesattezza o improprietà di questa informazione (in particolare nelle proposte di traduzione), da cui deriva la necessità di consultare comunque sempre altre fonti.

Da questa osservazione si può dedurre l’ultimo elemento a sfavore dei dizionari bilingui: le risorse disponibili su internet hanno cambiato radicalmente il lavoro del traduttore e investire in dizionari bilingui può non sembrare più necessario, visto che si trovano dizionari gratuiti e altri tipi di risorse lessicali e di traduzioni on line molto più adatte ai molteplici bisogni dei traduttori. Talvolta è vero, ma ciò rende spesso più complicato il lavoro di ricerca di equipollenze di traduzione, allungando i tempi della ricerca. Cercherò di dimostrarlo in questo articolo, illustrando quanto i dizionari bilingui prodotti da case editrici specializzate e da redattori preparati siano tuttora uno strumento essenziale per il lavoro del traduttore. Come ogni artigiano che conosce i propri strumenti e sa quale usare in ogni situazione, sapendo anche riconoscerne i limiti o difetti, il traduttore potrebbe sicuramente velocizzare e migliorare il proprio lavoro acquisendo una maggiore dimestichezza con i dizionari e scegliendo così quello/i che più fa/fanno al caso suo.

Per illustrare però quanto il disprezzo sopra citato possa essere immeritato, partirò da una frase molto “comune” che potrebbe essere pronunciata per esempio in un ristorante marsigliese: C’est la première fois que je mange du loup. C’est drôlement bon!

Scartiamo subito la possibilità che un traduttore che non ha una conoscenza intima della lingua comune francese parlata/scritta al sud della Loira trovi un aiuto nel dizionario monolingue francese ricercando un’equipollenza francese-italiano alla parola loup: consultando il Petit Robert, il dizionariomonolingue più usato dagli intellettuali francesi, capirà soltanto che quello che si mangia in un ristorante di Marsiglia con ogni probabilità è un pesce e non un Mammifère carnivore vivant à l’état sauvage en Scandinavie, en Asie occidentale et au Canada, et qui ne diffère d’un grand chien que par son museau pointu … [mammifero carnivoro che vive allo stato selvatico in Scandinavia, in Asia occidentale e in Canada, e che si differenzia da un grande cane soltanto per il muso a punta…]. Tuttavia, nella stessa voce, la definizione del pesce chiamato loupPoisson comestible de la Méditerranée – non contiene tratti semantici sufficientemente chiari che permettano di distinguerlo all’interno di una lunga lista di pesci commestibili. L’indicazione «del Mediterraneo» potrebbe anche guidare questo traduttore verso pesci che sono esclusivamente mediterranei, mentre il loup, sebbene venga chiamato in questo modo principalmente nelle regioni prospicienti il Mediterraneo, può essere pescato anche in altri mari e oceani. La differenza fra loup e bar in francese corrisponde di fatto a quella esistente in Italia fra spigola e branzino: sono tutte delle parole di registro standard usate per designare il medesimo pesce, considerate però “geosinonimi” perché usate in diverse aree linguistiche – la prima parola nelle due lingue è più usata nel sud, la seconda nel nord.

Per quanto riguarda le risorse on line, seguirò un percorso che non corrisponderà a una ricerca effettuata realmente da un traduttore professionista, almeno per una parola della lingua comune, ma corrisponderà piuttosto a quella che effettua talvolta uno studente in traduzione. In genere il traduttore consulterà direttamente risorse lessicografiche bilingui per la ricerca di parole semplici e userà altri tipi di risorse soltanto nel caso in cui questa prima ricerca risultasse insoddisfacente.

Dopo una prova “per scherzo” su Google Traduttore, che ci propone «Questa è la prima volta che mangio il lupo. Questo è molto valido!», cerco nelle memorie di traduzione (in questo caso su Mymemory), dove non trovo traccia del segmento di frase che mi interessa e neppure di quest’uso della parola loup. A dire il vero, si trova il riferimento a un pesce, l’Anarhichas lupus (pesce lupo), che però non è quello a cui fa riferimento il mio testo:

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La ricerca della parola “loup” su Wikipedia ci fornisce una voce loup riferita al mammifero. Cliccando sul link verso gli omonimi della parola (che, però, soltanto un utente “esperto” noterebbe) si accede a una voce dedicata ai pesci che vengono chiamati con questa parola. Da questa voce, procedendo per deduzione dopo aver aperto tutte le pagine relative ai vari pesci chiamati volgarmente loup, potremmo individuare il Dicentrarchus labrax come il pesce che con più probabilità si mangia in un ristorante di Marsiglia e, grazie ai link verso le diverse lingue disponibili sulle pagine di Wikipedia, accedere alla voce italiana Dicentrarchus_labrax, in cui appaiono tutti e due i nomi che potrei usare in una traduzione italiana: spigola e branzino.

Occupiamoci ora di quello che i dizionari bilingui disponibili gratuitamente on line e i cartacei e/o Cd-Rom disponibili in commercio ci avrebbero permesso di trovare con molta più rapidità, illustrando a partire da questa semplice ricerca i pregi e difetti di ognuno di loro.

Il dizionario bilingue Larousse on line http://larousse.it/dictionnaires

Creato sulla base di dizionari Larousse di piccole dimensioni, i bilingui disponibili gratuitamente on line sul sito di Larousse non risultano di grande interesse per il traduttore, anzi possono indurlo in errore. La ricerca della parola loup risulta un buon esempio per dimostrarlo:

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Come in questo caso, generalmente l’informazione si riduce alla proposta di traduzioni semplici distinte fra di loro da indicazioni semantiche senza esempi, con poche associazioni (polirematiche). Nel caso di loup, si può notare che l’informazione semantica distintiva non permette di distinguere chiaramente i casi in cui si può tradurre con uno o l’altro dei traducenti proposti: sia il luposia la spigola sono dei carnassiers (sono tutti e due carnivori). Questo potrebbe orientare un traduttore (soprattutto di madrelingua francese) a scegliere la parola sbagliata pensando che «lupo» si possa usare in italiano per dei pesci carnivori; infatti l’aggettivo carnassier è più spesso usato in francese per riferirsi a pesci che a mammiferi, come conferma la ricerca di carnassier su Google Immagini in cui si vedono esclusivamente pesci e materiale da pesca. La scelta di ridurre le proposte di traduzione al minimo (qui, una parola per ogni unità di traduzione rilevata), e di farlo anche quando esistono più parole capaci di rendere lo stesso significato nella lingua d’arrivo, può essere fonte di errori. Un traduttore che per esempio dovesse tradurre un menu per un ristorante francese di Milano sceglierebbe branzino piuttosto che spigola per fare corrispondere la sua scelta a quella che “parla” di più ai clienti milanesi.

L’assenza di esempi che permettano di avere un’idea del contesto in cui sono usate le parole descritte, insieme alla scelta di indicatori semantici discutibili, possono indurre dubbi nell’interpretazione corretta di un messaggio, come nel caso della seconda parte dell’esempio citato prima: C’est la première fois que je mange du loup. C’est drôlement bon!

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Dopo la lettura di questa voce, il traduttore può chiedersi se nella sua frase la bontà del pesce sia considerata buffa, strana o terribile… Senza dubbio, anche se riesce a dedurre dall’informazione semantica che si tratta di un sinonimo di très,non trova alcun aiuto per trovare in italiano un corrispondente stilistico di drôlement in questa accezione(potrebbe corrispondere, secondo l’intensità e il registro voluti dal contesto, a strabuono, buonissimo, davvero buono più che a terribilmente buono…). Questo problema riguarda di fatto la maggioranza dei lemmi che hanno connotazioni particolari (non standard), di cui si preoccupano poco i dizionari di piccole dimensioni e quei dizionari che non sono stati (sistematicamente) aggiornati negli ultimi decenni e che riproducono, talvolta a loro insaputa, tendenze puristiche di altri tempi.

Nella fattispecie, non solo mancano la maggioranza delle parole gergali francesi (anche quelle molto frequenti, quali chiottes, gouine, meuf, keuf ecc.), ma quelle presenti hanno raramente un traducente con la stessa connotazione. Si possono citare per esempio connerie, per cui si propone la traduzione «cavolata»,e l’associazione c’est de la connerie, tradotto con «è stupido». In entrambi i casi la proposta del dizionario neutralizza non solo una parte importante delle connotazioni della parola connerie (generalmente più offensiva di qualsiasi derivato di «cavolo» o di «stupido» in italiano), ma anche quelle sfumature semantiche che dipendono dal contesto. Infatti connerie, secondo il contesto (se usato al plurale con dire o faire per esempio), corrisponde di più a parole come cazzata o stronzata. Avendo un lemmario molto piccolo, l’assenza generalizzata di parole “connotate” riguarda anche i vocaboli tecnici e scientifici. Abbiamo cercato per esempio termini medici più o meno specialistici, e tutti sono risultati assenti dal dizionario: acéphalie e acéphale, aboulie, abortif…

Il Grand Dictionnaire bilingue italien Larousse (Larousse, Paris, 2011)

Esistono vari dizionari bilingui francese-italiano pubblicati dall’editore Larousse, ma questo è l’unico che abbia un lemmario abbastanza ampio da poter essere usato da traduttori (secondo l’editore: 125.000 lemmi). È una riedizione del dizionario pubblicato da Rizzoli nel 2006, ma questa nuova edizione non comprende un Cd-Rom, il che lo rende poco utile per la maggior parte dei traduttori. Probabilmente l’opera si rivolge soprattutto al pubblico delle scuole, ragione per cui non è stato considerato questo tipo di supporto. Trattandosi dell’unico dizionario bilingue italiano-francese edito da una casa editrice francese, è in modo evidente orientato verso l’utente francese, con un contenuto pensato più per il décodage dell’italiano e l’encodage in francese che per il contrario. È almeno quanto si può dedurre da vari accenni presenti in copertina e nell’introduzione, come l’informazione che il dizionario comprende note di «civiltà italiana». Non sono però riuscita a trovare esempi di queste informazioni culturali con una ricerca mirata su vari lemmi che mi sembrava necessitassero di questo tipo di spiegazioni: guelfa e ghibellino, gonfaloniere, Rinascimento, panettone; calcio (storico) e falò delle vanità mancano invece del tutto.

Torniamo però alla nostra frase: C’est la première fois que je mange du loup. C’est drôlement bon!.

La voce «loup» contiene, come supposto, molte più informazioni di quella del Larousse on line:

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Il traduttore che cerca un loup che si mangia in un ristorante troverà probabilmente alla svelta le parole spigola e branzino, per cui andrà forse a controllare nel suo dizionario monolingue italiano o in un’enciclopedia se si riferiscono allo stesso pesce e/o se la scelta dell’uno o dell’altro non introduca piuttosto una differenza di connotazione. Fino a oggi nessun dizionario bilingue ha inserito limiti d’uso e indicazioni semantiche distintive sui traducenti sinonimi (in questo caso: [uso più frequente nel Sud/Nord dell’Italia]). Questo potrebbe evitare molte verifiche e rappresentare dunque un risparmio di tempo per il lettore. Di sicuro, gli indicatori semantici (inseriti però a questo scopo) non l’hanno guidato nella scelta della serie spigola, branzino rispetto a quella lupo o tesoro o loppa: come altri dizionari bilingui, il Larousse usa gli indicatori di campi tecnici come indicatori semantici distintivi, invece di distinguere l’informazione sulla denotazione della parola da quella sulle sue connotazioni. Nel caso della parola loup usata per parlare della scoria della ghisa, l’etichetta “Met” indica l’appartenenza a un campo terminologico preciso, la metallurgia, e corrisponde a una connotazione “tecnica” della parola, mentre “Itt” (per “ittiologia”, che la maggioranza dei lettori interpreterà soltanto dopo avere consultato un dizionario monolingue) indica soltanto uno dei campi semantici a cui appartiene la parola loup, parola della lingua comune usata per parlare di un tipo di pesce chiamato dallo specialista con altri nomi (Dicentrarchus con l’indicazione specifica relativa alla specie). Quanto detto vale anche per l’etichetta “Zool”, che dovrebbe permettere di distinguere il loup mammifero dal loup pesce: peccato che l’ittiologia sia un ramo della zoologia e che questo indicatore non abbia, quindi, nessun valore distintivo.

Se l’organizzazione, la sistematicità e l’efficacia nella presentazione delle informazioni lasciano a desiderare, nel Larousse sono in compenso presenti numerosi esempi legati a contesti vari e talvolta ricchi di proposte per il traduttore, soprattutto in voci relative a parole che presentano molte sfumature semantiche dipendenti dal contesto d’uso. È il caso di drôlement:

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La parte 3 di questa voce, che si riferisce all’uso colloquiale dell’avverbio drôlement, ha il vantaggio importante di non limitarsi semplicemente a proporre dei traducenti. Infatti, come gli esempi mostrano, nella maggior parte dei casi sarà necessario fare ricorso alla strategia della “modulazione” per rendere il significato portato da drôlement nelle varie frasi in cui può apparire, e rari sono i casi in cui la scelta di tradurlo in italiano con gli avverbi proposti come traducenti (tremendamente, moltissimo) sarà la migliore.

Il DIF, Dizionario Italiano-Francese, Hachette-Paravia, Parigi-Torino, 2007

drôlement

1    colloq. (très, beaucoup) molto, veramente, terribilmente; il est drôlement énervant è terribilmente irritante; c’est drôlement bon è veramente buono; les prix ont drôlement augmenté i prezzi sono terribilmente aumentati
2   (bizarrement) stranamente; s’habiller drôlement vestirsi in modo strano; regarder, sourire drôlement guardare, sorridere in modo strano.

Il DIF è generalmente il dizionario francese-italiano più completo per la descrizione del francese colloquiale, ma nel caso di drôlement ci sembra meno ricco del Larousse. Questa voce illustra però quanto il modello editoriale scelto per la presentazione dell’informazione lessicale e delle traduzioni sia particolarmente efficace: l’uso dei colori nella versione su Cd-Rom permette al lettore di visualizzare subito la scaletta della voce per orientarsi verso la parte che riguarda il significato della parola nel contesto in cui la deve tradurre. Interessante anche la scelta di mettere all’inizio della voce il significato più frequente della parola (très, beaucoup) invece di seguire l’ordine dei significati proposto dai dizionari monolingui, generalmente legato all’evoluzione storica del significato nella lingua descritta. Per quanto riguarda l’architettura di questo dizionario, mi sembra essenziale illustrare anche un’altra novità interessante introdotta in molte delle sue voci: l’indicatore di collocazione, che appare molto spesso nei dizionari bilingui francese-inglese ma che non è usato da altri dizionari bilingui francese-italiano. Questo tipo di etichetta proviene dal Dictionnaire Hachette-Oxford da cui è stato estratto il lemmario del DIF:

cracher

I     tr.
1    (ce qui est dans la bouche) sputare [noyau, aliment]; cracher du sang sputare sangue; cracher ses poumons sputare i polmoni; crache-le, crache sputalo, sputa
2    colloq. (payer) sputare [somme] 3    (dire) cracher des injures à qn. sputare degli insulti a qcn.; “bande d’idiots,” cracha-t-elle “banda di idioti,” sbottò lei; elle lui cracha à la figure que lei gli sputò in faccia che
4    (émettre) sputare [flammes]; gettare [fumée]; sparare [balles]

II    intr.
1    [personne] sputare
2    fig.cracher sur qn., qch. sputare su qcn., qcs.; colloq. je ne cracherais pas dessus non ci sputerei sopra
3    [robinet, stylo] schizzare; [radio] crepitare

Da una piccola indagine sulle strategie di lettura dei dizionari bilingui che avevamo effettuato qualche anno fa su studenti universitari di lingue e letterature straniere e insegnanti di lingua avevamo notato che questo indicatore di collocazione(inserito fra parentesi quadre nella voce citata sopra) era totalmente ignorato dalla maggioranza dei lettori, che per scegliere un traducente si focalizzavano sugli esempi. Da ciò avevamo dedotto che sarebbe necessario aiutare gli utenti dei dizionari a decifrare questo tipo di informazione, accompagnandola con esempi per rinforzarla. La maggior parte dei lettori della voce cracher del DIF non decodificherà infatti questa informazione sulle scelte traduttive in funzione delle parole con cui si combina il verbo, che tuttavia sono molto interessanti e non fornite in modo così schematico e chiaro dagli altri dizionari. Da questi indicatori di collocazione si può infatti dedurre per esempio che nel suo uso transitivo, quando è seguito da un complemento oggetto (indicatore dopo il traducente) del tipo noyau, aliment (tipo elle crache le bout de pomme empoisonné), il verbo si traduce con «sputare», mentre quando è seguito da un complemento di tipo balles (o sinonimo: per esempio son pistolet crache des balles / son fusil crache du plomb) si traduce con «sparare»; nel suo uso intransitivo invece (indicatore prima del traducente), quando il soggetto appartiene alla categoria semantica personne (ma grand-mère crache par terre) il verbo si traduce con sputare; quando il soggetto appartiene alla categoria robinet, stylo (mon stylo crache sottintendendo dell’inchiostro, o le robinet crache,sottintendendo dell’acqua) con «schizzare».

Il lettore comune di dizionari capirà forse meglio l’informazione fornita dagli altri dizionari tramite esempi – «stylo qui crache, stilografica che schizza» (Boch, cracher B. 2.) o «un stylo qui crache una penna che schizza; un robinet qui crache un rubinetto che schizza» (Larousse, cracher I.2.) – ma il problema sarà di reperire rapidamente queste frasi in voci lunghe, piene, appunto, di esempi, e, come già illustrato, con un’organizzazione interna poco efficace. Nel caso del verbo cracher del Larousse, per esempio, l’indicatore semantico che introduce la parte riservata a questo uso di cracher (I. 2.) è fuir, che sarà interpretato da un francofono come «fuggire» (uso più comune del verbo) piuttosto che «perdere» (riferito appunto a una penna o un rubinetto), e questo secondo significato di fuir non ci sembra neanche sinonimo di cracher, che si riferisce a un tipo di proiezione di liquidi piuttosto che al difetto di lasciarli uscire. Possiamo anche notare che nessuno dei dizionari citati propone una traduzione che renda conto del fatto che mentre il locutore francese lascerà sottinteso l’elemento proiettato dall’oggetto (o animale: vale anche per seppie, calamari, ecc.), la struttura più comune in italiano quando si usa il verbo «schizzare» comprende l’indicazione dell’elemento che schizza: la frase «l’acqua schizza dal rubinetto» sarà più naturale che «il rubinetto schizza».

La voce loup confermerà senza dubbio che la struttura proposta dal DIF è la più chiara tra i dizionari consultati:

loup

1    (mammifère) lupo; le grand méchant loup il lupo cattivo; fig.avoir une faim de loup avere una fame da lupo; fig.manger comme un loup mangiare come un lupo; fig.un froid de loup un freddo cane; à pas de loup con passo felpato; crier au loup gridare al lupo (anche fig.); loup solitaire lupo solitario; fig.jeune loup giovane rampante
2    (poisson) loup (de mer) pesce lupo, branzino, spigola
3    colloq. (terme d’affection) mon petit, grand, gros loup tesoro, tesoruccio mio
4    (masque) maschera f., bautta f.
5    tecn. (défaut) errore, difetto

Locuzioni idiomatiche:

être connu comme le loup blanc essere conosciuto come l’erba bettonica;

hurler avec les loups seguire la corrente;

se jeter dans la gueule du loup gettarsi in bocca al lupo;

faire entrer le loup dans la bergerie mettere il lupo nell’ovile;

  1. elle a vu le loup = ha perso la verginità;
  2. les loups ne se mangent pas entre eux lupo non mangia lupo;
  3. la faim fait sortir le loup du bois = la necessità spinge ad esporsi al pericolo;
  4. quand on parle du loup (on en voit la queue, il sort du bois) quando si parla del diavolo, spuntano le corna;
  5. l’homme est un loup pour l’homme homo homini lupus;

le loup mourra dans sa peau il lupo perde il pelo ma non il vizio;

  1. qui se fait agneau, le loup le mange chi pecora si fa, il lupo se la mangia

 

Locuzioni sostantivali:

loup américain coyote;

loup doré sciacallo;

(vieux) loup de mer (vecchio) lupo di mare;

loup des prairies coyote.

In questa voce, la divisione proposta fra i vari gruppi di significato che corrispondono a traduzioni diverse in italiano è molto chiara e gli indicatori semantici sono stati scelti in modo da permettere all’utente di riconoscere in modo rapido il gruppo che gli interessa (mammifère, poisson…). Come si può notare, c’è una giusta distinzione fra indicazioni di connotazione («colloq.» / «tecn.») in maiuscoletto come prima informazione e indicazioni di denotazione (indicatori semantici) o pragmatiche («terme d’affection») fra parentesi e in corsivo. Le associazioni linguistiche sono indicate in ordine alfabetico alla fine della voce e divise fra «locuzioni idiomatiche» (espressioni cristallizzate o proverbi) e «locuzioni sostantivali» (collocazioni/sintagmi).

Possiamo però notare l’assenza del significato tecnico di ambito metallurgico di cui abbiamo già parlato, il che ci permette di rilevare una lacuna di non poca importanza del DIF, almeno per il traduttore che si occupa (anche) di testi tecnici/specialistici: diversamente dal Boch, che analizzeremo ora, il DIF dedica ai termini tecnici una porzione poco cospicua del suo lemmario.

Il Boch Dizionario francese-italiano, italiano-francese, Zanichelli-Le Robert, Bologna – Parigi, 2014

Qualche anno fa, feci uno studio comparativo delle parole con indicazione di appartenenza a vari campi tecnici nelle edizioni del 2003 del DIF e del Boch. Le riproduco ancora qui di seguito perché rimaste più o meno immutate nelle edizioni più recenti consultate per questo articolo:

 

DIF Boch
Informatica 319 477
Marina 502 1903
Agricultura 257 866
Medicina 900 3756

 

Questa tabella illustra in modo molto chiaro una scelta della redazione dei due dizionari messi qui a confronto per quanto riguarda il lemmario: anche se questi calcoli sono alterati dal fatto che il Boch usa molto più spesso del DIF l’indicazione di connotazione tecnica di una parola come indicazione semantica distintiva, non c’è dubbio che il Boch sia fra tutti i dizionari consultati quello che contiene il numero più alto di termini tecnico-specialistici. La presenza di questi termini è molto utile per il traduttore di testi specialistici, che troverà in questo dizionario una maggiore proporzione di lemmi semplici o associazioni di lemmi che potrebbe avere bisogno di capire e tradurre in un ventaglio più ampio di settori.

Nello stesso studio comparativo avevo rilevato la presenza o assenza – nei tre dizionari DIF, Boch e Garzanti – di parole specifiche relative al campo della medicina, di cui riporto una parte qui sotto (parole che cominciano con le lettere da ab a ad – o significati di queste parole – usate nel campo medico e presenti almeno in uno dei tre dizionari bilingui e/o nel Petit Robert). In questo esempio la presenza o assenza di un’etichetta di appartenenza a un campo tecnico non falsa i risultati:

parole/collocazioni DIF Boch
abaisse-langue X X X
abasie X X X
abcéder X X
abcès X X X
abcès de fixation X
aberration du goût X
abiotrophie X
abiotrophique X
ablation X X X
ablépharie X
abortif X X X
maladie abortive X
éruption abortive X
abouchement X X X
aboucher
aboulie
about X X X
aboutir X X
abrasion X X
absence X X X
absence épileptique X X X
absinthisme X X
abstergent X
absterger X
acapnie X
acariose X X
accès X X X
accident X X X
accident cardiaque X
accident cérébral X
accident pulmonaire X
accident vasculaire X
accommodation X X X
accoutumance X X X
acéphale X X X
acéphalie X X X
acétonémie X X X
acétonémique X X
acétonurie X X X

achalasie

 

X X
achlorhydrie X X
acholie X X
achondroplasie X X
achromatopsie X X X
achromie X X X
achylie X X
acidité gastrique X
acidose X X X
acinésie X X X
acinésique X X
acmé X X X
acné X X X
acnéique X X
acouphène X X X
acousmie X
acrisie X
acrocéphale X X X
acrocéphalie X X X
acrocyanose X X
acromégale X
acromégalie X X
acromégalique X
acrophobie X X X
acte médical X
congestion active X
actinite X
actinologie X
actinomycose X X
actinothérapie X X
acuité visuelle X X
acuponcteur X X X
acuponcture X X X
adaptatif X X
addictif X
addictologie X
addisonisme X
adénie X
adénite X X
adénocarcinome X X

I risultati sono eloquenti: su 79 parole e associazioni presenti in almeno uno dei 4 dizionari consultati, 70 sono presenti nel Boch, 51 nel Garzanti e 35 nel DIF. Tuttavia si può notare che dei 9 elementi che non sono presenti nel Boch e presenti in altri dizionari, cinque sono associazioni, non particolarmente tecniche, di uso frequente nella lingua comune, quali accident cérébral / cardiaque / vasculaire o acte médical (abcès de fixation è più raro e infatti non è presente nel DIF mentre gli altri quattro lo sono). Queste assenze corrispondono a una lacuna del Boch, che non sembra basarsi sulla frequenza d’uso per selezionare i lemmi, mentre sia il DIF sia il Garzanti sembrano aver fatto delle scelte più legate a questo aspetto in fase di costituzione del proprio lemmario. Questo difetto è però compensato appunto dalla presenza di lemmi specialistici.

loup (1) /lu/
s. m.

1 lupoune meute de loups, un branco di lupi; loup des prairiesloup américain, coyote ● loup (de mer), branzino, spigola, (fig.loup de mer, lupo di mare; loup peint, licaone● (fig.un jeune loup, un giovane leone; avoir une faim de loup, avere una fame da lupo; il fait un froid de loup, fa un freddo cane; être connu comme le loup blanc, essere (conosciuto) come l’erba bettonica; enfermer le loup dans la bergerie, mettere il lupo nell’ovile; se fourrerse jeterse précipiter dans la gueule du loup, gettarsi nella bocca del lupo; hurler avec les loups, seguire l’andazzo; marcher à pas de loup, camminare a passi felpati; entre chien et loup, tra il lusco e il brusco; (giochi“loup y es-tu?”, “lupo, ci sei?”; quand on parle du loup, on en voit la queue, lupus in fabula (lat.), quando si parla del lupo, gli spunta la coda; il fait noir comme dans la gueule d’un loup, è buio pesto; (fam.si tu n’es pas gentil, le grand méchant loup te mangera, se non stai buono il lupo ti mangia; (fig.fam.elle a vu le loup, non è più una novellina; (fig.tête de loup, spazzola per soffitto ● PROV. la faim fait sortir le loup du bois, la fame caccia il lupo dal bosco; PROV. les loups ne se mangent pas entre eux, lupo non mangia lupo; PROV.l’homme est un loup pour l’homme, homo homini lupus (lat.)
2 (fam.vezz.tesoromon petit loup! mon gros loup!, tesoruccio mio
3 mascherina (f.), bautta (f.), moretta (f.)
4 (metall.loppa (f.)
5 (tecnol.errore, sbaglio (in un lavoro)
6 (tess.lupoloup batteur, lupo battitore; loup ouvreur, lupo apritore
chien-loup; dent-de-loup; gueule-de-loup; patte-de-loup; pied-de-loup; saut-de-loup; tête-de-loup; tue-loup; vesse-de-loup.

La voce loup del dizionario Boch conferma le osservazioni già fatte esaminando la stessa voce negli altri dizionari. Infatti, l’architettura delle voci del Boch è poco efficace per reperire le varie unità di traduzione, anche se si può notare uno sforzo nell’inserimento di colori e caratteri diversi per i vari tipi di elementi inseriti. Per esempio, in questo caso i traducenti «branzino» e «spigola» sono indicati nella stessa parte in cui appare il «lupo»mammifero, l’accezione di loup come pesce essendo considerata dal redattore come una riduzione possibile di una collocazione loup de mer con un senso proprio relativo al pesce e un senso figurato che si riferisce probabilmente al vecchio marinaio. Delle ambiguità entrano però in gioco per cui il dizionario non dà nessun aiuto (al contrario, complica in un certo senso l’interpretazione). Infatti, «lupo di mare» e loup de mer sono ambigui sia in italiano che in francese, potendo designare sia un pesce sia una persona, per cui l’utente ha bisogno di essere aiutato per capire questo doppio senso. Invece loup è usato soltanto per designare il pesce il cui nome scientifico è Dicentrarchus labrax («spigola»/«branzino»), mentre si usa l’associazione poisson loup o loup de mer per designare l’Anarhichas lupus (uso molto meno frequente del primo perché riferito a un pesce difficilmente reperibile nelle pescherie francesi…) chiamato appunto «pesce lupo» in italiano nella lingua comune. La presenza della parentesi che offre la possibilità di associare loup de mer a «branzino» o «spigola» è un artificio lessicografico che non può in nessun caso essere giustificato e che non ho ritrovato nei dizionari monolingui francesi.

L’indicazione “(1)” inserita dopo la voce loup ci indica che il dizionario Boch ha creato una voce omonima:

Loup (2) /lu/
n. proprio m. Lupo.

Fino a ora nessun dizionario bilingue ha preso in considerazione la difficoltà di traduzione (o non traduzione) dei nomi propri proponendo delle voci complesse e paragonabili a quelle dei nomi comuni, inserendo informazioni sui vari contesti in cui appaiono, identificando i casi in cui vengono tradotti o meno, ecc. Questo è un esempio flagrante di una voce totalmente inutile: un traduttore, abituato a incontrare dei nomi propri in molti contesti diversi, non si fiderà di una voce costituita da un semplice traducente. Infatti, Loup usato come nome proprio può essere il nome di una costellazione, e in questo caso si traduce effettivamente con «Lupo», ma è anche il nome di diversi santi chiamati spesso in francese anche Leu, e di personaggi storici, e appare anche nella composizione di vari toponimi. In tutti i toponimi in cui appare, l’elemento Loup non si traduce in italiano: Saint-Loup o Rivière du Loup rimangono identici quando tradotti in italiano. Invece i nomi di santi e di personaggi storici, come succede per la maggior parte degli antroponimi fino almeno al Settecento, hanno un corrispondente italiano, e Loup è generalmente tradotto con «Lupo», ma il traduttore dovrà necessariamente cercare attestazioni di una traduzione del nome completo e non dei singoli elementi che lo compongono (i.e. per trovare una traduzione del nome Loup de Troyes, il traduttore non potrà essere sicuro che una traduzione letterale sia accettabile: in questo caso sì, poiché abbiamo effettivamente «Lupo di Troyes»in italiano, ma non è lo stesso per Loup de Ferrières, chiamato in italiano «Lupo Servato», come le ricerche in enciclopedie attestano).

Torniamo però alla prima voce loup, nome comune, e alla descrizione del suo contesto d’uso e in particolare alle collocazioni che contengono la parola loup. Un confronto del numero di collocazioni inserite nei vari dizionari consultati per la voce loup non ci permette di identificare quale sia più ricca di informazioni per il traduttore. Ancora una volta, la voce del DIF velocizzerà probabilmente la consultazione dell’utente che ricerca un’associazione particolare (sintagma, proverbio, ecc.) ma, sia a livello quantitativo che qualitativo, tutti i dizionari si equivalgono, nel bene e nel male. Nel bene, perché in questo caso contengono tutte le associazioni più frequenti (e alcune associazioni specialistiche non rilevate da altri dizionari come nel caso del Boch), e perché la maggior parte delle proposte di traduzione sono valide. Nel male, a livello qualitativo: molte traduzioni non sono convincenti… ma lo vedremo meglio dopo aver analizzato l’ultimo dei dizionari che presenterò in questo articolo: il dizionario Garzanti, il cui pregio si trova appunto probabilmente nella quantità di associazioni linguistiche inserite nelle sue voci.

Il dizionario francese Garzanti, Garzanti linguistica – De Agostini Scuola, Milano, 2006, e versione on line (ridotta) http://www.garzantilinguistica.it/

associazione Garzanti DIF Boch
appétits naturels
appétit sexuel X X X
appétit de brute
assouvir les appétits X
mortifier les appétits X
avoir de l’appétit X X
ne pas avoir d’appétit X
avoir beaucoup d’appétit X
avoir peu d’appétit X
un bon appétit
un grand appétit X
un gros appétit X
un robuste appétit X X X
un solide appétit X
un petit appétit X
un appétit modeste X
un appétit d’ogre X X
un appétit de loup X
un appétit d’oiseau X X X
un appétit maladif
manger avec appétit X X
manger d’un bon appétit
manger sans appétit X X
aiguiser l’appétit X X
ouvrir l’appétit X X
stimuler l’appétit X
donner de l’appétit X X X
mettre en appétit X X X
perdre l’appétit X X
couper l’appétit X X X
manger à son appétit X
demeurer sur son appétit X
rester sur son appétit X X
n’avoir d’appétit pour rien X
Bon appétit X X X
Bon app
appétit de bonheur
appétit de savoir
appétit de vivre X
appétit de plaisirs X
appétit de culture X
appétit de gloire X
appétit de pouvoir X
appétit de conquête X
L’appétit vient en mangeant X X X
Il n’est de sauce que d’appétit X

In un mio precedente studio sui sintagmi nei dizionari bilingui, avevo confrontato la loro presenza/assenza nei vari dizionari bilingui e analizzato il modo in cui venivano trattati in generale rilevando quanto il risultato fosse di poco aiuto per il traduttore per cui questo aspetto è particolarmente importante. Da questo studio emergeva che il dizionario Garzanti è probabilmente quello che ha inserito più esempi di associazioni frequenti, in particolare i cosiddetti “verbi supporto”, quali aiguiser, ouvrir, stimuler, perdre, couper, ecc. per appétit. Per questa voce in particolare, si poteva notare una grande discrepanza a livello quantitativo fra il Garzanti (18 strutture di appétit con i verbi censiti) e gli altri due dizionari (7 sia nel DIF sia nel Boch). Questa differenza è in parte compensata nella nuova versione del Boch, in cui, alla fine di alcune voci, si trova una parte “collocatori” che presenta alcune liste di lemmi che si combinano con la voce studiata. Per esempio, alla fine della voce appétit si trovano due liste: «1 + agg. admirable, aiguisé, bon, faible, formidable, grand, gros, insatiable, pantagruélique, robuste, rude, vorace; 2 + v. aiguiser, calmer, couper, donner de, ouvrir, satisfaire, stimuler». Tuttavia un traduttore non sarà aiutato da queste liste: esse non sono seguite da traduzioni, né possono essere usate per un confronto con la propria lingua visto che la voce appetito non contiene una lista equivalente.

Per quanto riguarda la voce loup, poche sono le differenze da notare nel Garzanti, semplicemente perché gli altri dizionari hanno anch’essi inserito le principali associazioni, ma qualche dettaglio conferma la nostra osservazione relativa alla maggiore attenzione del Garzanti per l’uso del lemma nelle frasi più frequenti in cui si inserisce:

loup [lu] n.m.

1 lupo: le loup hurle, il lupo ulula | (zool.): chien loup, cane lupo; loup américain (o des prairies), coyote; loup peint, licaone; loup (de mer), spigola, branzino | vieux loup de mer, lupo di mare | jeune loup, giovane rampante; yuppie | mon gros (o petit) loup, (fam.) tesoro mio | elle a vu le loup, non è più vergine | tête de loup, spazzola per soffitto | une faim de loup, una fame da lupo; manger comme un loup, mangiare come un lupo | un froid de loup, un freddo cane | marcher à pas de loup, camminare a passi felpati | entre chien et loup, fra il lusco e il brusco | loup y es-tu?, (gioco infantile) lupo ci sei? | il fait noir comme dans la gueule du loup, è buio pesto | hurler avec les loups, seguire la corrente | tenir le loup par les oreilles, essere in gravi difficoltà | enfermer le loup dans la bergerie, mettere il lupo nell’ovile | être connu comme le loup blanc, essere conosciuto come l’erba bettonica | se mettre (o se jeter o se fourrer) dans la gueule du loup, gettarsi in bocca al lupo | (prov.): les loups ne se mangent pas entre eux, lupo non mangia lupo; l’homme est un loup pour l’homme, homo homini lupus; quand on parle du loup on en voit la queue, lupus in fabula; quando si parla del diavolo, spuntano le corna; on apprend à hurler avec les loups, chi va con lo zoppo impara a zoppicare
2 (fig.) orso, misantropo: il ne voit jamais personne, il vit comme un loup, non vede mai nessuno, vive come un orso
3 mascherina (f.) (di carnevale), bautta (f.), moretta (f.)
4difetto, errore, lacuna (f.)
5(metall.) loppa (f.)
6 (Borsa) speculatore, operatore irregolare.

Il primo esempio proposto da Garzanti e non dagli altri dizionari corrisponde perfettamente ai bisogni del traduttore e ai casi di difficoltà per cui egli spesso non trova nessun aiuto in altre risorse se non nei dizionari: quale verbo viene usato per parlare del verso del lupo? In francese il lupo hurle. Esiste anche un verbo hululer o ululer,che però si usa soltanto per uccelli rapaci notturni (voce ululer TLFi: Le suj. désigne un oiseau rapace nocturne). Se effettivamente in italiano il verbo usato per parlare del verso del lupo è ululare e non urlare,la presenza di questo esempio è fondamentale nella voce loup poiché il traduttore, che conosce di sicuro il verbo hurler, potrebbe non ritenere essenziale andarlo a cercare nel suo dizionario bilingue e, trovandosi in una situazione di “interferenza” molto frequente per chi traduce soprattutto coppie linguistiche vicine etimologicamente, potrebbe scegliere nella propria lingua un’associazione che gli sembra corretta (il lupo urla) anche se non ha lo stesso stile o la stessa frequenza di quella originale (più vicina a il lupo ulula). Dalle mie ricerche risulta che un lupo può urlare o ululare, ma il semplice fatto che entrambi gli usi siano possibili, mentre in francese soltanto hurler è possibile, giustifica l’inserimento dell’esempio e della sua o delle sue traduzioni possibili in italiano.

Questa osservazione mi conduce a una riflessione conclusiva che riguarda un elemento che avevo lasciato in sospeso: la qualità cioè delle proposte di traduzione dei vari dizionari qui analizzati, e in particolare per quanto riguarda la lingua in contesto, sia di esempi di frasi in cui l’associazione delle diverse parole è libera, sia di esempi “polirematici”, cioè di associazioni di parole semanticamente o sintatticamente cristallizzate. L’esempio della voce loup che ho citato per ognuno dei dizionari analizzati ci permetterà di avere un’idea delle lacune che si possono trovare in ogni dizionario.

Per l’associazione jeune loup («(Jeune) loup. Jeune homme dynamique et ambitieux qui, parfois, n’hésite pas à employer des moyens peu recommandables pour réussir.» TLFi voce loup), che si può qualificare come di uso standard / classico piuttosto frequente nella letteratura francese e meno forse nella lingua comune di oggi, troviamo varie traduzioni: giovane rampante (DIF/Garzanti), yuppie (Garzanti) e giovane leone (Boch). La prima sembra avere lo stesso significato e la stessa connotazione, la seconda sarebbe un anacronismo nella maggior parte dei testi in cui si potrebbe incontrare e potrebbe essere scelta soltanto nel caso di un adattamento alla realtà di oggi (il jeune loup di una volta corrisponde allo yuppie di oggi), caso poco verosimile nel lavoro di un traduttore; la terza può essere considerata come un’incongruenza o come una sorta di cortocircuito: un’associazione frequente è «leone della finanza», ma questo leone, che sia giovane o meno, si incontra in francese come lion de la finance o (meno frequente) loup de la finance.

L’espressione elle a vu le loup (TLFI voce loup «Avoir vu le loup. Avoir affronté des dangers; en partic., fam., avoir perdu sa virginité») è tradotta diversamente nei tre dizionari: Boch: «non è più una novellina»; DIF: = «ha perso la verginità»; Garzanti: «non è più vergine». Il tentativo di Boch di trovare un’espressione corrispondente sembra piuttosto un fiasco perché il significato dell’espressione non è equivalente (l’uso di «novellina» nel campo della sessualità potrebbe al limite permettere di caratterizzare una donna inesperta ma non riferirsi direttamente alla perdita della verginità), mentre DIF e Garzanti si limitano a una sorta di definizione perdendo l’aspetto metaforico e colloquiale.

Ultima espressione: quand on parle du loup on en voit la queue (TLFI voce loup : «Fam. Quand on parle du loup, on en voit la queue. Quand on parle d’une personne redoutable (ou, p. ext., d’une personne quelconque), elle apparaît»). Troviamo le traduzioni seguenti: «lupus in fabula» (Garzanti, Boch); «quando si parla del diavolo, spuntano le corna»(Garzanti, DIF); «quando si parla del lupo, gli spunta la coda» (Boch). Il fatto che «lupus in fabula» non sia presente nel DIF è da rilevare e corrisponde al suo punto di vista generalmente molto “sincronico”, incentrato sulla lingua di oggi e sulla scelta redazionale di fornire raramente delle serie di traduzioni “sinonimiche” almeno per la parte in cui si illustra l’uso del lemma in contesto. In questo caso però «lupus in fabula» è il corrispondente “classico” più vicino, mentre nella lingua di oggi l’allusione al diavolo (soprattutto) o al lupo (molto meno) sembrano più frequenti. Una ricerca di attestazioni nella letteratura via Google Libri ci permette di notare che il diavolo si trova con grande frequenza in testi letterari soprattutto tradotti dall’inglese o dal tedesco, mentre il lupo appare in molte traduzioni di testi francesi, prova probabilmente dell’influenza dell’espressione originale in queste diverse lingue. Si potrebbe anche immaginare che queste tradizioni letterarie e le loro traduzioni abbiano influenzato i lettori italiani, e che le traduzioni letterali di espressioni straniere siano in parte responsabili del fatto che l’arrugginita espressione latina sia stata spazzata via per lasciare loro il posto.

Spero di essere riuscita a illustrare i vizi e le virtù dei vari dizionari bilingui disponibili sul mercato per la coppia francese-italiano, e quanto il loro uso possa essere utile al traduttore: anche se non adeguata per risolvere tutti i tipi di problemi di traduzione che egli può incontrare né sufficiente per fornirgli tutte le informazioni di cui avrebbe bisogno, la consultazione di un dizionario bilingue (o ancora meglio di più dizionari bilingui) può servire da guida verso scelte che dovrebbero però essere sempre ponderate, e il più delle volte accompagnate da verifiche in altri strumenti quali dizionari monolingui e/o motori di ricerca con testi delle due lingue in cui si lavora, nonché da un’acuta sensibilità linguistica.