Ricordo di un’amica

IL 5 NOVEMBRE 2018 È MORTA ISABELLA VAJ

di Anna Finocchi

Non ci vedevamo spesso, io e Isa, anzi quasi mai. Ma ci sentivamo spesso, molto spesso, per parlare di tutto. Di tutto quello che ci interessava, premeva, importava, incuriosiva, piaceva, dispiaceva, divertiva, addolorava, indignava… Ho avuto raramente con una persona amica uno scambio così fitto e continuo per un tempo così lungo – ci conoscevamo dal 1980 circa – e su un ventaglio così ampio di argomenti.

Tutt’e due lettrici voraci e mai sazie: ci parlavamo anche delle nostre letture, diverse per gusti e per interessi di lavoro: io storica dell’arte, Isa … non è facile definirla. I lettori di «tradurre» l’hanno conosciuta come traduttrice, ma Isa non era solo una persona che conosceva molto bene l’inglese (e l’italiano!): aveva anche una laurea in archeologia, aveva studiato l’arabo, aveva studiato l’arte islamica.

Proprio la sua appassionata conoscenza delle culture dei paesi medio-orientali le ha permesso di tradurre tanto sapientemente i libri di Khaled Hosseini, dei quali non ha solo trasposto le parole dall’inglese all’italiano, ma ha saputo rendere le atmosfere, i colori, i sapori… La stima dell’autore e il premio Procida-Elsa Morante sono stati una giusta ricompensa per il suo lavoro: da dietro le quinte io ne sapevo le difficoltà, gli intoppi, i ripensamenti, perché ci consultavamo reciprocamente sui nostri lavori: a volte io le davo in lettura via e-mail quello che scrivevo, lei mi mandava brani delle sue traduzioni. Così ho potuto seguire, direi pagina per pagina, il Cacciatore di storie, quel libro che Isa ha voluto scrivere, dopo le traduzioni del Cacciatore di aquiloni e di Mille splendidi soli, “per aprire qualche spiraglio sulla cultura afghana, partendo dalle tracce che Hosseini dissemina nei suoi romanzi“ e per “zittire per un attimo la violenza delle armi con la bellezza di un’antica civiltà in gran parte sconosciuta in Occidente”, nella profonda convinzione che il confronto e il dialogo tra le culture siano una inestimabile ricchezza.

E’ questa convinzione che sta all’origine di un altro suo scritto che io ho amato molto, intendo il suo Desiderata. Nata dal versante del suo impegno nel campo dell’archeologia e dallo studio sugli stucchi del Tempietto longobardo di Cividale, quindi fondata su un’approfondita ricerca mirata a cercare di convalidare un’ipotesi seducente, secondo la quale gli stucchi del Tempietto sarebbero opera di artefici provenienti dal mondo omayyade, Desiderata è una fantasia delicata e preziosa, una deliziosa sonata in quattro tempi, in cui la trepida e tremula Ermengarda manzoniana si trasforma in, appunto, Desiderata, una giovane donna consapevole del suo ruolo nel gioco diplomatico tra Desiderio e Carlo non ancora Magno, ma nello stesso tempo disponibile al fascino della bellezza e dell’amore. Bellezza e amore che le vengono da un mondo lontano e ammaliante.

E’ stato bello avere avuto qualcuno con cui condividere (quante volte abbiamo usato questa parola!) anche piccole cose, come lo stupore e la gioia che ci sorprendevano a ogni inizio di primavera davanti al risveglio delle piante sui nostri balconi: a dire il vero, il mio un balcone, un grande terrazzo stracolmo di piante quello di Marmotta. Già, se per tutti era Isa, per un piccolo gruppo di amici che si ritrovava ogni anno in montagna era – e per me sarà sempre – Marmotta, eloquente nomignolo per i suoi sonni profondi e prolungati. Non posso dimenticare una nostra partenza una decina d’anni fa per passare qualche giorno nella casa che allora avevo in Liguria: Marmotta con tremila borse e sacchetti, scialli e sciarpette e tre trasportini per i gatti (due miei, uno suo) che occupavano tutto il sedile posteriore della mia auto. Bianca, la sorella e angelo protettore di Isa, ci guardava partire con l’aria di chi pensa: «due sgangherate in libera uscita! speriamo che non facciano guai». Ovviamente non abbiamo fatto alcun guaio, ma abbiamo serenamente condiviso giornate davanti al mare, con letture e commenti, confidenze e sonni da marmotte. Sì, è stato bello.

Opere di Isabella Vaj

Traduzioni

Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni, Casale Monferrato, Piemme, 2004 (da The kite runner, New York, Riverhead Books, 2003)

Fiona Mountain, La bambina che amava la morte, Casale Monferrato, Piemme, 2005 (da Pale as the dead, London, Orion 2003)

Ian Caldwell e Dustin Thomason, Il codice dei quattro, Casale Monferrato, Piemme, 2006 (da The rule of four, New York, Dial Press, 2004)

Khaled Hosseini, Mille splendidi soli, Casale Monferrato, Piemme, 2007 (da A thousand splendid suns, New York, Riverhead Books, 2007)

Michael Lavigne, La prima vita di Heshel Rosenhelm, Casale Monferrato, Piemme, 2007 (da Not me, New York, Random House, 2005)

Jennifer Cody Epstein, La pittrice di Shanghai, Milano, Rizzoli, 2008 (da The Painter from Shanghai, New York, Norton & Co., 2008)

Rachael King, La musica delle farfalle, Casale Monferrato, Piemme, 2009 (da The sound of butterflies, New York, Harper, 2008)

Alan Drew, Nei giardini d’acqua, Casale Monferrato, Piemme, 2009 (da Gardens of water, New York, Random House, 2008)

Jean Kwok, La strada dei desideri segreti, Milano, Piemme, 2010 (da Girl in translation, New York, Riverhead books, 2010)

Téa Obreht, L’amante della tigre, Milano, Rizzoli, 2011 (da The tiger’s wife, London, Weidenfeld & Nicolson, 2011)

Dinaw Mengestu, Leggere il vento, Milano, Piemme, 2011 (da How to read the air, New York, Riverhead books, 2011)

Khaled Hosseini, E l’eco rispose, Milano, Piemme, 2013 (da And the mountain echoed, New York, Riverhead books, 2011)

Naomi Wood, Quando amavamo Hemingway, Novara, Bookme, 2016 (da Mrs Hemingway, New York, Penguin Books, 2014)

Emily Robbins, L’amore è una terra straniera, Milano, DeA Planeta, 2018 (da A word for love, New York, Riverhead books, 2017)

Altri scritti

Desiderata, Comune di Cividale del Friuli, 2006

Il cacciatore di storie. Un viaggio nel mondo dell’autore de Il cacciatore di aquiloni, Milano, Piemme, 2009

Prestiti da non restituire, in «tradurre. pratiche teorie strumenti», numero 4 (primavera 2013) (https://rivistatradurre.it/2013/05/prestiti-da-non-restituire/)

Adottare una nomenclatura, in «tradurre. pratiche teorie strumenti», numero 6 (primavera 2014) (https://rivistatradurre.it/2014/04/adottare-una-nomenclatura/)

Saremo grati a chiunque potesse integrare questa bibliografia.