UNA ISTITUZIONE CON POCO SPAZIO FISICO MA UN GRANDE SPAZIO CULTURALE
di Simona Cives
Fonder des bibliothèques, c’était encore construire des greniers publics, amasser des réserves contre un hiver de l’esprit qu’à certains signes, malgré moi, je vois venir.
Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve
contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
(Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano,
a cura di Lidia Storoni Mazzolani, Torino, Einaudi, 1988, p. 121.)
Parlare della Casa delle traduzioni citando un testo e un autore così importanti è forse un esordio un po’ ambizioso, ma il libro ha segnato la mia storia di lettrice, e la citazione mi riempie sempre di quell’orgoglio indispensabile per lavorare alla nascita di una nuova biblioteca. A poco più di tre anni dalla sua apertura – era infatti il giugno del 2011 – è forse giunto il momento di tracciare la storia ma anche di fare un bilancio e una riflessione sul futuro di una biblioteca-centro culturale ancora giovane ma con un percorso già molto positivo e che costituisce un’iniziativa unica in Italia.
La storia inizia nel 2008, quando, lasciata la Biblioteca Nazionale per l’Istituzione Biblioteche del Comune di Roma, mi fu affidato l’incarico di sviluppare un progetto per la realizzazione di una Casa delle Traduzioni. L’impresa era di non poco conto: si sarebbe trattato, infatti, non solo di fondare una biblioteca per un’utenza molto caratterizzata, ma anche di riunire, intorno a un’idea, una comunità di traduttori che condividesse il progetto e lo sostenesse, facendo riferimento a un archivio di buone pratiche già messe in atto in iniziative, festival, pubblicazioni sul tema. Molto importante è stata perciò la collaborazione delle associazioni di categoria e di tanti traduttori amici, che ancora oggi ci aiutano nell’organizzazione delle attività culturali e nella selezione degli ospiti in residenza.
Per la verità era già esistita, fin dal 1989, una Casa del traduttore, nell’isola di Procida. La traduttrice Annamaria Galli Zugaro, nota anche per il primo e unico tentativo, in Italia, di istituzione di un’anagrafe dei traduttori editoriali, aveva realizzato una sorta di “albergo diffuso” per traduttori stranieri, che avrebbero potuto, per un periodo più o meno lungo, lavorare in totale tranquillità alla traduzione di un autore italiano godendo delle bellezze dell’isola. Questa esperienza, nata per iniziativa privata e conclusasi con la scomparsa della sua fondatrice, è stata di grande importanza.
Nel giro di trent’anni sono nate in Europa una serie di Case del traduttore con l’obiettivo di promuovere le lingue e le letterature nazionali e di dare al traduttore uno spazio per lavorare in totale tranquillità. Il primo collegio dei traduttori letterari fu fondato nel 1978 a Straelen. Dieci anni dopo sono nati altri centri in Francia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Irlanda, Belgio, Ungheria.La casa di Procida è stata tra i membri fondatori di Recit, Réseau Européen des Centres Internationaux de Traducteurs littéraires, la rete delle case del traduttore europee e da essa prende nome il suo documento istitutivo, la cosiddetta «Carta di Procida», siglata il 21 settembre 1991. In essa sono indicati i requisiti per far parte della rete: «essere un luogo di lavoro e di ricerca, generalmente associato a una residenza»; «essere un luogo di incontro e di scambio per i traduttori di tutte le nazionalità»; «essere un centro di documentazione e di consultazione specializzata». Nel corso del tempo il lavoro di rete si è andato intensificando e si sono meglio definite anche le “azioni” da compiere: offrire ai traduttori letterari e agli autori una biblioteca, una residenza e altri servizi, con l’obiettivo della formazione continua; proporre attività culturali; partecipare a manifestazioni nazionali e internazionali miranti a valorizzare il patrimonio culturale rappresentato dalla traduzione letteraria. Molto hanno contato i finanziamenti europei e negli anni si sono verificati anche diversi cambiamenti, come la chiusura di alcuni centri e l’apertura di altri. Al momento Recit conta dodici Case e Collegi del traduttore, così distinti in base alle loro dimensioni. L’incontro annuale dei rappresentanti delle Case ha luogo ogni volta in una sede diversa ed è un momento fondamentale di confronto e di progettualità condivisa. La Casa delle traduzioni di Roma, ammessa a far parte della rete nel 2012, ha ora assunto il ruolo di segreteria. L’impegno in rete significa per noi rafforzare l’identità sempre più europea delle case del traduttore e lavorare insieme per migliorare le possibilità di mobilità per i traduttori.
Il lungo inciso sulla rete Recit è indispensabile per capire quali fossero gli obiettivi da tener presenti per la fondazione di un centro per traduttori in Italia. La Casa delle traduzioni è nata per una fortunata circostanza, grazie alla generosa donazione di due appartamenti da parte della vedova del poeta Armando Patti, al quale è oggi intitolata la biblioteca. Gli appartamenti in via degli Avignonesi, nei pressi di piazza Barberini, sono ora sede di una biblioteca specializzata e di una residenza per traduttori stranieri.
La Casa delle Traduzioni, appartenente al circuito delle biblioteche del Comune di Roma, è innanzitutto una biblioteca di pubblica lettura, e dunque offre a tutti i cittadini, senza distinzione, i consueti servizi di consultazione e di prestito, facendo conto su un patrimonio bibliografico di sistema di oltre un milione di volumi. Ma il suo principale obiettivo è quello di offrire un luogo di lavoro e di incontro a traduttori italiani e stranieri e a tutti i professionisti dell’editoria. La biblioteca presenta pertanto un livello di specializzazione piuttosto alto: qui il traduttore italiano e straniero trova dizionari monolingui e bilingui, dizionari tecnici, saggi e manuali di traduzione, testi tradotti. La biblioteca possiede anche il prezioso fondo «Elsa Morante», una raccolta di traduzioni in varie lingue dei libri della scrittrice romana, donata da Carlo Cecchi, alla quale si sono andate associando, nel tempo, altre raccolte, come le traduzioni dei libri di Vitaliano Brancati, donate dalla figlia dello scrittore, e le traduzioni di Milena Agus, dono della casa editrice Nottetempo. Ogni stanza, poi, espone ritratti di scrittori italiani del fotografo Rino Bianchi.
La residenza è riservata a ospiti selezionati, con preferenza per i traduttori editoriali dall’italiano nelle altre lingue. Come per le altre Case europee, l’obiettivo è quello di fornire al traduttore un ambiente in cui poter svolgere al meglio il proprio lavoro e di promuovere la diffusione della lingua e della letteratura nazionale. Da qualche tempo la Casa delle Traduzioni accetta le candidature anche di traduttori da altre lingue all’italiano o impegnati su diverse combinazioni linguistiche, allo scopo di incentivare la mobilità dei traduttori di tutti i paesi. In questi anni gli ospiti sono stati tanti e di varia provenienza, dalla Francia all’Australia, alla Spagna, all’Olanda, all’America.
Tra tutte le case europee quella italiana è certamente la più piccola: 200 metri quadrati suddivisi tra biblioteca e foresteria, che rendono necessaria la ricerca di partner sul territorio per moltiplicare gli spazi di lavoro. Ciò che più ci caratterizza sono le numerose attività culturali – più di 250 in tre anni, tra seminari, presentazioni di novità editoriali, incontri con associazioni di categoria, ma soprattutto, in una prospettiva di lifelong learning, laboratori di traduzione, che rappresentano il cuore della nostra attività e che cerchiamo di realizzare in maniera assolutamente gratuita e democratica. Risponde a un’esigenza di formazione permanente anche la creazione di uno «Sportello di orientamento alla professione di traduttore letterario», un servizio di consulenza personalizzato realizzato in collaborazione con Biblit e che ha riscosso grande apprezzamento tra gli utenti.
In un mondo che si va rapidamente trasformando e in cui è cambiato in maniera decisiva il rapporto del cittadino con le istituzioni, è molto importante che pubblico e privato lavorino insieme e che il cittadino prenda parte attiva all’organizzazione delle attività delle biblioteche: molti laboratori nascono in base a proposte dei traduttori o facendo seguito ai desiderata dei lettori; spesso poi alla Casa delle traduzioni si realizzano, su proposta degli utenti, lavori di traduzione di gruppo, laboratori di revisione, circoli di lettura.
Il gran numero di attività condotte in questi tre anni è anche il risultato di tante alleanze, a livello nazionale e internazionale. La Casa delle traduzioni ha ricevuto il patrocinio del ministero degli Esteri e ha offerto un servizio di consulenza al Centro per il libro della Presidenza del consiglio dei ministri per la realizzazione della Banca dati dei traduttori editoriali. Collabora con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea ed è una delle sedi del concorso «Juvenes Translatores», riservato agli studenti delle scuole superiori. Organizza incontri seminariali con le tre Università di Roma, in particolare con l’Università degli studi della Sapienza. Offre un servizio di tutoraggio agli studenti iscritti ai corsi di traduzione. Realizza iniziative con l’Associazione Italiana Traduttori e Interpreti, il Sindacato dei Traduttori Strade, il network dei traduttori editoriali Biblit. È partner delle Giornate della traduzione letteraria di Urbino, del Festival «Lector in Fabula» di Conversano e della rivista «Lettera Internazionale». Infine, ha avviato, in vista di Expo 2015, una collaborazione assai felice con la Fondazione Mondadori: il programma prevede la produzione di contenuti per il portale Booksinitaly, in particolare l’inserimento di video-interviste agli ospiti della residenza e l’offerta di ospitalità gratuita in foresteria per i traduttori italiani e stranieri che parteciperanno alle attività previste per Expo 2015.
Il bilancio mi sembra dunque positivo, seppure con qualche criticità da affrontare, cercando di fare leva sulle opportunità che l’Europa può offrirci per allargare il nostro raggio d’azione.
Progetti per il futuro? Continuare a dare un’impronta laboratoriale agli incontri, cioè lavorando sulla “pratica” della traduzione, e a confrontarsi sui problemi del mestiere, così come fanno anche le altre case del traduttore. Ampliare il lavoro di rete, tra tutti i soggetti istituzionali e non, che lavorano per la promozione di un patrimonio culturale importante quale è quello della traduzione letteraria. Lavorare alla creazione, anche al sud, di un polo sul tema traduzione editoriale, cercando di condividere e esportare i programmi già avviati a Roma.