di Giulia Baselica
A proposito di: Laura Salmon, Teoria della traduzione, Milano, Franco Angeli, 2017, pp. 292, € 30,00
Nella Premessa Laura Salmon – professore ordinario di Teoria della raduzione e di Lingua e cultura russa presso l’Università di Genova, autrice di numerosissimi saggi e contributi dedicati a svariati temi connessi con la traduzione, nonché traduttrice di opere letterarie russe in italiano che le sono valse importanti riconoscimenti – precisa il proprio intento: presentare una proposta teorica sui processi traduttivi umani, illustrando un modello teorico generale della traduzione. Il manuale, quindi, «negli auspici […] dovrebbe fornire le basi per intraprendere l’addestramento necessario alla professione durante i corsi universitari». Il duplice obiettivo di rilevare l’imprescindibile connessione fra la teoria e la prassi e di evidenziare, nel contempo, l’urgenza di radicare e consolidare una vera cultura della traduzione – presupposto indispensabile per formare nuove generazioni di traduttori e interpreti che, dotati di adeguata abilità professionale, siano in grado di fornire prestazioni di elevata qualità – conferisce al manuale una fisionomia peculiare e distintiva.
La studiosa si sofferma sul concetto di “teoria della traduzione” e ne individua il senso e la vera ragion d’essere, la funzione e l’utilità, superando la tradizionale, conflittuale –oltre che fuorviante– contrapposizione fra teoria e pratica della traduzione:
<CM>la teoria della traduzione, evidentemente, è uno dei campi […] che prevedono di convertire conoscenze esplicite (dichiarative) in abilità implicite (procedurali); qualsiasi regola e istruzione dall’alto (top down) è ben poco utile se non accompagnata da strategie dal basso (bottom up), cioè apprese mediante esperienza. Nella realtà operativa dell’esperienza, infatti, le regole astratte vengono testate, riviste, integrate, ampliate o ridotte. Soprattutto, la componente umana, soggettiva, consente alle istruzioni oggettive di realizzarsi in modalità impreviste.</CM>
Il fine ultimo della teoria, precisa l’autrice, è quello di includere i processi decisionali che soggiacciono all’attività pratica del tradurre, nel quadro psico-cognitivo delle attività mentali umane per individuare gli elementi che accomunano oggettivamente ciò che distingue soggettivamente tutti i processi traduttivi.
Dello stato generale della traduttologia novecentesca Laura Salmon sottolinea l’inopportuna e dannosa contrapposizione tra linguisti e letterati: una contrapposizione di natura ideologica tra “creatori” (e letterati) e “costruttori” (e linguisti), causa di pregiudizi e di discutibili interpretazioni del concetto stesso di traduzione. E tale contrapposta ripartizione degli ambiti della teoria pare rinviare a un’altra opposizione, questa volta riferita alla pratica traduttiva, e tuttavia connessa con una conseguente riflessione teorica, al cui centro si colloca il concetto di “bi-teoria”, originariamente formulata da san Girolamo: la traduzione delle Sacre Scritture richiede un trattamento improntato alla assoluta deferenza, al rispetto non tanto rigoroso quanto piuttosto rigido della letteralità, mentre la traduzione di testi secolari beneficia doverosamente della libertà dell’orator. Di qui il pregiudizio, consolidatosi nel corso del tempo, secondo il quale nel «testo letterario vi sia qualcosa (un ineffabile quid) di più nobile rispetto ai testi scientifici». È dunque imprescindibile una riflessione teorica che si basi sui fondamenti della filologia e dell’epistemologia e che riconosca e consideri le proprietà del testo di partenza al fine di rendere scientifico il pensiero sulla traduzione – e, di conseguenza, poter tradurre qualsiasi testo – attribuendo all’attività traduttiva lo status di mestiere, come «ars: un’arte che si impara “in bottega”, esercitandosi con un maestro». L’autrice evidenzia inoltre la necessità di orientare il dibattito sulla traduzione verso l’individuazione e l’articolazione del rapporto tra incompetenza e professionalità; soggettività e oggettività; ideologia e conoscenza; norma e creatività. Ma l’elemento nuovo e rilevante della monografia di Laura Salmon deriva dalle premesse qui enunciate ed è rappresentato dall’esplicitare una visione ampia della traduzione, scientificamente determinata e assimilabile a una teoria generale. Quest’ultima deve innanzi tutto soddisfare la condizione della generalità e indicare gli elementi comuni nella traduzione di ogni possibile messaggio verbale, così conducendo alla formulazione di un principio generale di equivalenza comune a «tutte le tipologie testuali; tutte le coppie di lingue; tutti i formati testuali», per poi contemplare le peculiarità dei nuovi casi. Un modello teorico rigoroso e affidabile – precisa la studiosa – indica: parametri e strategie adottate dal traduttore che intende «riuscire in modo ottimale» nel compimento del processo traduttivo, il quale consiste nel suddividere il testo in unità traduttive minime, nel selezionare in un tempo brevissimo una sola opzione traduttiva tra quelle da lui considerate, infine nel deselezionare ogni altra opzione. Tale modello si innesta su un piano concettuale – essenziale quanto complesso e, soprattutto, plurivoco – dell’equivalenza che, necessariamente, deve acquisire la denotazione della generalità (proprio come il modello stesso) e contemplare i livelli di equivalenza parziale individuati finora dalla scienza traduttologica.
Nel procedimento della traduzione interlinguistica la teoria generale pone in evidenza la relazione tra invariante (l’insieme essenziale delle informazioni contenute nel testo di partenza) e le possibili varianti (la resa di tali informazioni nella lingua di arrivo); il ruolo dell’orecchio interno (una sorta di dispositivo naturale capace di intercettare, registrare e valutare ogni stimolo e ogni dato di carattere linguistico); la relazione tra marcatezza funzionale ed equivalenza.
L’interdipendenza fra teoria e prassi è poi esplicitata in un capitolo dedicato al progetto, alle strategie e alle tecniche, nel quale la studiosa precisa che anche nella traduzione creativa si opera con modalità procedurali, determinate da un progetto chiaro e coerente, capace di orientare correttamente la ricerca linguistica e di evitare l’arbitrio. Il lettore ha qui modo di confrontarsi con le varie strategie traduttive (attualizzazione, storicizzazione, omologazione, straniamento, estraniamento e ibridazione) e con le tecniche (esplicitazione, condensazione, compensazione e spostamento), nonché con una rapida ma esauriente rassegna degli strumenti a disposizione del traduttore (dizionari, programmi di traduzione assistita, corpora).
Chiude il manuale un’utile panoramica della realtà professionale della traduzione, comprendente le diverse tipologie di traduzione e i requisiti professionali necessari per affrontarle, nonché la loro collocazione nel mercato. Vi si accenna inoltre a un tema essenziale del dibattito interno al mondo della traduzione: la valutazione delle traduzioni stesse, soprattutto quelle editoriali. Un tema che meriterà future ampie trattazioni e approfondimenti in quanto «la critica della traduzione può esistere solo sulla base di un modello teorico», e non quindi, sull’analisi di dati empirici. E vi si propone infine una riflessione sulla distinzione tra i concetti di deontologia ed etica.
Teoria della traduzione è uno strumento bibliografico utile per chi desideri avvicinarsi all’ambito della traduzione nella sua composita accezione: la chiarezza e immediatezza dell’esposizione, il ricorso a frequenti similitudini atte a rendere più agevolmente comprensibili alcuni temi teorici e le conseguenti ricadute nella pratica della traduzione consentono di individuare nel dibattito teorico il ruolo scientificamente orientante di una prassi adeguata e corretta. E la duplice prospettiva di studio – diacronica e sincronica – della traduttologia considerata in un contesto ampiamente internazionale nel quale compaiono anche i riferimenti ai contributi sovietici, (raramente citati nei manuali di teoria della traduzione), unite a una vasta bibliografia, forniscono al lettore indicazioni per molteplici percorsi di approfondimento.