di Maria Grazia Meriggi
Il mio incontro con la traduzione del volume più discusso e controverso di Zeev Sternhell (1935-2020), Ni droite ni gauche (Sternhell 1983), è dovuto a due cause intrecciate. I miei studi di storia sociale dei movimenti e dei mondi del lavoro in Europa fra Otto e Novecento si dirigevano già negli anni ottanta verso una particolare focalizzazione sulla Francia e i paesi francofoni. Con particolare insidiosità e complessità la Francia, paese di precocità organizzativa di operai ancora di mestiere che conosce un pieno sviluppo industriale solo nella svolta del secolo e soprattutto nell’entre–deux-guerres, è stata un autentico laboratorio di quel nazionalismo alimentato dalla ossessione della decadenza, della difesa del territorio e della purezza della “razza”, dalla espulsione del conflitto dal corpo della nazione, che trovava nell’antisemitismo la sua sintesi e si proponeva come concorrenziale rispetto al sindacalismo e ai socialismi allora in pieno sviluppo. La rivoluzione industriale creava masse di declassati, faceva crollare rapidamente agricoltura e artigianato tradizionali, provocando spaesamento, pauperismo e sofferenza sociale. Sono tutti processi strutturali che hanno un’oggettività irresistibile, indipendente dalla buona o cattiva volontà di imprenditori, commercianti, banchieri: si tratta di processi complessi che non si prestano a formule semplificate. Il nazionalismo e l’antisemitismo sostituiscono alla fatica di analizzare e organizzare una spiegazione, la facile scorciatoia di far credere a masse di declassati – spesso piccoli proprietari, commercianti, artigiani – di essere vittime del complotto di ben precisi individui, gli ebrei, che da minoranza religiosa assurgono a razza dannata ma insieme potente che riesce a seminare conflitto, disordine, disgregazione, al tempo stesso in alto e in basso nella società. In alto e al tempo stesso in alto: nozione chiave di questo pervasivo pregiudizio. Questo «socialismo degli imbecilli», der Sozialismus der dummen Kerls, secondo la formula felicemente resa popolare da August Bebel, si diffonde con particolare efficacia in Francia, opponendosi a quanto liberalismo e socialismo hanno in comune: una concezione della società in cui il conflitto è una manifestazione fisiologica e non una patologia da superare.
Sia in Francia sia in Italia il volume di Sternhell ha suscitato consensi ma anche vivacissime critiche. In Francia è stato interpretato come una contestazione delle tesi classiche sulla tipologia delle destre in Francia, a partire da René Rémond (1954). In Italia è stata denunciato il suo scarso interesse per il fascismo storico istituzionale, il fascismo regime. In Francia inoltre ha suscitato cause legali e atteggiamenti scandalizzati perché analizzando praticamente riga per riga la copiosissima letteratura dei “non conformisti” dell’entre–deux-guerres, Sternhell evocava ad esempio la prossimità a questi ambienti della rivista cattolica «Esprit», quindi di Emmanuel Mounier e di Bertrand de Jouvenel, ormai approdati nel dopoguerra al consenso democratico senza riserve. Sternhell subì , a causa di quelle accuse, una discutibile condanna per diffamazione: discutibile, a mio personale parere, perché le osservazioni di Sternhell non mettevano in discussione il presente di de Jouvenel, ma le sue posizioni del passato, ed erano sostenute da fonti citate con acribia filologica.
Sternhell tuttavia è interessato non tanto ai fascismi approdati senza riserve alla destra autoritaria o totalitaria, quanto al periodo di incubazione in cui il nazionalismo nell’accezione prima indicata cerca di colonizzare i soggetti sociali a cui si rivolgono le sinistre: insomma i fascismi come un problema ad essi interno. Se volessimo semplificare potremmo dire che Sternhell avvisa: attenzione, quando si parla ai lavoratori e agli sfruttati dicendo di essere “né di destra né di sinistra” si prepara un inganno pericoloso che in fasi di crisi sistemica può diventare regime.
In Italia (e in altri paesi europei) tuttavia in quegli stessi anni settanta si andava formando una iniziativa culturale, certo minoritaria, che cercava di traghettare la destra estrema dai contatti eversivi verso una dimensione metapolitica, al tempo stesso autoironica (evidente nel titolo della rivista «La voce della fogna» e nel suo logo col topo…) e accademica, di cui l’esponente più prestigioso è stato certamente Marco Tarchi, protagonista del caso editoriale di cui stiamo qui discutendo. Infatti Marco Tarchi ha voluto e curato la prima pubblicazione del volume, nel 1984, presso la casa editrice Acropoli, impossibile da presentare come casa editrice “commerciale”, politicamente neutra, creando certamente sconcerto e anche malintesi nella ricezione di quel volume. Ci si può chiedere quali siano state le ragioni di questa scelta. La principale certamente va cercata nella volontà di accreditare – contro le intenzioni dell’autore, evidenti alla lettura – che esistessero davvero posizioni “né di destra né di sinistra”, mentre il volume, con grande erudizione, intendeva esattamente decostruire questa costruzione retorica. Ma forse anche un altro aspetto ha contato. Negli anni ottanta, non certo tra gli storici professionali ma almeno nel discorso culturale generico, vigeva ancora il luogo comune che fascismo equivaleva a incultura e mera propaganda, imposta con la violenza. Il volume invece ne valorizzava le fonti e le “compromissioni” nell’alta cultura europea, oggi ben note anche grazie a numerose ricerche su grandissimi intellettuali a lungo (o per sempre) di estrema destra, da Heidegger ad Alfredo Rocco a Delio Cantimori.
Sternhell disapprovò la scelta della sua casa editrice, le Éditions du Seuil, di concedere alla Acropoli i diritti di traduzione, cogliendone tutte le insidie e i rischi di fraintendimento: infatti Sternhell, è stato un socialista di quelli che sarebbero piaciuti a Jean Jaurès, il quale sottolineava la filiazione del socialismo dalla repubblica démocratique et sociale e dall’Illuminismo; ed è stato un pacifista, critico rigoroso di ogni forma di nazionalismo, e innanzitutto di quello di Israele, che pure è il paese dove ha scelto di vivere e per cui ha combattuto. Certo nelle sue ricerche non è evidente il richiamo al marxismo, per il quale però ha sempre manifestato grande rispetto, ritenendolo un sicuro riferimento razionale per il socialismo: un marxismo di cui valorizza le fonti repubblicane e illuministe.
Come si vede dall’elenco di edizioni che propongo in calce a questo intervento, quella scelta editoriale produttrice di malintesi ha segnato il suo divorzio definitivo dalle Éditions du Seuil.
Nel 1983 ho conosciuto a Parigi Zeev Sternhell, personalità comunicativa, affascinante, capace di durissime polemiche, come quella che lo ha opposto sino alla fine a Shlomo Sand, basata innanzitutto su una divergenza assoluta circa l’interpretazione del pensiero e del ruolo di Georges Sorel, ma anche generoso di attenzioni rispetto a ricercatori e ricercatrici allora esordienti, come ero io in quegli anni in cui preparavo la mia thèse presso l’Ecole des Hautes Études en Sciences Sociales. L’occasione era un grande convegno svoltosi quella primavera, dedicato proprio a Sorel. Il convegno era stato organizzato e fortemente voluto da Jacques Julliard, e da esso è nata la rivista «Cahiers Georges Sorel», divenuta poi, dal 1989, «Mil neuf cent. Revue d’histoire intellectuelle», ancora attiva.
Agli inizi del 1996 ho incontrato, in una situazione informale, l’editore Alessandro Dalai, che, dopo aver lavorato presso Electa e poi Einaudi, a partire dal 1991 aveva rilevato la storica casa editrice Baldini e Castoldi, divenuta con lui Baldini Castoldi Dalai, imprimendole una linea editoriale innovativa che affiancava ad autori di sicuro successo commerciale, ma comunque di qualità, collane di narrativa e di saggistica di notevole impegno ed esposizione anche politica: cito solo, per l’importanza e il rigore dei contenuti, l’intervista a Mario Moretti di Rossana Rossanda e Carla Mosca, Brigate Rosse: una storia italiana (1998). Da uno scambio personale intorno ai reciproci interessi di ricerca ed editoriali, venne in seguito la proposta di curare una nuova traduzione del libro di Sternhell, aggiungendovi un’ampia postfazione che lo collocava nel contesto indicato sinteticamente all’inizio di queste note e che ricevette la piena approvazione dello stesso Sternhell dopo lettura accurata di un suo collega di dipartimento italofono. Questa nuova collocazione ha certamente contribuito a una circolazione più adeguata di un testo appassionante che unisce ricca erudizione e originalità interpretativa. Pur suscitando critiche da parte non di allievi accademici ma di ammiratori giornalistici e (mi sia permesso di osservare) acritici di Renzo De Felice.
In seguito e grazie a questo lavoro di traduzione nella duplice accezione – linguistica e storiografica – ho partecipato al convegno dedicato dalla Fondazione Micheletti di Brescia a Sternhell in occasione del suo pensionamento, seguito da un lungo tour de France, nel 2003. A partire da questo convegno è stato pubblicato un volume che fin dal titolo rendeva conto dell’ampiezza dello spettro degli interessi di Sternhell: Destra, sinistra, fascismo (Germinario 2005).
Nel corso del convegno Sternhell ha ribadito la sua adesione alla interpretazione del suo lavoro nel senso che ho prima indicato. Marco Tarchi, naturalmente invitato, intervenne suscitando una serie di scambi polemici che lo hanno evidentemente convinto a non inviare il suo intervento per la pubblicazione del volume, il quale contiene testi dello stesso Sternhell e di Michele Battini, Paolo Corsini (storico e allora sindaco di Brescia), Gian Biagio Furiozzi, Francesco Germinario, Maria Grazia Meriggi, Michela Nacci.
Questa vicenda mi pare illustri bene le molte implicazioni possibili delle scelte editoriali in fatto di traduzione.
Scritti di Zeev Sternhell
Maurice Barrès et le nationalisme français, Paris, Armand Colin 1972, Paris, Pluriel, 20162
Fascist Ideology, in Fascism. A Reader’s Guide, Analyses, Interpretations, Bibliography, edited by Walter Laqueur, Berkeley, University of California Press, 1976
La Droite révolutionnaire 1885-1914. Les origines françaises du fascisme, Paris, Seuil, 1978; nuova ed. ampliata Paris, Fayard 2000 (trad it. Di Debora Spini: La destra rivoluzionaria. Le origini francesi del fascismo, Milano, Corbaccio 1997)
Ni droite ni gauche. L’idéologie fasciste en France, Paris, Éditions du Seuil, 1983 (II ed. Paris, Gallimard, 2013); trad ingl. Neither Right nor Left: Fascist Ideology in France, translated by David Maisel, Berkeley, University of California Press, 1986 (II ed. Princeton, Princeton University Press 1995); trad. it. Né destra né sinistra. La nascita dell’ideologia fascista, a cura di Giuseppe Sommella e Marco Tarchi, Napoli, Akropolis, 1984; altra traduzione italiaba: Né destra né sinistra. L’ideologia fascista in Francia, a cura di Maria Grazia Meriggi. Milano, Baldini & Castoldi 1997
Naissance de l’idéologie fasciste (avec Mario Sznajder et Maia Ashéri), Paris, Fayard, 1989, (II ed. Paris, Gallimard 1994); trad. ingl. The Birth of Fascist Ideology, translated by David Maisel, Princeton, Princeton University Press 1989 (II ed. 1994); trad. ital. Nascita dell’ideologia fascista, Milano, Baldini e Castoldi, 2002
Aux origines d’Israël. Entre nationalisme et socialisme, trad. de l’hébreu par Georges Bensimhon avec le concours de l’auteur, Paris, Fayard, 1996 (II ed. Paris, Gallimard 2004); trad. ingl. Founding Myths of Israel: Nationalism, Socialism, and the Making of the Jewish State, translated by David Maisel, Princeton, Princeton University Press, 1999; trad. it. Nascita di Israele. Miti, storia, contraddizioni, traduzione di Massimo Bracchitta, Milano, Baldini & Castoldi, 1999 (II ed. 2008)
Les Anti-Lumières. Une tradition du XVIIIe siècle à la Guerre froide, Paris, Fayard, 2006 (II éd. revue et augmentée Paris, Gallimard 2010); trad. ingl. Ampliata The Anti-Enlightenment Tradition, translated by David Maisel, New Haven, Yale University Press 2010; trad. it. Contro l’illuminismo. Dal XVIII Secolo alla guerra fredda, traduzione di Massimo Giuffredi e Ilaria La Fata, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2007
Histoire et lumières. Changer le monde par la raison, Entretiens avec Nicolas Weill, Paris, Albin Michel, 2014
E inoltre
L’éternel retour. Contre la démocratie, l’idéologie de la décadence, sous la direction de Zeev Sternhell, Paris, Presses de la Fondation nationale des sciences politiques, 1994
Europe’s Century of Discontent. The Legacies of Fascism, Nazism and Communism, Jerusalem, edited by Shlomo Avineri and Zeev Sternhell, The Hebrew University Magnes Press, Hebrew University of Jerusalem – Institute for European Studies, 2003
Bibliografia
René Rémond, Les droites en France de 1815 à nos jours. Continuité et diversité d’une tradition politique, Paris, Aubier 1954
Michele Battini et al., Destra, sinistra, fascismo. Omaggio a Zeev Sternhell, a cura di Francesco Germinario, Grafo, Brescia 2005