di Giulia Baselica | Un noto scrittore è anche traduttore di grandi autori russi. Come se la cava? Che rapporto c’è tra la sua prosa autoriale e la voce che presta a Gogol e a Dostoevskij?
di Silvia Guslandi | Poco più di settant’anni fa usciva in Italia la traduzione di Elio Vittorini di The Pastures of Heaven di John Steinbeck, uno dei testi che, soprattutto tra il 1930 e il 1940 – il «decennio delle traduzioni» secondo la celebre definizione di Cesare Pavese – veicolarono l’ingresso in Italia della letteratura americana, con l’intento di diffonderla e di rinnovare al contempo la nostra negli anni difficili dell’autarchia fascista.
di Lucio Russo | È ben noto che il latino è stata la principale lingua della scienza europea (e in particolare della matematica) dal basso medioevo fino almeno a tutto il XVIII secolo e, in larga misura, lo è ancora indirettamente, in quanto molti termini scientifici inglesi e delle altre lingue europee derivano da voci latine.
Incontro Anna Nadotti in un bar del centro di Torino in un pomeriggio chiaro di luglio. Ho con me gli appunti delle domande che voglio rivolgerle su La signora Dalloway, la nuova traduzione di Mrs Dalloway di Virginia Woolf da lei condotta per Einaudi, che Antonella Anedda ha definito con poetica esattezza «eroica». Ho subito la sensazione di parlare con qualcuno che è appena tornato da un lungo viaggio durante il quale ha incontrato tutti, Richard e Sally, Peter e Hugh, Lady Bruton, Rezia, Elizabeth, il dottor Holmes, i coniugi Bradshaw e naturalmente loro: Clarissa e Septimus. Voglio sapere come li ha trovati, per capire come li ha tradotti.
di Elisa Leonzio | Christa Wolf (1929-2011) è stata, insieme con Günter Grass, l’autore della letteratura tedesca contemporanea più noto e tradotto in Italia. Oggetto di numerosissimi saggi, monografie e recensioni in ambito accademico (tra di essi vanno ricordati in particolare i lavori di Anna Chiarloni, la raccolta di saggi curata da Giulio Schiavoni e, tra i più recenti, la monografia di Andrea Rota), la Wolf