
di Isabella Amico di Meane |
Caro Enrico, mi è stato chiesto di ricordarti con uno scritto. Non sto qui a dirti che ho accettato su due piedi, non tanto perché farlo è un onore, ma per poterti ringraziare, nel ricordarti, per avermi accompagnato per un tratto di vita – con la tua schietta umanità, con quel tuo modo di essere ironico e garbato, piacevolmente unkompliziert.
Con te sono ‘cresciuta’. Ho avuto infatti la fortuna di incontrarti a più riprese lungo il mio percorso formativo e professionale, e di conoscerti in varie vesti: prima in quella di professore universitario, poi di docente di revisione editoriale, infine di editor, attento revisore di alcune delle mie traduzioni.





