di Barbara Ivancic |
Immaginatevi un traduttore alle prese con la traduzione francese di “Ada o ardore” di Vladimir Nabokov. Immaginatevelo così intimorito dalla portata del compito, da ritirarsi su una remota isola dell’Atlantico e affidarsi alla generosità degli isolani, che pur di aiutarlo, mettono su una sorta di impresa di traduzione collettiva, in cui ciascuno a modo suo partecipa al processo traduttivo.
La storia è la trama di un romanzo (purtroppo non tradotto in italiano) di Erik Orsenna, il cui titolo, Deux étés (cfr. Orsenna 1997), allude alla durata di quest’impresa piuttosto bizzarra. Attraverso l’espediente della mobilitazione generale che ha luogo sull’isola, Orsenna mette in scena l’atto traduttivo e, soprattutto, il lavoro del traduttore. I generosi isolani scavano tra le pieghe delle parole, provando in prima persona le fatiche del mestiere e avvertendone allo stesso tempo il fascino.