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La recensione / 8 – Influenze note e influenze insospettate fra civiltà neolatine

di Maria Concetta Marzullo |

A proposito di: Traduzioni, riscritture, ibridazioni. Prosa e teatro fra Italia, Spagna e Portogallo, a cura di Michela Graziani e Salomé Vuelta García, Firenze, Olschki, 2016, pp. 142. € 19,00

Il volume racchiude i nove interventi della seconda giornata di studi del seminario permanente Relazioni linguistiche e letterarie tra Italia e mondo iberico in età moderna.

Reminiscenze e borbottii / 7

Il vecchio lettore |

Una delle più grottesche scimmiottature a ricalco dell’americano che ormai dilaga, divenendo irreparabile, è l’abolizione dell’articolo determinativo davanti alle denominazioni delle imprese e delle fondazioni, come se si trattasse di nomi di persona.

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Il problema della traduzione è, per parafrasare Clemenceau, cosa troppo seria per lasciarlo gestire solo ai linguisti e ai critici letterari.

«A parole incrociate»

OTTO DOMANDE A NOI STESSI CIRCA FINNEGANS WAKE

di Fabio Pedone e Enrico Terrinoni | Assediati e assillati dalla curiosità, spesso piccina, dei media circa la loro fatica/divertimento intorno all’opera enigm/istica di tutto il post-Ulisse di Joyce, i due autori dei capitoli 1 e 2 del libro terzo in italiano (Mondadori, con testo a fronte) hanno riservato a “tradurre” le loro riflessioni più impegnate e impegnative. g.p.

Il belletto e la cave à liqueurs

INTERVISTA A MARGHERITA BOTTO CIRCA DUMAS PADRE E STENDHAL

di Piernicola D’Ortona |

Margherita Botto ha il piglio e la parlantina di una traduttrice di razza, di chi con i libri in generale e con la civiltà letteraria francese in particolare ha una lunga dimestichezza di mestiere. Ha esordito – in parallelo all’attività di ricerca e insegnamento universitario – con la traduzione di saggistica letteraria, lavorando su opere di autori fondamentali

Un lessico non tanto famigliare

TRADURRE DAL GIAPPONESE ALL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE

di Antonietta Pastore |

Quando si parla della difficoltà della traduzione letteraria dal giapponese, il pensiero di solito va alla complessità della scrittura, al numero praticamente infinito di “ideogrammi” di cui si compone e alla fatica di imparare a riconoscerli. Negare che questa difficoltà esista sarebbe ipocrita, però la si può superare con lo studio. Inoltre un buon dizionario può facilmente rimediare a una lacuna mnemonica. I problemi veri sono altri, e di non facile soluzione.

Knut Hamsun in Italia negli anni venti

TRE STORIE DI TRADUZIONI E DI TRADUTTORI

di Sara Culeddu |

Cosa succede a un testo quando si muove dal suo contesto di origine per approdare a un contesto alieno, sostando lungo il viaggio in ripetuti arrivi e ripartenze? Cosa succede a un autore che venga introdotto in un nuovo contesto culturale tramite operazioni di selezione, interpretazione e trasfigurazione?

«È bello, è divino, per l’uomo onorato morir per la patria»

TIRTEO AD USO E CONSUMO DELL’IDEOLOGIA TRA OTTO E NOVECENTO

di Enrico Cerroni |

I lirici greci prima di Quasimodo: un canone diverso dal nostro

Quando si pensa alla lirica greca arcaica, spesso le prime impressioni che vengono alla mente sono quelle suscitate nel tempo delle letture liceali dai versi malinconici di Mimnermo, dalla convivialità politica di Alceo o dal ribellismo di Archiloco. All’interno dello stesso genere dell’elegia arcaica, una sorpresa ci è riservata invece da un altro poeta, che pure ha perduto, almeno negli ultimi settant’anni, il notevole fascino esercitato nel passato.

Da Meursault contre-enquête al Caso Meursault

di Daniele Petruccioli |

Ceci n’est pas un compte-rendu, verrebbe da dire.

Nell’incertezza, infatti, di chi scrive, che recensire traduzioni abbia un senso; nell’incertezza se siamo effettivamente pronti per capire quanto – e soprattutto come – una traduzione modifichi di per sé il mondo (linguistico, culturale…) in cui viene lanciata, o fatta uscire; nell’incertezza – soprattutto – che possa davvero nascere in noi la consapevolezza che le traduzioni non si misurano sul metro della correttezza, della triste, binaria dicotomia giusto-sbagliato, bensì per come incidono, per come modificano il mondo di chi le legge

Nell’officina di un anonimo traduttore antico

IL CASO DELL’OMELIA GRECA SU GIONA E NINIVE DI EFREM SIRO

di Emanuele Zimbardi |

Delle due culture antiche più note in Occidente, quella greca e quella latina, la prima ha sempre giudicato barbaro e inferiore ogni altro popolo che non utilizzasse la sua lingua, mentre la seconda, pur ammettendo il suo debito intellettuale verso quella greca, in una fase più matura si è posta in termini di emulazione nei confronti della civiltà ellenica.