APPUNTI SU DUE TRADUZIONI DA APULEIO
di Daniele Petruccioli |
1. Versioni editoriali
Quando, nel maggio 2019, è uscita una nuova traduzione di Monica Longobardi dei Metamorphoseon libri XI, ossia le Metamorfosi di Apuleio, più note sotto il nome di L’asino d’oro, la mia prima intenzione era di scriverne al più presto. L’operazione mi interessava non soltanto perché Longobardi è filologa romanza abituata a tradurre (dai trovatori agli occitani moderni passando per Petronio: Longobardi 2008, 2009, 2014 e 2019b) e a insegnare traduzione – rientrando perciò nel ruolo un po’ ibrido, raro e molto interessante (giacché destinato, secondo me, ad affermarsi sempre più in futuro) del traduttore studioso e insegnante – ma in particolare perché Longobardi ha la particolarità di coltivare un forte interesse per i giochi linguistici (Longobardi 2006 e 2011), altra zona considerata un po’ limitrofa alla traduzione e cui invece, credo, si riconoscerà un’importanza sempre più centrale in questa nostra disciplina che è prima di tutto una pratica, in questo nostro mestiere che è innanzitutto un campo di studi e di riflessione.