VITA E TRADUZIONI DI GIGLIOLA VENTURI
di Aldo Agosti |
«Insomma, traduttori, perché fate questo ingrato mestiere?», ci si chiede. Per quanto mi riguarda, le ragioni sono molteplici: [ per] far partecipe di un bene a me accessibile chi, altrimenti, non riuscirebbe a fruirne. Perché mi piace […]. Mi piace specialmente cimentarmi con testi difficili, per vedere se sono capace – come quegli acrobati che da un trampolino vertiginoso si tuffano in una vasca di due metri di diametro uscendo dall’acqua col sorriso sulle labbra, agili, rilassati, eleganti – per vedere se sono capace di tuffarmi in quel mare di locuzioni tempestose che è un testo straniero ed uscirne con la stessa aisance, sì che solo gli specialisti si rendono conto della tensione, della concentrazione, della precisione, dell’equilibrio che ogni parola, ogni frase richiede per passare da una lingua all’altra senza sbavature, senza spruzzi, senza che l’acrobata linguistico vada a spaccarsi la testa sul duro cemento degli errori, o a slogarsi le giunture sul più morbido terreno dello stile originale da rendere».
Questo inno al mestiere del traduttore appariva su «Tuttolibri» del 26 aprile 1986,
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