UN’ESPERIENZA DI DIALOGO TRA AUTORE E TRADUTTORI
di Claudia Tatasciore |
Sulle pagine di questa rivista è stato dato ampio spazio alla riflessione sul dialogo tra autore e traduttore, nei vari gradi di partecipazione del primo al lavoro del secondo. Penso, per fare solo un paio di esempi, alla recensione di Elisa Leonzio al libro di Barbara Ivančić L’autore e i suoi traduttori (Leonzio 2014), o al più recente articolo di Ivančić stessa sul caso di Claudio Magris (Ivančić 2019). Volendo riassumere in estrema sintesi la struttura di questi scambi, sono due le direzioni possibili. Quando, come solitamente accade, il dialogo tra autore e traduttore fa emergere gli elementi interpretativi imprescindibili per l’autore stesso, è il testo di partenza che va verso il testo d’arrivo, offrendo delle sorte di linee guida (più o meno vincolanti) per il traduttore. Ma ci sono anche casi in cui il dialogo porta l’autore a tornare sulla propria opera e modificarla, così che, si può dire, è il testo di arrivo a muoversi verso il testo di partenza.