Categoria: Archivio

Bad cop e good cop

IL GIOCO DELLE PARTI CON MICHELE SISTO

di Gianfranco Petrillo |

Il lettore ormai l’avrà capito. Michele Sisto e io facciamo finta di discutere tra noi soltanto per incastrare meglio il reo, ovvero la collocazione dell’opera letteraria nell’empireo iperuranio delle idee, avulsa da ogni contaminazione materiale, lui con l’eleganza, l’ampiezza e la profondità delle sue ricerche, io con la rozzezza e la pedanteria delle mie puntualizzazioni. Ma finché non avremo costretto alla resa la nostra vittima,

Sprovveduti, innovativi o libertari?

QUALCHE CONSIDERAZIONE SULL’USO DEGLI ANGLICISMI IN ITALIANO

di Alessio Mattana |

Nello scorso numero di «tradurre» Massimo Fanfani ha scritto un articolo ricco di spunti sulla seconda ristampa di L’italiano è meraviglioso (2019) di Claudio Marazzini, ordinario di Storia della lingua italiana presso l’Università del Piemonte orientale e da oltre sei anni presidente dell’Accademia della Crusca. Come suggerisce il sottotitolo del volume, Come e perché dobbiamo salvare la nostra lingua, l’intento di Marazzini è quello di lanciare un appello in difesa dell’italiano, la cui esistenza sarebbe in pericolo.

La Breve storia della letteratura tedesca di Lukács in Italia (1945-1958)

UN CASO DI SOCIOLOGIA STORICA DELLA TRADUZIONE

di Michele Sisto |

Nel 1945, sul finire della guerra, György Lukács pubblica sulla rivista sovietica «Internationale Literatur» due lunghi saggi, Fortschritt und Reaktion in der deutschen Literatur (Progresso e reazione nella letteratura tedesca) e Die deutsche Literatur im Zeitalter des Imperialismus (La letteratura tedesca nell’età dell’imperialismo) (Lukács 1945a e b). Dedicati rispettivamente ai periodi che vanno dall’Illuminismo alla caduta di Bismarck (1888) e dalla nascita della letteratura contemporanea con la Freie Bühne (1889) al presente, essi fanno parte di un progetto unitario di rilettura della storia letteraria tedesca, volto da una parte a contrastare le tendenze culturali che avevano portato al nazionalsocialismo e alla distruzione della Germania, dall’altra a dimostrare l’efficacia dello strumentario critico del marxismo applicato alla storia della letteratura.

Il teatro irlandese in Italia durante la seconda guerra mondiale: traduzione e politica

di Antonio Bibbò |

pubblicato su «Modern Italy», 2019, vol. 24, n. 1, pp. 45–61, tradotto da Giulia Grimoldi e Maristella Notaristefano

Anton Giulio Bragaglia e la scena teatrale italiana all’inizio della seconda guerra mondiale

Il teatro irlandese ebbe un ruolo decisivo nella scena teatrale italiana durante la seconda guerra mondiale. Intellettuali italiani di tendenze estetiche e politiche diverse, e spesso contrastanti, riuscirono ad avvantaggiarsi dello status fluido e ambiguo della letteratura irlandese in modo da negoziare uno spazio per l’innovazione sia durante il Ventennio sia nel dopoguerra. Attingendo a risorse d’archivio poco esplorate e analizzando l’opera di mediatori culturali come Anton Giulio Bragaglia, Lucio Ridenti e Paolo Grassi in campo letterario, qui di seguito esaminerò un momento cruciale di cambiamento tanto della politica quanto del teatro italiani, sottolineando elementi di continuità tra le pratiche fasciste e quelle post-fasciste.

Le traduzioni tedesche del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

di Chiara Sandrin

Nel 2019 l’editore Piper di Monaco ha pubblicato la terza traduzione tedesca del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa (Lampedusa 2019). Presso lo stesso editore il romanzo era stato pubblicato per la prima volta nel 1959 con il titolo Der Leopard nella traduzione di Charlotte Birnbaum (Lampedusa 1959). Frutto di una feconda collaborazione con la vedova di Tomasi di Lampedusa, Alessandra Wolff-Stomersee, ricordata con gratitudine in ogni successiva edizione tedesca del romanzo, la traduzione di Charlotte Birnbaum ha segnato una prima, fondamentale tappa nella ricezione tedesca del romanzo.

Evgenij Solonovič, o del superamento del pregiudizio di intraducibilità

UN GRANDE TRADUTTORE RUSSO DI AUTORI ITALIANI E LA SUA TEORIA

di Giulia Baselica |

Sono forse le parole di Ivan Kramskoj, pittore e critico d’arte russo, maestro del ritratto realista vissuto nei decenni centrali dell’Ottocento, a poter tracciare con immediatezza il profilo del traduttore e poeta Evgenij Michajlovič Solonovič, qui assimilato a quello dell’artista, come «parte della nazione che si è attribuita, liberamente e per inclinazione, il compito di soddisfare le esigenze estetiche del suo popolo» (Čast’ nacii, svobodno i po vlečeniju postavit’ sebe zadačeju udovletvorenie ėstetičeskich potrebnostej svoego narodaPorudominskij 1974, 14). Considerando la valenza etica connaturata nello spirito russo all’esigenza estetica,

Una storia tutta da scrivere: della traduzione della letteratura curda in Italia

di Francesco Marilungo |

Introduzione

Lo scopo di questo articolo è provare a dare conto di alcune questioni che riguardano un oggetto da noi ancora poco conosciuto e quasi non identificato: la letteratura curda. Che cos’è? Chi la scrive? Qual è la sua storia? Perché ne conosciamo così poca e cosa ci stiamo perdendo? Purtroppo, parlare di letteratura curda impone spesso il bisogno di una lunga introduzione piena di distinguo e precisazioni noiose. Prima di arrivare a godere dei suoi frutti, occorre sminare il campo da tutta una serie di impedimenti politici e sociali che gravano su questa letteratura, ma allo stesso tempo la caratterizzano.

Siamo introversi e ce ne vantiamo

L’IMPEGNO DELLA LETTONIA A FAR CONOSCERE LA PROPRIA LETTERATURA

di Margherita Carbonaro |

Questa è la prima parte, quasi un’introduzione, di un breve viaggio nella letteratura lettone in traduzione italiana e nelle più diffuse lingue europee. Non so a quale nazione spetti la palma della letteratura meno (immeritatamente) conosciuta d’Europa, e che nello stesso tempo sia la più (meritatamente) degna di essere conosciuta. La Lettonia, in ogni caso, è uno dei paesi candidati al primato, e negli ultimi anni ha messo in campo un forte impegno e una grandissima energia per farsi leggere all’estero. Proprio di questo parlo qui adesso.

Il rovescio di Vertumno

APPUNTI SU DUE TRADUZIONI DA APULEIO

di Daniele Petruccioli |

1. Versioni editoriali

Quando, nel maggio 2019, è uscita una nuova traduzione di Monica Longobardi dei Metamorphoseon libri XI, ossia le Metamorfosi di Apuleio, più note sotto il nome di L’asino d’oro, la mia prima intenzione era di scriverne al più presto. L’operazione mi interessava non soltanto perché Longobardi è filologa romanza abituata a tradurre (dai trovatori agli occitani moderni passando per Petronio: Longobardi 2008, 2009, 2014 e 2019b) e a insegnare traduzione – rientrando perciò nel ruolo un po’ ibrido, raro e molto interessante (giacché destinato, secondo me, ad affermarsi sempre più in futuro) del traduttore studioso e insegnante – ma in particolare perché Longobardi ha la particolarità di coltivare un forte interesse per i giochi linguistici (Longobardi 2006 e 2011), altra zona considerata un po’ limitrofa alla traduzione e cui invece, credo, si riconoscerà un’importanza sempre più centrale in questa nostra disciplina che è prima di tutto una pratica, in questo nostro mestiere che è innanzitutto un campo di studi e di riflessione.

La mamma non è una sola

ESPERIENZE DI UNA TRADUTTRICE ROMENA-ITALIANA (O ITALO-ROMENA?) DAL ROMENO (OVVERO ELOGIO DELLA PLURALITÀ)

di Livia Claudia Bazu | Quando mi è stato chiesto questo testo un flusso di memorie e di stringhe di pensiero che avevano sempre camminato accanto a me, ai pensieri espressi in conversazioni, dibattiti o testi che avevo scritto o tradotto, e che era rimasto appena fuori sulla soglia, si è risvegliato. Un fascio di ricordi connessi e di riflessioni implicite, accantonati per il momento in cui avrebbero incontrato l’occasione di farsi dialogo, rispondendo alle sollecitazioni del mondo.