48 search results for "insegnare a tradurre"

Che ti dice la patria? / 3 (segue)

TERZA PARTE DELLA STORIA

di Gianfranco Petrillo |

2.5. Dunque è America che diciamo |

Erano passati tre anni da quando Thomas Mann aveva tenuto il suo discorso. Un diciassettenne liceale torinese, nel corso dell’anno scolastico 1925-1926, passò al suo compagno del d’Azeglio, Tullio Pinelli, futuro cosceneggiatore dei capolavori di Federico Fellini, un biglietto in cui esaltava Walt Whitman:

Lingua “meravigliosa” e da salvare

RIFLESSIONI SU UN LIBRO RECENTE DI CLAUDIO MARAZZINI

di Massimo Fanfani |

Dal maggio 2014 Claudio Marazzini è alla guida dell’Accademia della Crusca e si devono a lui diverse importanti iniziative non solo a favore della lingua, ma per la società italiana nel suo complesso. Sul piano scientifico, ad esempio, la riapertura del cantiere lessicografico in vista di un nuovo vocabolario storico dell’italiano postunitario, e l’avvio di numerosi progetti di ricerca in collaborazione con altre istituzioni italiane e straniere. Sul piano dell’alta divulgazione, sia un maggior impegno nella comunicazione con gli utenti attraverso il potenziamento del portale informatico per la consulenza linguistica e l’attività su altri social media, sia la creazione della nuova agile rivista elettronica «Italiano digitale. La rivista della Crusca in rete», destinata a temi e problemi della lingua contemporanea.

Vito Pandolfi

BRECHT E GLI ESPRESSIONISTI NEL TEATRO ITALIANO DEL DOPOGUERRA
di Raffaella di Tizio |
Con il suo impegno di regista teatrale, oltre che di critico, collaboratore e ispiratore di importanti progetti editoriali, Vito Pandolfi fu al centro della prima ricezione italiana di Bertolt Brecht e dell’espressionismo tedesco. Attivo nella resistenza clandestina, era divenuto famoso per la messinscena a Roma nel febbraio del 1943, con il regime ancora saldo al potere, di una personale e sovversiva versione della proibita Dreigroschenoper (1928). Nel dopoguerra svolse una fondamentale azione di divulgazione della drammaturgia tedesca in Italia, ma il suo ruolo di mediatore è stato solo parzialmente acquisito dalla storiografia.

Giovanni Giudici

di Teresa Franco |

La formazione

Il nome del poeta, traduttore e giornalista Giovanni Giudici (La Spezia 1924 – Le Grazie 2011) è legato soprattutto a Milano, sua città adottiva. La sua formazione avviene, però, a Roma, dove si trasferisce dalla Liguria nel 1933, ancora bambino, e vive gli anni più drammatici della storia del Novecento. Nel «pontificio collegio» rievocato in una celebre poesia (Te Deum, in Giudici 2008, 396-400) compie parte degli studi, e nel quartiere popolare di Montesacro, immortalato nelle pagine di una prosa narrativa, trascorre sia l’infanzia fascista sia la giovinezza dell’impegno antifascista (Giudici 1989, 110-133).

Giani e Carlo Stuparich

(Trieste, 4 aprile 1891 – Roma, 7 aprile 1961; Trieste, 3 agosto 1894 – Monte Cengio 30 maggio 1916)

di Bianca Del Buono |

L’incontro di Giani e Carlo Stuparich con la cultura tedesca può essere ricondotto alla prima giovinezza, trascorsa in un contesto socio-culturale estremamente proficuo, se non allo scambio, almeno al contatto tra popoli diversi: alle soglie del Novecento, infatti, la compresenza secolare di tedeschi, italiani e sloveni conferisce alla città di Trieste lo status di un vero e proprio microcosmo in cui le diverse culture non solo trovano una loro spontanea espressione, ma tendono a definirsi precisamente l’una in rapporto alle altre

Che ti dice la patria? / 1

PRIME VERIFICHE INTORNO A UNA NOTA FRASE DI CESARE PAVESE, OVVERO TRADUTTORI E TRADUTTRICI DI NARRATIVA NEL “DECENNIO DELLE TRADUZIONI”

di Gianfranco Petrillo | Due giovani americani percorrono in macchina l’Aurelia lungo la Riviera ligure, da La Spezia a Ventimiglia. Provengono dall’Emilia. Scendendo dalla Cisa verso il mare, un uomo in camicia nera è riuscito a imporre la sua presenza sul predellino (le auto di allora lo avevano) per ottenere un passaggio per un certo tratto, ringraziando poi asciuttamente, senza la cerimoniosità propria degli italiani. I due giovani si fermano due volte a mangiare. Alla Spezia le due ragazze della trattoria cercano di adescarli

La nostra vita, cioè scrivere traduzioni

UNA CHIACCHIERATA CON YASMINA MELAOUAH

di Paola Mazzarelli |

Vado a trovare Yasmina Melaouah a Milano per intervistarla sul suo lavoro. Mi ha invitata a pranzo. L’intervista, che poi sarà una chiacchierata a ruota libera, è rimandata – almeno nelle intenzioni – al momento del caffè. Due convenevoli, Yasmina si mette a preparare il sugo per la pasta, io le sto tra i piedi e mi guardo in giro. Chiacchieriamo. Il discorso casca subito sul tradurre… No, aspetta, questo lo diciamo dopo, nell’intervista… Passiamo ad altro: due frasi sulle vacanze, tre sui libri letti recentemente, cinque sulle traduzioni di quei libri… ed eccoci di nuovo a parlare di traduzione. No, aspetta, questo lo diciamo nell’intervista. Non c’è verso: il discorso casca sempre lì.

Insegnare/imparare a tradurre (libri)

NUMERO MONOGRAFICO SULLA FORMAZIONE DEI TRADUTTORI EDITORIALI IN ITALIA

a cura di Giulia Baselica, Aurelia Martelli e Paola Mazzarelli |

Oggi non esiste quasi università italiana che non offra agli studenti percorsi di studio (corsi singoli, corsi di laurea, lauree triennali e magistrali) in cui compare la parola traduzione. Si tratta di percorsi molto seguiti, anche perché di solito vengono pubblicizzati come possibili aperture al mondo del lavoro, tant’è vero che sono centinaia i giovani che ogni anno prendono una laurea, vuoi triennale vuoi magistrale, con tesi che in qualche misura hanno a che vedere con la “traduzione”. Accanto all’offerta accademica esiste poi

Corsi, ricorsi e percorsi formativi

SUL PROGETTO DI UNA LAUREA MAGISTRALE IN LINGUE PER LA TRADUZIONE EDITORIALE E LE ATTIVITÀ CULTURALI

di Franco Nasi |

In questo intervento cercherò di raccontare di un tentativo di riorganizzazione di un corso di laurea magistrale interateneo (Modena-Reggio Emilia e Parma) per esperti linguistici in traduzione editoriale e in attività culturali che è stato portato avanti dai docenti dei due atenei emiliani negli ultimi anni e che ha ottenuto l’approvazione del MIUR nel maggio del 2018. Inizierò con un breve preambolo (Pars destruens in soggettiva) sulle matite rosse e blu dei professori di latino di un tempo, per proseguire (Pars percontationis) con alcuni riferimenti a studi di Lawrence Venuti e Donald Kiraly sull’insegnamento della traduzione e gli assunti pedagogici più attuali, seguiti da considerazioni pedagogiche antiche ma attualissime di John Stuart Mill e Plutarco, e dai suggerimenti di consulenti esterni, detti anche, nell’insopportabile linguaggio aziendalistico oggi di moda, Stakeholders, per arrivare a una breve descrizione della proposta didattica del corso di laurea magistrale (Pars construens) e delle difficoltà strutturali, culturali e sistemiche ad attuarla (Pars languoris)