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Bollire il latte (o il bambino?)

PICCOLA GUIDA AI MANUALI DI TRADUZIONE

di Norman Gobetti |

In un’intervista pubblicata in questo stesso numero di «tradurre», alla domanda di quale fosse il metodo di insegnamento seguito nei pionieristici laboratori di traduzione da lei tenuti negli anni ottanta, Barbara Lanati risponde: «Era come se ci fosse una grande piscina, e poi ci dovevamo buttare tutti e cercare di arrivare dall’altra parte» (Lanati 2018). Per secoli, e fino a non molto tempo fa, era così che si imparava a tradurre: buttandosi in acqua e nuotando.

All’incirca in quello stesso periodo il linguista Antonio Bonino, autore di quello che è stato forse il primo manuale di traduzione mai pubblicato in Italia,

La prima scuola che insegnò a tradurre letteratura

LA «SCUOLA DI MAGDA OLIVETTI»

di Giulia Baselica |

In una minuscola porzione ritagliata nei 22.500 metri quadrati dell’enorme padiglione quadrangolare torinese che porta il nome di Palazzo del Lavoro, ripartita in otto locali – cinque aule di piccole dimensioni, un’aula magna, due uffici – il 31 agosto 1992 aveva inizio il primo semestre di lezioni della prima scuola italiana di traduzione letteraria.

L’idea e la realizzazione della Setl (Scuola europea di traduzione letteraria) si deve a una traduttrice letteraria con una formazione scientifica in fisica teorica e appartenente a una delle più illustri dinastie della storia dell’imprenditoria italiana: Magda Olivetti.

Le scuole / La “scuola di Torino” ovvero la Scuola di specializzazione in traduzione editoriale

L’ESPERIENZA DELLA SCUOLA DI TORINO

di Paola Mazzarelli |

Nel 1992, quando Magda Olivetti aprì la prima edizione della prima, vera scuola di traduzione che si fosse vista in Italia – e la aprì proprio a Torino, la mia città – traducevo a tempo pieno già da qualche anno e con la sicumera di allora ritenevo di non avere granché da imparare. Avevo torto, naturalmente. Da imparare ne avevo, eccome. Ma per mia fortuna avevo anche molto lavoro. Sicché non mi iscrissi.

Quando a tradurre si insegnava di nascosto

INTERVISTA A BARBARA LANATI

di Norman Gobetti |

Potrà sembrare strano, ma c’è stato un tempo, non troppo remoto, in cui insegnare traduzione non solo non era abituale, ma era un tabù. E c’è stato un tempo in cui alcune persone hanno cominciato a violare il tabù. Una di queste persone è stata Barbara Lanati, professore di Letteratura americana all’Università di Torino, che qui ci racconta la sua pionieristica esperienza didattica, e anche qualcosa del suo modo di intendere la traduzione.

I docenti / Per una didattica della traduzione obliqua e flessibile

di Barbara Ivancic |

Sage mir, was du vom Übersetzen hältst, und ich sage dir, wer du bist, scriveva Martin Heidegger in un celebre passo di una conferenza dedicata all’inno Der Ister di Friedrich Hölderlin (Heidegger 1984, 76: Dimmi cosa pensi del tradurre e ti dirò chi sei – tranne diversa indicazione, tutte le traduzioni sono mie), in cui fa una breve ma densa riflessione sull’essenza del tradurre. Questa, sottolinea Heidegger, non si può ridurre a questioni puramente tecniche, perché l’atto traduttivo chiama sempre in causa das Verhältnis des Menschen zum Wesen des Wortes und zur Würde der Sprache (Heidegger 1984, 76: il rapporto dell’uomo con l’essenza della parola e con la dignità della lingua).

I docenti / Filosofia accademica e filosofia professionale

INSEGNARE A TRADURRE A UN’AULA UNIVERSITARIA COLMA DI STUDENTI

di Franca Cavagnoli |

La mia attività didattica nel campo della traduzione letteraria si svolge da molti anni su due piani: 1) l’aggiornamento professionale di colleghi e la formazione di studenti neolaureati, o dell’ultimo anno di università, che aspirano a fare della traduzione il loro lavoro; 2) corsi di traduzione letteraria all’interno del percorso universitario di laurea magistrale in Traduzione o Lingue e letterature straniere.

I docenti / Insegnare l’attenzione

di Norman Gobetti |

La formation de la faculté d’attention est le but véritable et presque l’unique intérêt des études (Weil 1966, 85: «Il vero obiettivo e l’interesse pressoché unico degli studi è quello di formare la facoltà dell’attenzione» – Sala 2008, 191)

Da quando, una decina di anni fa, mi sono trovato per la prima volta dietro una cattedra, mi vado ripetendo come un mantra questa frase di Simone Weil: «Il vero obiettivo e l’interesse pressoché unico degli studi è quello di formare la facoltà dell’attenzione». Insegno traduzione letteraria, ma si può davvero insegnare a tradurre?

Le scuole / Tradurre la letteratura: uno spazio per la formazione dei traduttori editoriali

LA “SCUOLA DI MISANO”

di Roberta Fabbri |

Tradurre la letteratura è un corso di perfezionamento in traduzione editoriale che nei suoi ventitré anni di storia ha accolto più di 400 allievi. Il corso rientra fra le diverse attività di alta formazione organizzate dalla Fondazione Unicampus San Pellegrino che, oltre alla laurea triennale in Mediazione linguistica e alla laurea magistrale in Relazioni internazionali (in collaborazione con l’Università Link Campus), includono anche corsi post laurea e post dottorato, come la Nida School of Translation Studies, la summer school che ogni anno accoglie le figure internazionali più rappresentative nel mondo della teoria della traduzione.

La formazione del traduttore editoriale in Russia

di Elisa Baglioni e Anna Jampol’skaja |

La Russia ha avuto un rapporto privilegiato con la traduzione letteraria. Come è noto, lo stesso padre della letteratura russa, Aleksandr Sergeevič Puškin, considerava i traduttori počtovye lošadi prosveščenija (i cavalli di ricambio dell’istruzione). Ovvero si è riconosciuto a tale disciplina un ruolo di primo piano nello sviluppo della cultura e della lingua nazionale.

 

Gli allievi / Imparare a tradurre all’Università degli studi di Milano

di Patricia Badji |

L’Università degli studi di Milano non ha un vero e proprio percorso formativo dedicato alla traduzione editoriale. O meglio, prevede un curriculum che permette agli studenti di laurearsi in studi traduttologici, ma la scelta degli esami qualificanti è molto libera. Sta agli studenti, dunque, cercare di comporre il proprio curriculum formativo nel modo più adeguato possibile. L’unico requisito è la reiterazione dell’esame di Teoria e tecnica della traduzione inglese. Il corso è