di Federica Niola autrice di Jazmina Barrera, Quaderno dei fari, Roma, La Nuova Frontiera, 2021 (da Cuaderno de faros, Ciudad de México, Tierra Adentro, 2017) | I fari piacciono a tutti, dice Barrera, non sono una passione originale. Ma questa collezione di fari, cominciata durante una gita al Yaquina Head Lighthouse (Oregon, USA), mentre la scrittrice leggeva To the Lighthouse di Virginia Woolf, era destinata fin dall’inizio ad assumere le forme di un’ossessione votata all’accumulo: edifici, riproduzioni di fari, mappe, ma anche storie delle torri e dei loro guardiani, dell’illuminazione, e naturalmente esperienze di lettura. Il risultato, a distanza di anni, è questa specie di camera delle meraviglie dei fari, che riunisce e riordina la collezione di Jazmina Barrera in una sorta di diario di viaggio diviso per fari visitati. Sotto i nomi dei fari che scandiscono i capitoli si susseguono e si intrecciano esperienze di «gite ai fari» fisici e letterari, fari del passato, descrizioni delle lanterne e del loro funzionamento, storie di guardiani, reali o immaginati, e soprattutto riflessioni che l’accumulazione di oggetti e di parole ha suscitato.
Categoria: Archivio
Gioco di specchi
di Paola Cantatore autrice di Tom Schamp, Il più folle e divertente libro illustrato del mondo di Otto, Modena, Franco Cosimo Panini, 2018 (da Het grootste en leukste beeldwoordenboek ter wereld, Tielt, Lannoo, 2016) | Tom Schamp non ti racconta una storia, Tom Schamp ti trasporta in un mondo. Lo fa così come fa il tornado quando trascina Dorothy nel Mondo di Oz. Un bambino lo riconosce, il mondo da lui inventato: ci entra con naturalezza, ci si acquatta dentro e lo esplora di gusto. Perché Tom Schamp gioca con le cose e le parole come molti bambini fanno. Entrare nello sguardo dell’autore, condividerne la prospettiva, andarsene a spasso per le pagine con lui, è come fare un giro al luna park. Un giro bizzarro, allegro, a volte spiazzante. Le sue tavole sono composte di moltissimi elementi, che si aggrovigliano, dialogando continuamente tra loro e con il nostro bagaglio culturale. Leggerle significa andare a caccia di particolari e spesso, per seguirne uno, finisci per sbattere contro un altro perdendo la direzione. Poi, però, capisci che la direzione non è mai stata importante. Riuscire a rendere dall’olandese la freschezza dei ribaltamenti, dei giochi di parole originali e a trasmettere tutto il genuino divertimento della loro interazione con il disegno: è stata questa la principale sfida della traduzione.
Giocare con le parole
di Camilla Pieretti autrice di Michael Rosen, Il libro dei giochi. 101 modi per divertirti di più nella vita, Milano, Il Saggiatore, 2020 (da Michael Rosen’s Book of Play, London, WellcomeCollection, 2019) | Tradurre Il libro dei giochi di Michael Rosen è stata una delle esperienze più divertenti della mia vita, ma anche una delle più impegnative. Con il suo stile arguto e irriverente, ironico e insieme profondo, l’autore si “prende gioco” (letteralmente) di qualunque cosa per spiegarci come giocare serva a imparare a essere più flessibili, a convivere con i cambiamenti, a riscrivere le regole per organizzarle in strutture nuove… nella vita di tutti giorni come, ovviamente, nella lingua! Il testo, una via di mezzo tra un saggio sulla creatività e una guida al gioco per grandi e piccini, include un intero capitolo dedicato ai giochi di parole, ma Rosen coglie ogni occasione per sfruttare appieno il potenziale del linguaggio, stravolgendo e reinventando morfologia, sintassi, semantica, fonetica e punteggiatura. Traducendolo ho capito, una volta di più, che la lingua è qualcosa di plastico e mutevole, e che parole e frasi sono come mattoncini di Lego con cui giocare, scomponendoli e ricomponendoli. Non solo: ho imparato a guardarmi attorno con occhi diversi, cercando in ogni cosa uno spunto nuovo, una nuova prospettiva, reinterpretando ciò che vedo (e sento) in chiavi diverse e non soltanto in quella più ovvia.
La recensione / 1 – Diventa oggetto una vita passata a prendersi cura dei libri
di Susanna Basso | A proposito di: Renata Colorni, Il mestiere dell’ombra. Tradurre letteratura, Milano, Edizioni Henry Beyle, 2020, pp. 170, € 70,00 «Ogni libro di Vincenzo Campo – scrive Matteo Codignola – è un esperimento sul corpo stesso dell’editoria». E aggiunge: «se si immagina ogni titolo di Vincenzo come una risposta, diventa spesso divertente, e interessante, cercare di capire quale sia stata la domanda». Nella stessa sede, il Catalogo 2009/2019 delle Edizioni Henry Beyle (2019), Stefano Salis ne descrive così i libri: «Formato piccolo, sobrietà massima, tipografia austera ma non triste, cura delle minuzie (che sono il sale dell’editoria), delle carte, dei risvolti, delle piegature, attenzione massima ai dettagli: alla porosità tattile, al colpo d’occhio estetico, al gusto della lettura, raggiunto solo dopo che la cura formale ha tutto predisposto al momento finale: l’incontro con l’autore, con il testo». A sua volta il fotografo Ferdinando Scianna parla di “militanza estetica” a proposito delle proprie collaborazioni con le Edizioni Henry Beyle. E Lorenzo Viganò riconosce all’editore Campo «lo sforzo di avvicinarci il più possibile al libro come l’autore l’avrebbe voluto, facendone emergere l’anima».
La recensione / 2 – Ritratto di un poeta che traduce poeti
di Jacob Blakesley | A proposito di: Teresa Franco, La lingua del padrone: Giovanni Giudici traduttore dall’inglese, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, pp. 266, € 16,00
Si sbaglia chi scrive la storia della letteratura italiana senza analizzare la massiccia influenza delle traduzioni nell’arco dei secoli. Eppure, in Italia, ancora vige l’idea che la traduzione sia una prassi culturale marginale, nonostante la crescita e la fioritura dei Translation Studies. Ma cosa sarebbe stata, per esempio, la poesia italiana del Novecento senza le traduzioni che l’hanno in gran parte modellata? Fra i numerosi poeti-traduttori italiani del Novecento, Giovanni Giudici (1924-2011) è uno dei più innovativi, per tre motivi: la commistione (e la sinergia) fra la poesia propria e le traduzioni; la scelta di tradurre da lingue spesso inconsuete, e la sua profonda teorizzazione della traduzione. Però, nonostante la vasta gamma di opere tradotte da Giudici (almeno due dozzine), non esiste una monografia che le analizzi tutte. Questa lacuna critica si fa sentire, soprattutto quando le traduzioni di diversi altri poeti-traduttori contemporanei – da Montale e Ungaretti a Luzi e Sereni – hanno ricevuto moltissima attenzione.
La recensione / 3 – Un giurilinguista ante litteram
di Jean-Luc Egger | A proposito di: Alessandro Albano, Angelo Lanzellotti traduttore di costituzioni, Manduria (TA), Piero Lacaita Editore, 2020, pp. 154, € 15,00
Nella travagliata Europa dell’inizio Ottocento le idee di uguaglianza, libertà e giustizia sociale che avevano ispirato la Rivoluzione francese cercavano differenti vie per contrastare le risacche della restaurazione. Lasciati i campi di battaglia a vantaggio delle forze soverchie, occorreva certo impegnarsi nella lotta politica sfruttando i margini d’azione offerti dalle strutture istituzionali che si erano create, ma era pure necessario operare sul piano teorico e dottrinale per evitare che quanto a tale livello era stato raggiunto fosse dimenticato e, in definitiva, messo da parte. Uno dei vettori delle trasformazioni politiche del XIX secolo fu la nozione di Costituzione, e non è del resto un caso che in questo periodo l’Europa conobbe un gran numero di progetti costituzionali (si veda sul punto Jean-Louis Halpérin, Histoire des droits en Europe, Paris, Flammarion, 2020, pp. 110-118).
La recensione / 4 – Un approccio quantitativo alla traduzione della poesia
di Paola Brusasco | A proposito di: Jacob S. D. Blakesley, A Sociological Approach to Poetry Translation: Modern European Poet-Translators, New York/London, Routledge, 2019, pp. 257, £ 29,59
Fotografia dei flussi di traduzione in lingua inglese, francese e italiana ad opera di poeti-traduttori dal 1900 a oggi, il bel volume di Blakesley è un articolato studio di taglio quantitativo che incrocia i dati raccolti per rilevare tendenze e verificare ipotesi sulla traduzione poetica. Partendo da un corpus di 495 poeti nati fra il 1840 e 1970 che hanno scritto in inglese, francese o italiano, l’analisi si concentra sui 260 (53%) che, presenti in antologie di qualità della propria tradizione linguistica, hanno anche tradotto almeno un volume, di qualsiasi genere letterario. Lo sguardo, ispirato alle posizioni di Franco Moretti, abbandona il tradizionale confronto fra testo fonte e testo d’arrivo e sceglie invece una lettura prospettica, lontana, in grado di cogliere i movimenti dei testi poetici da e verso culture diverse e di dedurne il valore nei termini, mutuati da Bourdieu, di capitale economico (denaro), sociale (relazioni), culturale (istruzione) e simbolico (prestigio).
La recensione / 5 – Il difficile rapporto di Sciascia con la Germania
di Mario Marchetti | A proposito di: Nel paese di Cunegonda. Leonardo Sciascia e le culture di lingua tedesca, a cura di Albertina Fontana e Ivan Pupo, Firenze, Olschki, 2019, pp. 256, € 29,00
Come sempre Olschki ci offre un bell’oggetto libro, elegante, dalla bella carta color avorio, con pagine che lo sguardo riesce ad abbracciare senza sforzo. Completato da una copertina in cartoncino ruvido sulla quale campeggia la riproduzione di una xilografia del multiforme Pino Di Silvestro dove fanno capolino gli occhiali a pince-nez del diavolo della manettiana Tentazione di Sant’Antonio, che illustrava la sovracopertina della prima edizione di Todo modo (Einaudi, 1974). Ringraziamo la casa editrice per il piacere fornito ai nostri occhi e l’associazione Amici di Leonardo Sciascia per aver promosso la pubblicazione di questo terzo volume della collana «Sciascia scrittore europeo»
La recensione / 6 – La traduzione è politica
di Giulia Grimoldi | A proposito di: Laura Fontanella, Il corpo del testo. Elementi di traduzione transfemminista queer, Sesto San Giovanni, Asterisco, 2019, pp. 192, € 17,00
La traduzione è sempre un processo politico: questa è la tesi alla base del volume Il corpo del testo. Elementi di traduzione transfemminista queer di Laura Fontanella. La riflessione è più che mai attuale e scottante visto anche il recente dibattito sulle traduzioni europee di Amanda Gorman. Per citare un articolo di Paul B. Preciado, pubblicato su «Internazionale» l’1 aprile 2021 (nella traduzione di Andrea Sparacino, mentre l’articolo originale è stato pubblicato su «Libération» il 13 marzo 2021): «Niente permette di capire meglio la politica culturale di una nazione delle sue pratiche in materia di traduzione» (Rien ne permet de mieux comprendre la politique culturelle d’une nation que ses practiques en matière de traduction).
La recensione / 7 – L’impegno politico di un grande editore per la biblioteca pubblica
di Gianfranco Petrillo | A proposito di: Chiara Faggiolani, Come un ministro per la cultura. Giulio Einaudi e le biblioteche nel sistema del libro, Firenze, Firenze University Press, 2020, pp. 347, € 19,90
Alla vigilia della marcia su Roma, nel settembre del 1922, Luigi Einaudi plaudì sul «Corriere della sera» a un discorso pronunciato a Udine da Benito Mussolini. Sorvolando disinvoltamente sulla esplicita apologia della violenza squadrista che aveva stroncato sul nascere lo sciopero generale “legalitario” indetto dai sindacati rossi all’inizio di agosto, il grande economista apprezzava in quel discorso il revirement liberista del capo dei fascisti, il quale aveva tuonato: «Basta con lo Stato ferroviere, con lo Stato postino, con lo Stato assicuratore. Basta con lo Stato esercente a spese di tutti i contribuenti italiani ed aggravante le esauste finanze dello Stato». Come si sa – ma qui non ci interessa – in ben altra direzione sarebbe andata la concreta gestione del potere da parte del “duce”.